SENZA AVVENTURE di Vittorio Zucconi
=1 SENZA AVVENTURE ta per i reporters e i commentatori che per interesse professionale vogliono le risse, le incertezze, gli insulti e contemplano ora depressi la prospettiva di una stagione elettorale primaria già finita di fatto, con Clinton sicuro candidato del suo partito democratico, e Dole inarrestabile mietitore di delegati repubblicani. Ma, come spesso succede, le non-notizie dei giornalisti sono le buone notizie della gente e la vittoria di Dole è una eccellente notizia per l'America, per l'Europa e, in non piccola misura, per noi Italiani. Non soltanto il vecchio, inaffondabile «Capitano Achab» della politica americana è un amico dell'Italia, un reduce di guerra che conserva un ricordo affettuoso delle famiglie italiane che lo soccorsero sull'Appennino Emiliano e del paese dove trascorse lunghi mesi in ospedale. Più importante è il fatto che egli sia, per anagrafe, per esperienza, per storia personale, un uomo che è stato per sempre e crudelmente vaccinato contro quelle tentazioni isolazioniste, protezioniste, xenofobe e provinciali che stanno affiorando ovunque nelle generazioni più giovani e senza memoria storica. Il suo futuro duello con Clinton per il voto di novembre, sarà dunque un duello tutto compresso al centro, una battaglia condotta sul filo della moderazione sostanziale, del consenso, del compromesso, di quello che, parafrasando un vecchio slogan, deve essere un «cambiamento senza avventure» per l'America al passaggio del millennio. E' probabile che, per ragioni di tattica e di opportunismo elettorale, i due avversari lancino in futuro messaggi più radicali, richiami demagogici, per riprendere le estreme, la sinistra che si sente tradita dall'opportunismo di Clinton, la destra che non si sente rappresentata dal moderatismo di Dole, ma la loro sarà pura campagna elettorale. A novembre vincerà comunque un moderato che governerà da moderato. E dunque la corazzata America non subirà quelle sbandate violente che sempre rischiano di ribaltare le navicelle come quella italiana. Resta ora da vedere se la Balena Bianca, la White House sia davvero a tiro dell'arpione di Bob Dole. Rimane da stabilire se la destra di Buchanan, furiosa per la sua sconfitta, o la lobby dei «ragazzi del golf club» guidata dal miliardario Forbes vogliosa di sgravi fiscali, si metteranno in fila con le loro croci e i loro portafogli azionari dietro il candidato ufficiale o accarezzeranno invece sogni di secessione, magari per fondersi con gli elettori indipendenti di Ross Perot. In questo momento, la rielezione del Presidente in carica è promessa dai sondaggi, ma chi ha qualche esperienza di elezioni americane deve ricordare che le opinioni di marzo sono volubili e instabili come il clima. Gli otto mesi che ci dividono dal veto finale sono un tempo lunghissimo. Sulla strada di Clinton ci sono troppe mine giudiziarie, economiche e militari (in Bosnia) perché il suo cammino sia una passeggiata in discesa. Anche George Bush era sicuro presidente a marzo e si scoprì pensionato in novembre. Ma per ora ci conforti sapere che l'America ha trovato, proprio quando sembrava sul punto di smarrirlo, il coraggio del buon senso e della ragione. Incarnata da un uomo, Bob Dole, che porta ogni giorno, nella sua carne il marchio delle follie estremiste del XX secolo. Vittorio Zucconi
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