Sontag: il cinema è morto

discussione. «Requiem» della scrittrice sul New York Times: fra le eccezioni, «Lamerica» di Amelio discussione. «Requiem» della scrittrice sul New York Times: fra le eccezioni, «Lamerica» di Amelio Sontag: il cinema è morto Troppi soldi e poca poesia, cinefili addio NHEL film di Bernardo Hertolucci Prima della rivoluzione, del 1964, c'era un momento in cui un personaggio diceva «ricordati che non si può vivere senza Rossellini», e veramonte, con tutto il suo cuore, ci credeva. Oggi le dichiarazioni d'amore al grande cinema del passato sono parte dell'immaginario artistico di Wim Wenders, ma si ha l'impressiono che il suo sia un caso molto personale, che si rinnova ogni volta ad ogni nuovo film ma resta confinato alla sua particolare biografia di regista. Molto è cambiato in questi anni nel rapporto tra cinema e spettatore, e a testimoniare quanto e come, con grande amarezza, è quella stossa Susan Sontag che pili di una volta noi film, ha interpretato se stossa nel ruolo che le è proprio di protagonista e critica della cultura del nostro tempo, Incaricata in questi giorni dal New York Times Magay.ine di scrivere un'ode ai cent'anni del cinema, Susan Sontag ha infatti scritto un requiem, non soltanto al cinema ma a quella cinefilia che un tempo faceva credere a tanti, e non solo Bertolucci, che senza Rossellini non si potesse veramente vivere. «I cento anni del cinema assomigliano a un ciclo vitale: la nascita inevitabile, l'accumulazione costante di glorie e l'inizio nell'ultima decade di un'ignobile, irreversibile declino», ha scritto la Sontag, aggiungendo che i pochi film ammirevoli che si fanno oggi nascono proprio dalla violazione delle regole che governano il cinema nel mondo capitalista. «I film normali, film fatti per l'intrattenimento puro (dunque commerciali), sono sbalorditivamente tonti, al punto da non riuscire graditi nemmeno a quel pubblico per i quali sono stati cinicamente confezionati... Il cinema, un tempo sbandierato come l'arto del ventesimo secolo, sembra ora, al chiudersi del secolo, un'arte in completa decadenza». In piena sintonia con il gusto romantico che l'ha portata a scrivere - sebbene con stile aggiornato - un romanzo storico, per giunta sentimentale, come L'amante del vulcano, Susan Sontag ricorda i tempi in cui si andava al cinema per imparare a camminare, a fumare e a baciare, e soprattutto si godeva a immergersi nella vita di altre persone. «Si voleva essere rapiti dal film». Cosa che poteva accadere soltanto nel buio di una sala affollata di sconosciuti, e non certo nella propria ca¬ sa, di fronte alla televisione. Nulla, secondo lei, potrà resuscitare l'erotismo di quel rituale. Le ragioni di questo declino sarebbero naturalmente commerciali. Dopo la poesia del film muto, le avventure degli Anni Trenta e Quaranta, la rinascita neorealista e il grande cinema degli Anni Sessanta e Settanta, Hollywood ha incominciato a imbastardire e banalizzare le grandi innovazioni del cinema europeo. E con la crescita vertiginosa negli Anni Ottanta dei costi di produzione, si è arrivati alla nuova regola, «globale» di produrre soltanto i film che possano riguadagnare i soldi spesi molto in fretta, addirittura il primo mese di uscita. Susan Sontag cita Lamerica di Gianni Amelio e Naked di Mike Leigh come straordinarie, emozionanti eccezioni a questa dura legge. Ma aggiunge anche, parlando degli Stati Uniti, che là «l'abbassamento delle pretese sulla qualità del prodotto e l'innalzamento di quelle sui profili hanno reso virtualmente impossibile per registi americani dotati di ambizioni artistiche come Francis Ford Coppola o Paul Schrader, lavorare al proprio livello più alto». Persino nel caso di Andrei Tarkovskij, regista sovietico di meravigliosa poesia, la qualità sarebbe «disastrosamente» scesa non appena ha potuto godere di finanziamenti internazionali. E il fatto che il grande Godard sia ridotto a fare videocassette sulla storia del cinema, non ha bisogno di commenti. Se tutto questo è potuto accadere, sostiene la scrittrice, è anche perché la cinefilia è diventata una passione da nascondere, attaccata, considerata stupida, snob, proprio perché si fonda sull'idea che i film sono esperienze uniche e irripetibili. «Se la cinefilia è morta, allora sono morti anche i film... non importa quanti se ne continueranno a fare, anche di molto buoni. Soltanto la nascita di un nuovo cine-amore potrà resuscitare il cinema». Livia Manera «Da Coppola a Paul Schrader e Tarkovskij, quando aumentano i finanziamenti la qualità scende disastrosamente» i?!ifp i?!ifp Da sinistra, la scrittrice Susan Sontag e il regista Bernardo Bertolucci

Luoghi citati: Hollywood, Stati Uniti