Di Pietro replica di un'assoluzione di Fabio Poletti
Seconda sentenza di non luogo a procedere in 15 giorni: era sotto inchiesta per concussione Seconda sentenza di non luogo a procedere in 15 giorni: era sotto inchiesta per concussione Di Pietro, replica di un'assoluzione L'ex pm fa il segno della croce e poi fugge a casa BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO E due. Per la seconda volta in quindici giorni il gip Roberto Spanò dà nuovamente ragione ad Antonio Di Pietro. «I fatti non sussistono», legge il giudice alle 20,07. Che tradotto vuol dire: Fabio Salamone e Silvio Bonfigli non hanno portato prove valide alle loro accuse. «Me lo aspettavo», è il (primo) commento di Salamone. Che poi è lo stesso (anche se con motivazioni opposte) dell'avvocato Dinoia, il difensore di Di Pietro: «Era scontato. E' un altro processo vinto». Antonio Di Pietro può tirare un sospiro di sollievo: non commenta, si siede al volante della sua auto e prima di partire si fa il segno della croce. Si chiude così, con una sentenza letta in meno di trenta secondi, la seconda giornata dell'imputato Antonio Di Pietro. E si chiude per lui definitivamente - il capitolo informatizzazione. Quello per cui era già stato prosciolto due volte. Quello per cui - anche ieri - sono cadute le due accuse di concussione e tentata concussione. Nessun commento dall'ex magistrato simbolo di Mani pulite, che è rimasto in aula fino all'ultimo, fino alla sentenza, fino alla stretta di mano con Salamone e con il giudice Spanò. Poi via verso Curno sulla Tipo bianca della moglie, con le telecamere che lo seguono finché si può e riprendono quel segno della croce. «No, Di Pietro non parla. Il suo è il silenzio degli innocenti», spiega sorridendo il suo avvocato, Massimo Dinoia. Che cita a mail bassa il titolo del film cult su Hannibal the Carni ibal. E invece parla eccome, l'ex magistrato. Quattro ore e mezzo di autodifesa appassionata, carte sul tavolo, pugni in aria e voce grossa che supera in un soffio le pareti dell'aula dove si celebra (a porte chiuse) l'udienza. Anche Fabio Salamone, in piedi, microfono in mano, alza la voce. Si può sentire: «Dottor Di Pietro, i suoi toni devono cambiare. Lei qui non è un pubblico ministero, è un imputato. Io non lo ho mancato di rispetto. Cambi i toni». Si saprà poi che Salamone ha voluto rispondere così alle punzecchiature dell'ex collega più famoso d'Italia. Che in aula, nel corso della sua autodifesa, aveva accusato «la procura di Brescia di non conoscere le carte e di non svolgere le indagini». Punzecchiature, appunto. Termometro di un processo (e di un imputato) che qui si gioca molto. Anche il futuro. «Non penso alla politica. Prima penso ai miei fatti giudiziari», ripete da sempre Di Pietro. Che oggi può vantare di aver raggiunto i due terzi dei suoi obiettivi. Con il suo avvocato, Massimo Dinoia, che azzarda la vittoria piena e, contando pure l'archiviazione per la vicenda Cerciello, spara: (Abbiamo fatto cinquina. Ci prepariamo alla tombola». Spera che non sia così, Fabio Salamone. E' lui a dare l'annuncio a telecamere accese e a cose fatte. Gli riesce (a denti stretti) pure un sorriso: «Non luogo a procedere per tutti e due gli episodi e per tutti e due gli imputati (in una vicenda c'è anche Elcuterio Rea, ndr). Un commento? Dopo la scorsa sentenza mi aspettavo pure questa. Vediamo le motivazioni». Stessa linea pure per Silvio Bonfigli, che alla lettura della sentenza non c'è, lontano per motivi di famiglia. Via telefonino commenta: «Non sono affatto stupito. Vediamo le motivazioni». E dire che in aula ce l'avevano messa tutta, i due pm bresciani che da undici mesi hanno Di Pietro sotto inchiesta. «Un postulante», sono arrivati a definire il loro ex collega. Tutto per quel posto di direttore generale dell'informatizzazioni; giudiziaria che - secondo l'accusa - l'ex magistrato andava elemosinando. E invece no. «Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste», sentenzia il giudice Spanò. Dice che non ò vero che Rea andò dall'assesorc regionale de Francesco Rivolta per chiedergli un intervento - a favore di Di Pietro - ai segretari provinciali di de e psi, Frigerio e Panni. E non è vero che Di Pietro chiese a Giancarlo Albini di intervenire su Virginio Rognoni per lo stesso motivo. Salvo poi mandare allo stesso Albini un avviso di garanzia in busta gialla per Lombardia informatica. Roberto Spanò boccia su tutta la linea la ricostruzione dell'accusa. Tanto da far dire all'avvocato Dinoia: «Mai avuto dubbi. E da doma¬ ni ci prepariamo per l'udienza del 13». Anche Fabio Salamone e Silvio Bonfigli si preparano. In quella data si discuterà dei rapporti (pericolosi) tra Di Pietro e Gorrini. Più quelli che vedono gli imputati Paolo Berlusconi e Cesare Previti «tramare» con gli ispettori per far dimettere Di Pietro. E' l'ultima chance per Salamoile e Bonfigli. L'ultimo scoglio pure per Di Pietro. Che potrebbe trovarsi anche senza potersi più candidare con le elezioni alle porte e la coscienza (giudiziaria) pulita. Fabio Poletti LA VICENDA GIUDIZIARIA DI TONINO FINE 1989 - INIZIO 1990 Osvaldo Rocca presta 120 milioni a Di Pietro per comprare una casa e una Mercedes. 1991 Gorrini interviene per «salvare' dai debili Rea, amico di Di Pietro. 7 MAGGIO 1994 Di Pietro incontra Berlusconi e dice «nodi Viminale 9 LUGLIO Arrestato il generale Cerciello SETTEMBRE-OTTOBRE Di Pietro rende i IDI) milioni 23 NOVEMBRE Gorrini depone davanti agli ispettori del Ministero Inizia l'ispezione del Ministero ai Pool di Milano 29 NOVEMBRE Ui Cassazione trasferisce il processo alla Gdf di Brescia. 6 DICEMBRE Di Pietro annuncia le dimissioni dtilla magistratura. 3 APRILE 1995 Cerciello in aula lane ia pesanti accuse. Di Pietro lascia la magistratura. 2 LUGLIO L'ex pm viene interrogato a Brescia da Salamoile e Bonfigli. 20 DICEMBRE / pm di Brescia Salamoile e Bonfigli chiedono il rinvio a giudizio di Di Pietro per concussione e abuso d'ufficio. 22 FEBBRAIO 1996 Il giudice Roberto Spano legge la sentenza di non luogo a procedere. Nessun processo a Di Pietro per le accuse di concussione e di abuso d'ufficio. 6 MARZO ■ I filli non sussistono" Questa la motivazione del proscioglimento da parte del giudice dell'udienza preliminare di Brescia Roberto Spano. Stessa motivazione anche per il proscioglimento dell'ex capo dei vigili urbani di Milano lìleuterio Rea accusato in concorso con Di Pietro. 18 APRILE Taormina presenta un memoriale e chiede che Di Pietro venga sentito come «indagato in reato c annesso-. 20 APRILE // tribunale di Brescia respinge le richieste di Taormina. 11 MAGGIO Mancuso ordina una nuova ispezione .\u Mani pulite. 3 GIUGNO Di Pietro con/erma l'iscrizione al registro indagati di Brescia. 21 GIUGNO Di Pietro e indagato per abuso d'ufficio sulla promozione di Rea al concorso dei vinili. avvocato, Massimo Dinoia, che azzarda la vittoria piena e, contando pure l'archiviazione per la vicenda Cerciello, spara: (Abbiamo fatto cinquina. Ci prepariamo alla tombola». Spera che non sia così, Fabio Salamone. E' lui a dare l'annuncio a telecamere accese e a cose fatte. Gli to inchiesta. «Un postulante», sono Albini un avviso di garanzia in busta gialla per Lombardia informatica. Roberto Spanò boccia su tutta la linea la ricostruzione dell'accusa. Tanto da far dire all'avvocato Dinoia: «Mai avuto dubbi. E da doma¬ Fabio Poletti Il pm Fabio Salamone
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