«Critiche generiche e ingiuste» di Raffaello Masci

«Critiche generiche e ingiuste» IL MINISTRO E LE RIFORME «Critiche generiche e ingiuste» Lombardi: abbiamo fatto molti passi avanti Lm EMERGENZA scuola non ò inferiore per gravità a quella economica. Il deficit formativo dell'Italia rischia di diventare una calamità», dice il ministro della Pubblica Istruzione Giancarlo Lombardi. Scorgo un <qperò», dietro le sue parole, ministro. E così? «Eh già. Però questi illustri professori che hanno fatto un "documento" sono stati oltre che generici anche ingiusti. Certo, in periodo elettorale serve per richiamare l'attenzione sulla scuola, ma non è vero che la scuola sia stata ima morta gora. Ci sono state trasformazioni non solo episodiche già ai tempi della Jervolino, e una riforma è giunta per due volte sulla soglia dell'approvazione. Purtroppo in entrambi i casi è stato sciolto il Parlamento, e allora...». D'accordo, ministro, andiamo per gi-adi. Se la riforma non si è fatta è stato anche perché non poteva passare senza intaccare rendite di posizione. Vero? «Che vuole, la scuola coinvolge tra studenti, bisognanti e famiglie - il 50% della popolazione. La materia, poi, è per sua natura discrezionale, e in un Paese in cui gli ideologismi hanno avuto campo fino a poco tempo fa, capisce bene che mettersi d'accordo non era impresa da poco. E comunque è riuscita, come dicevo. Certo, io mi rendo conto che parlare di autonomia significa limitare certi poteri di questo ministero e dei suoi burocrati, che introdurre criteri meritocratici tra gli insegnanti può suscitare qualche fuoco di rivolta...». Allora andiamo a mettere il dito nella piaga. Ora, tra gli insegnanti, un cretino o un genio vengono trattati allo stesso modo. Se uno vuole rompere questo sistema, deve valutare - oggettivamente e soggettivamente - il loro lavoro, come accade in tutte le aziende: premiare i migliori e lasciare al palo gli altri. O no? «Giusto, infatti io credo che lo stipendio degli insegnanti debba avere un 60% uguale per tutti, un 20% legato alla disponibilità oraria - chi più lavora più guadagna e un altro 20% legato a una valutazione di merito e di qualità». E lei crede che su questo non troverebbe resistenze enormi? «Le troverò certamente. Ma io ho deciso di scendere in politica, con l'Ulivo, per cambiare la scuola, per migliorarla e renderla più efficiente. E le posso dire che avendo girato moltissime scuole e conosciuto molti insegnanti, so anche che a fianco a una cultura che frena, ce n'è un'altra, maggioritaria, che non ha paura di cambiare». E fin qui siamo alle intenzioni. Poi però bisogna fare i conti, e i soldi non ci sono. Concorda? «Intanto siamo riusciti a ottenere che i circa 1000 miliardi che si sono risparmiati per effetto della diminuzione degli alunni venissero reinvestiti nella scuola. Mille miliardi l'anno per tre armi non sono una cifra enorme, ma è già un buon avvio. Quattrocento li spenderemo per la formazione degli insegnanti (contro i 70 eh adesso), 400 andranno al rinnovamento della didattica con l'introduzione di strumenti multimediali e 200 per il costo delle riforme. A questa somma vanno aggiunti altri 400 miliardi l'anno, sempre per tre anni, per sanare le maggiori carenze dell'edilizia scolastica». Agli insegnanti, ministro, si chiede di cambiare mentalità (forse), ma non bisognerà anche pagarli meglio? «Ho provato a fare due conti. Se dessimo 200 mila lire in più a insegnante (che diventano 350 al lordo) lo Stato avrebbe bisogno di stanziare altri 3000 miliardi l'anno». Non sono pochi: è una manovrina. Non faccia promesse elettorali, ministro. «Me ne guardo bene dal promettere l'unica cosa che certamente lo Stato non può dare: i soldi. Però - parlando in generale - se si facesse uno sforzo per recuperare nel bilancio almeno la metà di questa somma, 1500 miliardi riuscirei a trovarli io stesso razionalizzando le spese del ministero». A proposito di soldi. Parliamo di un tabù: la scuola è al verde. E' veramente così scandaloso pensare che possa avere finanziamenti da soggetti diversi dallo Stato? «Era un tabù. Non lo è più. Nel disogno di legge sull'autonomia questa ipotesi è contemplata. La riserva che vigeva era meramente ideologica». Lei ministro ha progetti coraggiosi, ma lo sa che i più conservatori nelle idtime proteste sono apparsi gli studenti. Ai quali invece lei ha strizzato l'occhio più volte? «Sono stato accusato ingiustamente di questo. Non nego che ci siano state frange del movimento del '95, contraddittorie e sostanzialmente conservatrici, ma dai documenti che gli studenti mi hanno inviato io ho scoperto uno spirito riformatore forte e serio. Cercherò di non deluderlo». Raffaello Masci Rosa Russo Jervolino, ex ministro della Pubblica istruzione

Persone citate: Giancarlo Lombardi, Jervolino, Rosa Russo Jervolino

Luoghi citati: Italia