D'Alema: capisco i tartassati

D'Alema: capisco i tartassati D'Alema: capisco i tartassati «Ma non farò mai patti con gli evasori » IL LEADER DELLA QUERCIA AVELLINO 0 eh, non ritiriamo fuori la storia delle autocritiche, per favore! Non ne voglio neanche sentir parlare. Perché invece di continuare a chiedere alla Sinistra di crocifiggersi adesso, anche sul Fisco, i grandi editorialisti non si esercitano invece a chiedere alla Destra di spiegare, con i conti alla mano, come si fa a promettere meno tasse e più pensioni?». Ahi ahi, onorevole D'Alema, ci risiamo con il contrattacco sui soliti giornalisti frivoli e «cacadubbi»? No, in realtà questa volta il leader del pds, che qui in terra irpina ha avviato da ieri quello che lui chiama un «utile viaggio nel Mezzogiorno», non se la prende poi tanto con i pur invisi giornali. I suoi veri obiettivi, in questo tour pre-elettorale nelle province martoriate dai notabili democristiani e socialisti della Prima Repubblica, sono in realtà due. Il primo, in chiave positiva, è la «cattura» del Voto Borghese, questa pietra filosofale che la Sinistra insegue da decenni, senza mai trovarla, vuoi per deficit culturali (soprattutto in passato) vuoi per deficit di comunicazione (com'è accaduto al leader dell'Ulivo Romano Prodi, nell'ormai storica «cacciata dal tempio» da parte dei bottegai torinesi ammalati di tasse). Il secondo obiettivo, questa volta in chiave negativa, è la Destra, che D'Alema (con un bell'azzardo linguistico) descrive alla platea di commercianti e piccoli imprenditori avellinesi come una «controparte forastica e ancora incapace di far proprie le regole della democrazia», e la sua campagna elettorale «fatta di slogan vuoti, di puri voli di fantasia». Va bene, onorevole D'Alema, ma riconoscerà che la Sinistra, storicamente, qualche difficoltà a comprendere le ragioni dei lavoratori autonomi ce l'ha avuta... «Sì, questo è vero. Io infatti non faccio autocritica, ma critica sì. All'epoca del governo Ciampi mi sono battuto per far capire alla Sinistra e anche al sindacato che la criminalizzazione dei commercianti era un errore, che i cortei dei dipendenti contro gli autonomi erano una sciagura, che era necessario uscire dalla "minimum tax"...». Allora non le hanno dato retta. Ma oggi, di questa difficoltà storica della Sinistra a dialogare con la borghesia, ne parla anche l'Unità... «Vede, capisco e condivido le esasperazioni dei commercianti, degli artigiani, perché in effetti abbiamo alle spalle tante nefandezze fiscali: l'Iciap, la Tosap, mille tasse astruse, un vero tormento. Prima ricordavo un caso personale...». Ce lo racconti... «Ho scritto un libro che ha vendu- to più di 100 mila copie. Non l'avessi mai fatto! La somma che ne ho ricavato, più la metà dello stipendio di parlamentare (l'altra metà va al partito), mi ha portato su l'aliquota Irpef, ed è stata una batosta: per il Fisco è come se avessi commesso un reato!». E allora? Cosa propone, ai lavoratori autonomi che incon¬ tra nel suo viaggio? «Occorre una riforma, un nuovo patto sociale che coinvolga la piccola e media borghesia, perché il patto tra la grande industria e il lavoro dipendente non tiene più. Ma noi dobbiamo anche evitare un pericolo...». Quale, onorevole D'Alema? «Noi, anche se siamo in campagna elettorale, non possiamo gareggiare in demagogia con la Destra. Questa è una Destra senza storia, senza prospettiva, che assomma tutte le proteste promettendo la luna...». Sì, ma magari poi, proprio per questo, vince le elezioni... «Ma sì, l'ho detto anche prima nel mio intervento, noi non riusciamo proprio a farli, questi voli di fantasia, non siamo capaci di promettere un milione di posti di lavoro, sapendo che stiamo promettendo il falso. Sarà un errore, chi lo sa, ma noi vogliamo essere una Sinistra di governo, che vuol essere giudicata per le cose che ha fatto, per la serietà del programma che propone agli elettori...». Anche Berlusconi lo dice... «Lasciamo perdere Berlusconi, perché lui ormai è, come dire, un "narratore"...» F. di chi parliamo, allora? «Parliamo della campagna elettorale di Alleanza Nazionale. Me lo deve spiegare l'onorevole Tatarella ■ Dme si fa a ridurre la fiscalità e ad aumentare la spesa pubblica! Me lo deve spiegare il vero leader del Polo Gianfranco Fini, come fa a tenere insieme le promesse che sparge in tutta Italia...». Di che promesse parla? «Ma via, quando va a Torino e di¬ ce "bravi" ai commercianti tartassati, ma che protestano pure perché le tasse per i "meridionali" sono stanchi di pagarle, quando va a Roma dice "bravi" ai ministeriali, e gli promette che il pubblico impiego non sarà mai toccato, poi viene qui al Sud, a garantire ai disoccupati che arriveranno nuovi fondi...». Dica la verità: se lei fosse stato al posto di Prodi, a Torino, se ne sarebbe andato dopo i fischi o sarebbe rimasto? «E' difficile dirlo, bisogna trovarcisi, in certe situazioni...». A lei è capitato con i piccoli industriali di Capri... «Appunto, ed è lì la differenza. In quell'occasione Abete si alzò e disse energicamente che se le proteste non finivano se ne andava lui...». A Torino, invece, Fini gongolava... «Esatto, e sa perché?». Ce lo dica lei, onorevole. «Perché ò nello stile della sua Destra. Anche a Capri c'era Fini, c anche quella volta gongolava. Perché è vero che c'è un malessere sociale, in certe aree della borghesia produttiva, ma bisogna poi vedere chi lo cavalca, e lo trasforma in gazzarra...». Fini lo fa? «Non lui personalmente, ma gli ascari che lo accompagnano, come quelli che erano a Capri o a Torino. Lui lascia fare...». E' una tattica precisa? «Direi di si. Io non ho mai visto l'onorevole Fini sedare un tumulto. Alla Camera, quando i suoi picchiano, lui si alza e se ne va. Non l'ho mai viste dire "fennatevi". E' uno strano modo di essere liberi, questo...». Ma il bottegaio, quando vota, pare non ci faccia poi molto caso. Alla fine lei cosa offre, a questa piccola e media borghesia insofferente? «Non c'è dubbio che le aliquote fiscali devono calare. Ma bisogna vedere come ci si arriva. Noi, pensi un po', crediamo ancora nell'equità del sistema: e allora, come dicevo prima, sul Fisco serve un nuovo patto, ma non può essere un patto fondato sull'evasione o sull'clusione, che poi sarebbe l'evasione fatta dai grandi signori, magari con l'aiuto di qualche professore che poi diventa pure ministro delle Finanze...». Ce l'ha con Tremonti? «Faccia lei, ma dicevo che noi comunque vogliamo tutelare quella fascia sociale che ha un reddito medio compreso tra i 30 e i 60 milioni l'anno, e della quale la Destra, nelle sue proposte concrete, non nei comizi, non si occupa mai. Perché in realtà punta si a ridurre lo tasse, ma solo quelle dei più ricchi». E voi, invece? «Noi, invece, abbiamo in mente un sistema che vuole riequilibrare l'onere tributario Ira i ricchi, i lavoratori dipendenti e la piccola e media borghesia...». Sarà anche per catturarne i consensi, allora, che vi accingete a fare sparire la falce e martello dal simbolo... «Guardi, per ora stiamo procedendo solo, per le liste proporzionali, a inserire la scritta "Sinistra Europea" sotto il simbolo. Perché è in atto una ricomposizione della Sinistra, e con noi confluiranno laboristi, cristiano sociali e tanti altri. In futuro, quindi, il marchio potrà cambiare, ina sarà un processo lungo, servirà un congresso. E poi via, per tornare al commercio, mica siamo fessi...». In che senso, onorevole? «Sarebbe sciocco, alla vigilia delle elezioni, buttar via un "marchio" che raccoglie un quarto del mercato, non le pare?». Massimo Giannini elettoe, dove la conmerpar¬ una lista unica con ccd e cdu nel przionale per tentare di non farsi supda An. E anche la rinuncia smettere spot elettorali sulreti Fininvest è stato visto un possibile sgambetto ad AD'Alem«Ma non feader a Quercia ssimo Alema Il leader della Quercia Massimo D'Alema «La destra recita frasi fatte e soprattutto cerca lo scontro» «Ho scritto un libro e i proventi sono finiti quasi tutti al fìsco: un furto»

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