Una «ola» per far festa a Tonino di R. M.

Una «ola» per far festa a Tonino Una «ola» per far festa a Tonino Così Vhanno accolto i suoi studenti a Castellanza all'università' il ritorno UCASTELLANZA N minuto dopo il caffè, quando scappa ai fotografi dalla sala mensa, duecento studenti fanno la «ola» urlando e lui, Antonio Di Pietro professore, alza le braccia e ride come avesse tagliato un traguardo. Quello dell'ennesima fregatura a foto e tv, certamente. «Ma non posso nemmeno andare in bagno che trovo un flash!», aveva urlato per la millesima volta un'ora prima, quando dall'ufficio aveva tentato di scendere per la colazione con l'ospite illustre dell'università «Carlo Cattaneo», Antonino Caponnetto, già Consigliere Istruttore nella Palermo di Falcone, e Riina. «L'ho trovato poco disponibile alla politica», dirà poi Caponnetto. Di Pietro, imputato o prosciolto e professore, non parla. L'altra sera, a Brescia, un segno della croce e via. Ieri, qui a Castellanza, dopo aver seguito il suo percorso di guerra nella solita partita a guardie e ladri con fotografi e cronisti, chissà da dove entra?, chissà come esce?, si è materializzato dietro una vetrata della mensa. A tavola con Caponnetto, in un trionfo di bresaole e mozzarelline, risotto giallo e penne rosse, cotolette e agnello. Ogni tanto un'occhiata divertita ai fotografi rimasti sotto il nevischio. Lavoratori, tiè! La Libera Università «Carlo Cattaneo», così solerte nel comunicare le presenze di Di Pietro, non è riuscita a trattenerlo per la conferenza stampa. Caponnetto si è sottoposto al rito con pazienza e cortesia. Nessuna domanda diretta, piuttosto interrogativi della serie «cosa le ha detto Di Pietro?». Diplomatico, Caponnetto ha riferito di aver conversato pochissimo del Di Pietro imputato, del Di Pietro prosciolto o di quello tentato dalla politica. Ma per riassumere quel pochissimo ci ha messo più di mezz'ora, segno che ne hanno parlato in abbondanza. «Ho fatto solo un brevissimo accenno alla sua questione giudiziaria esprimendo soddisfazione per il fatto che si stanno risolvendo, arenando...», dice Caponnetto. Butta lì un «per limiti miei non ho capito perché si è dimesso». Poi riferisce: «Mi ha detto che spera di liberarsi presto anche di queste pendenze, ma escludo che ciò possa preludere ad un impegno in politica. L'ho visto desideroso di fare come me, di stare a contatto con i giovani, di aiutarli a diventare cittadini. Mi ha manifestato la sua intenzione di rimanere estraneo alla politica, almeno per quanto gli è possibile». Caponnetto parla anche di un Di Pietro amareggiato. «Lo amareggia che magistrati, consapevolmente o inconsapevolmente, prestino il fianco a chi, con manovre organizzate da politici, vuole delegittimare la magistratura mettendo giudici contro giudici». Il riferimento è alle inchieste bresciane, ma Caponnetto, che ha conosciuto l'allora giudice istruttore Salamone, resta sul vago. «Di Pietro comunque dà credito della buona fede, ma resta amareggiato per le manovre, tanto per non far nomi, dei vari Taormina». In quell'ora a tavola, Di Pietro ha spiegato che la politica può aspettare. Arrivando a Castellanza Caponnetto si era un tantino sbilanciato: «Sono contento del suo proscioglimento, visto che metà Italia lo aspetta potrebbe mettersi in politica». Dopo il caffè, mentre Caponnetto più inconsapevolmente che consapevolmente aiutava Di Pietro a sfuggire dai fotografi, la correzione: «Nonostante abbia avuto delle proposte mi ha detto che non entra in politica». E con chi sarebbe entrato? Caponnetto si diverte proprio: «Se qualcuno conosce le idee di Di Pietro lo sfido a chiarirmele», [r. m.]

Luoghi citati: Brescia, Castellanza, Falcone, Italia, Taormina