Sul fisco Fini sfida l'Ulivo e il Cavaliere di Alberto Rapisarda

Il leader di An conferma: «Meno tasse». E su questo terreno è già in vantaggio su Berlusconi Il leader di An conferma: «Meno tasse». E su questo terreno è già in vantaggio su Berlusconi Sul fisco Fini sfida Pulivo e il Cavaliere Bertinotti: va ripristinata la scala mobile ROMA. Fini fa da spalla ai commercianti e lavoratori autonomi che chiedono meno tasse e come risposta, dall'estremo opposto, Bertinotti chiede di resuscitare la «scala mobile» per i lavoratori dipendenti. Meno tasse, più soldi in busta paga. Sono i quattrini il campo di battaglia sul quale si deciderà, probabilmente, chi vincerà le elezioni. E in.questa rincorsa al voto di protesta anti-fisco Gianfranco Fini è partito con largo vantaggio su tutti. Non solo ha colto l'Ulivo di sorpresa, ma anche all'interno del Polo le voci degli altri alleati sono sopraffatte dall'attivismo vorticoso di Alleanza nazione. Che distribuisce, equamente, veti a Dini e ammonimenti cifrati a Berlusconi E se i primi sono scontati, i secondi fanno capire che An non sarà tenera neanche con il capo del Polo. Così, ci saranno due campagne elettorali. Anzi, di più. Quella che si vede, dove si confronteranno Polo e Ulivo per la conquista del governo. E quella sommersa, all'interno del Polo, dove Fini par¬ te intenzionato a dimostr-re con i voti a Berlusconi che il vero cap è lui. Le premesse per il duello nel duello si vedono già. Berlusconi ha detto più volte che dopo le elezioni i due poli potranno tornare a discutere insieme di riforme. Fini, che teme un «governissimo» che lo esclude, mette le mani avanti e dice: «Io mi auguro che le elezioni diano una maggioranza stabile e duratura. Berlusconi ha voluto escludere qualsiasi ipotesi neoconsociativa ed ha fatto certamente bene». E questa ultima notazione ha il tono di chi vigila a braccia conserte. Maroni sostiene in tv che Berlusconi sta trattando segretamente accordi con la Lega a Nord. E, mentre Forza Italia tace, Fini ribatte: «E' una barzelletta». Gli ri- sponde Roberto Maroni: «Fini non è informato di quello che ha fatto il suo capo». Del Noce e Giulietti (Forza Italia e progressisti) contestano la Moratti e Fini replica: «Penso che nessuno immagini di intervenire sul cda della Rai». Non si tocchi la Moratti e non si tocchino i vertici dell'Eni. Ci dovrà pensare il prossino governo è andato a dire ieri Giuseppe Tatarella, messaggero di An, al presidente del Consiglio e a Scalfaro. Dini ha risposto che lui procederà alle nomine che sono da considerare «un atto dovuto». Ci sarà, secondo Tatarella, un gruppo di tecnici costituzionalisti che diranno quali sono gli atti dovuti e quali esorbitano dalla normale amministrazione. All'attivismo concorrenziale di Fini Berlusconi risponde cercando di formare una lista unica con ccd e cdu nel proporzionale per tentare di non farsi superare da An. E anche la rinuncia a trasmettere spot elettorali sulle tre reti Fininvest è stato visto come un possibile sgambetto ad An. La quale, in effetti, non ha preso bene la decisione. Così come non II segretario ha preso bene il fatto di Rifondazione che il Tg4 di Fede lu- comunista nedì abbia parlato del- Fausto la gazzarra di Torino Bertinotti contro Prodi, senza mai nominare Fini, che aveva parlato ai commercianti. La risposta dell'Ulivo a Fini è una corale accusa di «demagogia». «Fini ha detto ai commercianti di non pagare le tasse e poi viene a Roma e difende i dipendenti dei ministeri, gli stessi che poi attacca a Milano. Chi pensa di vincere così non è in grado di governare. E quando non si ptiò governare, lo stimolo a comandare è molto forte». Luigi Berlinguer spiega il programma dell'Ulivo sul Fisco: «Siamo contrari a qualunque aumento. Vogliamo la semplificazione del fisco, il ritocco delle aliquote, ma soprattutto una redistribuzione». Paghiamo tutti e pagheremo di meno è lo slogan dell'Ulivo. Ma così come Berlusconi deve fare i conti con il suo alleato di destra, Fini, così D'Alema se la deve vedere col suo alleato di sinistra, Bertinotti. Anche lui alla ricerca di visibilità e consensi. Ed ecco che il segretario di Rifondazione comunista lancia l'idea di «reintrodurre l'indicizzazione dei salari, una scala mobile», anche se i dati sull'inflazione sono «relativamente positivi». Proposta fuori tempo, perché nel 1985 la «scala mobile» è stata ridimensionata con un referendum popolare appoggiato da Craxi e osteggiato, invano, da Berlinguer. Alberto Rapisarda II segretario di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino