Salamone: non mi dimetto
«Se l'imputato si chiamasse Mario Rossi, il processo si farebbe» «Se l'imputato si chiamasse Mario Rossi, il processo si farebbe» Salomone: non mi dimetto «E non è vero che perseguito Di Pietro» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Dottor Salamone, qualcuno dice che lei è il persecutore di Di Pietro... «Io non mi sento persecutore di nessuno. Chi lo sostiene dovrà anche fornire la prova di quello che dice». E' una minaccia? «Se fosse così l'autorità giudiziaria dovrebbe intervenire contro di me per aver abusato della mia funzione». E invece niente. «Io non ho disistima di Di Pietro. Ritenevo soltanto che, come magistrato e come cittadino, avesse commesso dei fatti, dei reati che meritassero una valutazione processuale». Il gip Spanò, per due volte e per quattro fatti, ha stabilito che non è necessario il processo. Che tutto è chiaro. Che Di Pietro non ha commesso reati. «Guardi che non siamo in un sistema alla Farouk». Scusi? «Qui non c'è la parola del re, non c'è solo la parola del re che taglia la testa al». Vuol dire che non riconosce queste due sentenze che danno torto all'impianto accusatorio messo in piedi da lei e dal dottor Boritigli? «Nessuno è infallibile. Adesso aspettiamo le motivazioni delle sentenze, poi valuteremo se presentare ricorso in appello». Lei non si rimangia nulla? «Sotto ogni mio atto giudiziario metto la mia firma. Questo vuol dire che me ne assumo tutta la responsabilità». Il 18 marzo ci sarà la terza udienza preliminare. Il difensore di Di Pietro, l'avvocato Dinoia, dice che è pronto a far tombola... «Non è un gioco di stagione. Io la tombola la faccio solo a Natale». Va bene. Ma se dovesse andar male anche lì? Dopo la sentenza d'appello che assolveva Enzo Tortora il procuratore generale di Napoli Olivares si dimise dalla magistratura... «Mi sta chiedendo di lasciare la toga? Olivares avrà avuto le sue buo- ne ragioni. Io, ripeto, mi assumo tutte le mie responsabilità su ogni atto giudiziario che ho fatto».. Sì, ma i commentatori, i politici... «Leggo quello che scrivono da cittadino. Ma io sono anche un magistrato. E come magistrato, per me, quei commenti valgono quasi zero». Anche gli amici di Di Pietro, i suoi portavoce, sostengono che finalmente si sta facendo giustizia. «Spesso ci sono persone che parlano per conto suo, o dicono di parlare per lui. Non so, non si capisce... Comunque non mi risulta che Di Pietro abbia fatto dichiarazioni su di me». Fatto sta che i rapporti tra lei e il suo ex collega non sono dei migliori. Anche mercoledì in aula, quelle urla tra di voi... «Le urla fanno parte anche del mio carattere. Io non ho disistima di Antonio Di Pietro. Semplicemente pensavo che i fatti che avevo accertato sul suo conto meritassero una valutazione processuale». Come se si trattasse di uno chiunque? «Se l'imputato si fosse chiamato Mario Rossi, a quest'ora avrei già la toga indosso». E' una critica al lavoro del giudice Spanò? «Il gip, secondo me, si è mosso in maniera estensiva. Doveva solo valutare se c'erano gli elementi per un processo che sarebbe toccato ad altri. Nel merito, vedremo le sue motivazioni». Il prossimo appuntamento, davanti al gip Di Martino, è il 18 marzo... «Ah, beh, lì andrà diversamente...». Ne è così sicuro? «No, voglio solo dire che la decisione presa non potrà essere: "Il fatto non sussiste"». Perché? ((Anche Di Pietro ammette il prestito di Gorrini, i 100 milioni e la Mercedes. Semplicemente non li considera reati. Comunque sarà un'udienza impegnativa, con molte carte e molti imputati». Certo che chi ben comincia è già a metà dell'opera. E Di Pietro può vantare... «Guardi che non stiamo parlando di bussolotti». Fabio Potetti A destra Di Pietro e Caponnetto ieri alla mensa dell'università sono il giudice Fabio Salamone
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