Haarmann, lupo mannaro nella Germania di Weimar di Mirella Serri

Un serial killer aiutato dalla polizia: l'indagine di Lessing Un serial killer aiutato dalla polizia: l'indagine di Lessing Haarmann, lupo mannaro nella Germania di Weimar DNA sequenza interminabile di orrori: il primo teschio venne a galla nel corso d'acqua che costeggia il castello di Herrenhausen, a Hannover, il 17 maggio 1924. Lo trovarono giocando alcuni bambini. Dopo una decina di giorni altri due crani fecero la loro agghiacciante apparizione trascinati dal fiume che attraversa la città della Bassa Sassonia. La perizia medicolegale dichiarò che si trattava di resti ossei appartenenti a giovani di età compresa tra i 18 e i 20 anni. Un altro mostruoso reperto fu trasportato dalla corrente qualche giorno più tardi e risultò essere di un ragazzino di 11-13 anni. Le settimane di giugno portarono al ritrovamento di mia notevole quantità di ossa. Ai primi di luglio erano stati ritrovati circa 500 resti umani, quasi tutti appartenenti ad adolescenti. Il terrore del «lupo mannaro» si diffuse per la città dove, nei tormentati anni del dopoguerra, il ladrocinio, la prostituzione, la truffa erano all'ordine del giorno. Nella Germania di Weimar, travagliata da lotte sociali e inflazione, e in particolare ad Hannover, era intenso il traffico di bestiame rubato e macellato clandestinamente e quello di abiti e di biancheria usata. E fu proprio uno dei tanti capi di abbigliamento delle vittime, riciclati dopo il delitto, che mise la polizia sulle tracce del lupo mannaro. Dopo che il serial killer fu arrestato, si scoprì che lo squartatore aveva anche venduto in gran quantità le carni dei ragazzini, che aveva adescato e massacrato. Aveva un viso gentile e maniere urbane Friedrich Haarmann, detto Fritz. Solo lo sguardo era gelido, imperturbabile, e tale rimase anche quando crollò sotto il peso delle schiaccianti prove di più di 30 delitti a cui si era dedicato per circa sei anni. Fritz, noto negli ambienti omosessuali, era stato più volte condannato per furto, per violenza carnale su minori. Aveva alle spalle un'infanzia difficile: violentato a sette anni a scuola, era stato sul punto di sposarsi dopo aver messo incinta la fidanzata. La cosa più incredibile fu la trascuratezza della polizia nelle indagini: più volte, a seguito di denunce dei genitori dei ragazzi scomparsi, si fu a un soffio dall'individuare l'assassino che uccideva le sue vittime durante gli amplessi, azzannandole alla gola, e che poi ne sezionava i corpi con meticolosa applicazione. A ricostruire le fasi della vicenda giudiziaria, e soprattutto l'incuria degli agenti, fu Theodor Lessing, medico, filosofo socialista e nietzschiano che denunciò i lati oscuri della lunga istruttoria contro Haarmann nei suoi reportages giornalistici e nel libro che all'epoca suscitò scalpore e che adesso esce in Italia da Adelphi: Haarmann. Storia di un lupo mannaro. La polizia, di fronte ai massacri di Haarmann, nonostante fosse un personaggio ben noto e conosciuto per le sue continue violazioni della legge, volle chiudere entrambi gli occhi. Contrariamente allo stereotipo del serial killer, il massacratore Fritz dal sorriso gentile - che a detta dei vicini sapeva rammendare, confezionare salsicce, conservare egregiamente il grasso della carne in bottiglia - non era affatto mi personaggio triste né solitario. Saltuariamente, se uno dei due non era in carcere, conviveva con il suo amico, il bel giovanotto Hans Grans, anche lui ladro, truffatore, e persino seduttore di ingenue fanciulle. Grans, di cui lo squartatore si era innamorato, nel processo fu considerato suo complice negli omicidi. Nei suoi vari appartamenti si faceva spesso bisboccia, scorreva lo champagne e il denaro non mancava. Nell'ultimo, in cui furo- no trovate tracce degli sgozzamenti, c'era un sottoscala dove venivano custoditi, accanto ai cadaveri chiusi in sacchi, vasetti di cioccolata, dolciumi, formaggi. Haarmann ospitava e nutriva gruppi di studenti, vagabondi, ragazzini curiosi. Il lupo mannaro, e questo è il hello, veniva anche chiamato nel quartiere il «signor agente» poiché, come tutti sapevano, era un informatore della polizia. Una tecnica per convincere le giovani vittime a seguirlo nelle stanze dove le avrebbe violentate e poi uccise era di offrire la sua protezione a ragazzetti che magari avevano compiuto qualche furtarello. Non era millantato credito, perché i suoi rapporti con il commissariato erano ottimi. Un giorno - racconta Lessing, traendo i suoi materiali dai verbali del processo, circa 60 volumi - due prostitute amiche del mostro, una delle quali era anche l'amante di Grans, si presentarono al commissariato perché avevano notato alcune singolari coincidenze. Avevano visto transitare per la casa di Haarmann due dei ragazzi di cui i giornali avevano denunciato la scomparsa. E non solo. Le lucciole raccontarono di aver visto in casa di Haarmann gli abiti dei due giovani e «un grembiule sporco di sangue e una grossa pentola piena di carne». Ne presero due pezzi, coperti di peli. Si erano quindi rivolti al commissario Mùller, al cui servizio lavorava Haarmann, che, incredulo sulla loro storia, portò la carne al medico legale. Costui, a sua volta, invece di esaminarla al microscopio disse che si vedeva chiaramente che erano cotiche di maiale. A seguito di una denuncia di coinquilini che non vedevano di buon occhio il via vai nelle stanze di Haarmann, una perquisizione molto sommaria degli agenti non portò a nulla. L'assassino, quando fu messo sotto torchio dagli agenti, ricordò che, proprio in quell'occasione, nascosta dietro la stufa c'era la testa di un cadavere appena sgozzato che lui stava riducendo in pic¬ coli pezzi. Haarmann, riconosciuto colpevole, venne condannato a morte e fu giustiziato nell'agosto del 1925. Anche l'amico Hans venne condannato alla pena capitale, poiché il maniaco raccontò che in almeno un paio di occasioni lo aveva aiutato nell'adescamento e istigato all'omicidio per rivendere gli abiti delle vittime. Il libro di Lessing però contesta il verdetto. Sostiene che giudici faciloni avevano accettato l'accusa di Haarmann contro il giovane amante (la cui pena venne poi commutata a 12 anni di carcere), formulata solo per vendetta. Il processo assunse i connotati di un processo politico. L'attacco di Lessing contro la polizia fu interpretato come l'aggressione che i fautori della Repubblica di Weimar portavano contro una delle più salde istituzioni del Paese. Tra gli avvocati, invece, vi fu chi per ingraziarsi le autorità c-saltava l'era guglielmina e bismarckiana contro «la Repubblica che partorisce mostri come Haarmann». Il Politecnico di Hannover, dove il cronista improvvisato insegnava da oltre vent'anni, avviò nei suoi confronti mi procedimento disciplinare. Il destino del socialista Lessing era cosi segnato: doveva pagar caro il suo interessamento al caso Haarmann. Nel 1933 riparò in Cecoslovacchia e lì i nazisti lo assassinarono dopo che sulla sua testa era stata posta una taglia di 80 mila marchi. Mirella Serri gppdenti, vagabondi, ragazzini curiosi. Il lupo avrebbe violentate e poi uccise era di offrire la Uccise 30 ragazzini li macellò e vendette le loro carni