1996 fuga dal Carroccio
Ma Bossi non rinuncia a correre da solo: «I poli? Due bluff» Ma Bossi non rinuncia a correre da solo: «I poli? Due bluff» 1996, fuga dal Carroccio Altri leghisti seguono Pettini ROMA. Defezioni leghiste: dopo Pierluigi Petrini, adesso è il turno di un secondo deputato, Corrado Peraboni. Anche lui, come l'altro collega transfugo, esce da «sinistra». Ma ancora non è detto che si candidi con l'Ulivo. Cosa che invece farà sicuramente Petrini, il quale, del resto, viene eletto in una regione rossa come l'Emilia. «Per un armo - spiega Peraboni per giustificare il suo gesto - abbiamo fatto argine con la sinistra contro le forze reazionarie e centraliste di destra, e ora correndo da soli agevoliamo proprio quello schieramento». Già, diminuiscono, e di molto, i collegi sicuri per il Carroccio, i pochi seggi vengono riservati al gruppo dirigente, e qualcuno pensa perciò a fare la valigia per cercare ospitalità altrove. Potrebbe succedere anche al senatore Renato Bastianetto (che in un comunicato critica Bossi) e all'ex sottosegretario alle Finanze Roberto Asquini, friulano, che il gran capo ha subito provveduto a scomunicare. D'altra parte, la decisione di Bossi di far correre da sola la Lega - e che secondo Petrini è stata contrattata con Berlusconi - comporta qualche rischio per il Carroccio. Anche se non è escluso che alla fine vi sia qualche accordo di desistenza con l'uno e l'altro schieramento. Nulla di esplicito: magari in alcuni collegi si scoprirà che il candidato dell'Ulivo non è riuscito a raccogliere le firme e che quindi si ritira, o che il candidato del Polo, in alcune zone tradizionalmente antifasciste, è un esponente di An. Un modo come un altro per applicare una sorta di desistenza mascherata. Bossi, comunque, ostenta un certo ottimismo («con una risata dice - il Nord seppellirà Roma»). E non rinuncia ai suoi proclami secessionisti. Né alle polemiche contro gli «immigrati», questa volta, si badi bene, non quelli «extracomunitari», ma i meridionali che vivono nel Nord. Il tutto, condito da una buona dose di insulti agli avversari politici, è contenuto in un'intervista da lui rilasciata a «Panorama». «Se necessario - dice Bossi al settimanale farò come Don Sturzo che ritirò i suoi deputati ma riuscì a far crescere il partito fra la gente». E ancora: «La parola d'ordine - sottolinea il senatur spiegando come imposterà la sua campagna elettorale - è: via, andiamocene nel parlamento giusto, che è quello di Mantova». Bossi difende anche la scelta di correre da soli, senza allearsi con l'Ulivo. Un conto, infatti, era sostenere con pds e ppi il governo Dini: «Era l'unica possibilità per noi - osserva il leader leghista - di rimanere al centro in quel momento. Ma di lì a stringere una vera alleanza ce ne corre: che ci staremmo a fare noi in un polo in cui convivono il grande capitale, un po' di populismo di sinistra, un tot di assistenzialismo cattolico e un residuo di pen¬ tapartito?». Bossi non risparmia nessuno, quindi, come è nel suo stile. Destra e sinistra, secondo lui, «sono della stessa pasta», i due poli, insomma, «sono un bluff». Ce n'è anche per Marco Pannella («un porco colonialista», lo definisce il capo del Carroccio), e per Antonio Di Pietro: «Ha cercato di delegittimare la Lega - dice Bossi - povero Di Pietro: poteva essere come Garibaldi, rifare l'Italia, e invece è finito nella polvere». Stoccate a destra e a manca, quindi. Parecchie, naturalmente, indirizzate a Berlusconi, che il leader lumbard sfiderà nel collegio di Milano uno. Dove è sicuro di vincere, anche se, dice, «dovremo vedercela con gli immigrati». «Gli immigrati del Centro Sud - spiega - quelli che servirono egregiamente Bettino Craxi con le loro associazioni etnico culturali. Ma sono fiducioso: la capitale finanziaria non può finire nelle mani dei giochi romani attraverso gli immigrati». I quali, senz'altro, saranno grati a Bossi di cotanta attenzione. Maria Teresa Meli «Dovremo vedercela con gli immigrati del Centro-Sud» Pierluigi Petrini, l'ex capogruppo leghista alla Camera che sarà candidato nell'Ulivo A sinistra: Umberto Bossi
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