Il Dottor Morte: sono come un boia

Il Dottor Morte: sono come un boia Dichiarazione-choc di Kevorkian, imputato in un processo per eutanasia: «Ma così i miei clienti non soffrono» Il Dottor Morte: sono come un boia «Non vogliamo uccidere, lo facciamo per dovere» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Perfino l'avvocato di Jack Kevorkian è stato preso completamente in contropiede dall'ardito auto-paragone tracciato dal suo cliente mentre veniva interrogato alla sbarra: «Quando un boia preme il pulsante della sedia elettrica - ha dichiarato il medico del Michigan che da anni si batte per la legalizzazione dell'eutanasia - la sua intenzione è forse quella di uccidere un essere umano? O non è forse quella di fare semplicemente il suo dovere, di compiere giustizia nel rispetto della legge? Non è forse questo il suo scopo?». Kevorkian, ovviamente, voleva dire che nel suo lavoro di angelo della morte la preoccupazione che lo guida è quella di risparmiare sofferenze ai suoi clienti, non certo quella di ucciderli. Riferendosi alle due morti per le quali sta attualmente subendo l'ennesimo processo, Kevorkian ha sostenuto che aiutare a morire un malato terminale che vuole farla finita è il suo modo di rispettare il giuramento di Ippocrate, che prescrive di agire nel migliore interesse del cliente. In questo senso, il medico del Michigan intendeva presentarsi come un esecutore neutro, che semplicemente applica una regola, una «legge». Ma è evidente che il pubblico ministero John Skrzynski si è buttato sull'incauta affermazione di Kevorkian per dipingerlo come un mostro assetato di sangue. Come è ormai noto da tempo, vi sono certamente degli aspetti oscuri nel rapporto tra Kevorkian e la morte. In un suo libro il medico sostenne l'opportunità di sottomettere i condannati a morte a esperimenti scientifici estremi, perché, tanto, «morirebbero lo stesso». Kevorkian spiega questa sua idea con la necessità di trarre dalla morte i massimi benefici per l'umanità. Per lui la morte, da cui ammette di essere sempre stato affascinato, è un'occasione importante da non sprecare. Durante l'interrogatorio di ieri, Skrzynski ha insistito anche su un'altra inquietante proposta di Kevorkian, quella di creare un «obitorium» per malati terminali che abbiano scelto la morte. Lì potrebbero essere condotti studi sulla morte stessa e altri esperimenti. «Il mio intento - ha dichiarato Ke¬ vorkian in merito - è quello di rendere possibile la massima estrazione dalla morte di benefici per l'umanità. E' abbastanza chiaro questo?». Kevorkian si è difeso sostenendo che la sua regola di fondo è la più rigida «consensualità» da parte del paziente e questo dovrebbe valere anche per le attività degli «obitorium». Per rafforzare questo punto, Kevorkian ha sostenuto che rigorosamente respinge clienti che, una volta rivoltisi a lui, ab- biano un ripensamento, anche se poi decidono di ritornare sui loro passi. «Questo comportamento - ha detto - tradisce un'ambivalenza e l'ambivalenza non è una buona base di partenza per assumere una decisione in una situazione così profonda». L'avvocato di Kevorkian, Geoffrey Fieger, ha chiesto ieri di interrogare nuovamente il suo cliente per offrirgli la possibilità di rettificare l'impressione negativa che aveva sicuramente dato alla giuria con la sua uscita sul «boia». «Lei si sente come un boia?», gli ha chiesto. «No, niente affatto», ha risposto Kevorkian. «Io parlavo di intenzioni, ma non mi sono affatto identificato con un boia». «Vedete - ha poi detto minaccioso Fieger ai giornalisti mentre lasciava il tribunale -, non ha tratto alcuna analogia e non vi azzardate a farlo voi». [p. pas.] Il pubblico ministero: Vedete è un mostro assetato di sangue jack Kevorkian, il «Dottor Morte» del Michigan, ha ammesso di aver assecondato 27 suicidi da quando nel 1990 ha lanciato la sua crociata per la legalizzazione dell'eutanasia

Luoghi citati: Michigan, Washington