«Non aspettatevi miracoli»

«Non «Mi spiace per Agnelli, ma il candidato premier di Forza Italia sono io» «Non miracoli» Berlusconi: necessarie molte riforme «Non aspettatevi miracoli» dice Silvio Berlusconi alle telecamere di «Mixer», su Kaidue. Ed è mica un cambiamento da poco dalla campagna elettorale di due anni fa, in cui lo slogan del suo partito era «Per un nuovo miracolo italiano». Oggi il Cavaliere ammonisce che «le riforme necessarie sono lunghe e profondi;. Se ci sarà un governo stabile che potrà dare nuova fiducia l'economia potrà migliorare; e quindi la prossima manovra non sarà lacrime e sangue. Si potranno operare alcuni tagli sui 210 mila miliardi di spesa corrente». Ma non sarà facile, ripete Berlusconi, anche se continua ad essere fiducioso nella possibilità di creare molti nuovi posti di lavoro, per esempio attraverso la «sburocraticizzazione» dell'apparato legislativo. Una cosa è certa: «Dovranno temere i privilegiati come chi abita in case pubbliche senza averne i titoli, o i titolari di false pensioni di invalidità. Ci saranno meno tasse e servizi più efficienti». Questa la ricetta economica di Forza Italia. Per quanto riguarda il progetto politico, Berlusconi si dice «assolutamente contrario» alla proposta D'Alema di fare un «goveniissimo» se dal voto non uscirà una maggioranza stabile. «Se non ci sarà una maggioranza stabile, dopo il voto, occorrerà tornare a votare. E non c'è da meravigliarsene, in un momento di cambiamento». Il Cavaliere ha poi ribadito il suo giudizio negativo sulla par condicio, aggiungendo di non ritenere sufficiente Scalfaro come garante. Berlusconi ha negato che il Polo invochi la par condicio dopo la discesa in campo di Dini. «Non la invochiamo. La par condicio è un provvedimento assolutamente illiberale di cui vergognarsi. Mette il bavaglio alla democrazia. E questo mi basta e avanza». Resta lui l'unico candidato premier del Polo? Si: «Mi dispiace per Agnelli, ma un altro candidato non c'è. E' una scolta naturale. Fini ha ragione: i candidati sono tantissimi. Di italiani che vogliono essere et della nazionale ce ne sono tantissimi, ma poi di Sacchi ce n'è uno solo». Ma ha aggiunto che la sua scelta di fare politica sarà definitiva solo se potrà «lavorare 5 anni nell'interesse del Paese. I professionisti della politica sono una iattura per il Paese, al momento». Anche Prodi - ha osservato Mi¬ noli - non è un politico di professione. «Ma non era e non è il vero leader dell'Ulivo che era e resta D'Alema. Ora hanno annunciato ufficialmente che e Prodi: so va bene a loro va bene anche a me». Cosa non sopporta di Prodi? «Spero solo che non voglia governare il Paese come Tiri». 11 vero avversario del Polo per Berlusconi «è sempre, soltanto, la sinistra che vuole controllare la società attraverso la presa del potere». Il leader di Fi si è, però, detto convinto che quando trattò con lui l'accordo sulle riforme «D'Alema faceva sul serio. E' un leader certamente grintoso, un po' supponente, furbo». E Dini? «Ho sbagliato a credere ciò che mi aveva sempre detto: che non sarebbe mai andato con la sinistra». Sulla questione della perdita Rai dei diritti sul calcio in tv, Berlusconi ha premesso di non avere una sua proposta in merito, aggiungendo poi: «La Rai non può dirsi servizio pubblico, essendo in pratica una tv commerciale, quando le fa comodo. Credo ci sia stata un'asta e ha vinto chi ha fatto un'offerta maggiore. Aggiungo di mio che i prezzi che sono stati offerti mi sembrano davvero esagerati». A proposito di errori, Berlusconi ne ha ammessi due: il primo «non essermi dimesso quando ho capito che non mi avrebbero lasciato lavorare»; il secondo, «dopo il ribaltone: dovevo dimettermi dal Parlamento», [r. i.l «No al governissimo Se non ci sarà una maggioranza stabile dopo il voto, si rivoti» «Il mio errore? Dopo il ribaltone dovevo dimettermi dal Parlamento» Silvio Berlusconi ieri il leader di Forza Italia era ospite a «Mixer» di Gianni Minoli