L'illusione di non essere pupi, le stelle del balletto con le rughe

E' finita la scorta di «balle» LETTERE AL GIORNALE L'illusione di non essere pupi, le stelle del balletto con le rughe Siamo marionette come dice Pirandello Chiude a Palermo lo storico Museo della marionetta di Antonio Pasqualino. Lu Stampa, 23 febbraio. Peccato! Per me è come se fosse deperito uno dei miti della mia infanzia. Da bambino, 45 anni fa, mio nonno, appassionato dei Paladini di Francia e degli altri romanzi cavallereschi adattali alla fantasia popolare, aveva realizzato per la provincia di Siracusa un'opera dei pupi (un teatro dei pupi, itinerante). Per me fu come se le fiate si fossero concretate, cioè avessero preso forma in quei personaggi veri, vestiti e armati, non certo in carne e ossa, ma di legno. Era come se quei figuri di legno ci avessero dentro l'anima, anzi ognuno un'anima diversa. Non volevo vedere i fili che venivano tirati dall'alto. Volevo illudermi che i pupi si muovessero eh moto proprio. Anche le voci, tutte variate da una o due persone che stavano sul soppalco del palcoscenico, volevo immaginarle uscite dai petti di quei pesanti fantocci, che comunque facevano salti e balzi agilissimi. L'impresa di mio nonno falli dopo poco tempo. Non era più il tempo. Funzionavano già i cinema. Gualche anno dopo è venuta la televisione. Sono apparsi i cartoni animati televisivi, e io mi appassionai a questi. Più tardi, lessi l'amara espressione di Luigi Pirandello: «Pupi siamo! Tuta pupi». E capii perché il pubblico dell'opera dei pupi non voleva vedere i fili e le persone che muovevano quelle marionette, perché vogliamo illuderci che non siamo marionette pure noi. Poi venne l'epoca della strategia della tensione e delle trame oscure della mafia. E si parlava del «puparo», del «grande vecchio». Ma oggi che siamo «tutti pupi» davvero, ho capito che i pupari si nascondono nei vari luoghi del potere, dentro i coordinamenti politici, dentro le redazioni dei giornali, dentro i Palazzi di giustizia, den- tro l'amministrazione della Rai. C'è il cinema, che ci illude più abilmente, c'è il teatro di Pirandello che ci inette a nudo le maschere; ma resta la grande società delle marionette coi suoi pupari. Che ne facciamo del Museo della marionetta di Palermo? Corrado Barone, Brescia Movimenti legati e risparmio di fiato Se ho capito bene, gli enti dello spettacolo chiedono soldi, e questi sono dei contribuenti. Seguo le attivila artistiche e mi chiedo se a volte non si esagera con l'intellettualità, specie nel balletto che si sta tentando di far diventare popolare. Festival dal Nord al Sud e confesso che di alcuni ci ho capilo ben poco e, pur essendo lontano da essere moralista, i nudi a volte li ho trovati non proprio di buon gusto. Ho visto tante rughe! Fracci, Alonso, Jeanmaire, Savignano, Carlson etc, con perizia si attorniano di partner più giovani (così le alzano senza fatica) e giovani ballerini che potrebbero emergere se le stelle cadenti lasciassero il posto, invece di offrirsi con movimenti legati e risparmio di fiato. I critici non esistono più? Fanno la cronaca, il riassunto dello spettacolo e va sempre tutto bene, sempre tutti bravi e con carisma! Dovrebbero mescolarsi alla folla di uscita e udirne i commenti. Si applaude anche per cortesia verso una vecchia stella che fa quel che può e i fiori sono compresi nelle spese. Scusate lo sfogo, ma ci sono tanti giovani che si vedrebbero volentieri e, anche nelle coreografie, ci fosse un po' più di nuovo! In verità, anche al Regio avrei preferito un Rodolfo, Mimi e compagni un po' più agili e attendibili. Gradirei un parere di altri lettori. Scusate se, a 70 anni, non scrivo bene come Arbasino. Giuseppe Guasti, Torino Come gli Ufo sulle onde hertziane In data 26 febbraio la rubrica televisiva del 2° Canale Format ha presentato un servizio concernente una sconosciuta figura di studioso, del quale nessuna enciclopedia spende una parola, per cui risulta pra¬ ticamente sconosciuto. Eppure, di questo studioso e dei relativi studi parlò nel 1915 il quotidiano francese Le Matin. Lo studioso si chiamava Rota, forse Augusto, e assicurava che era possibile far viaggiare a grande velocità dei veicoli, fermarli sospesi per aria e farli ripartire, senza l'ausilio di al¬ cun motore, ma sfruttando le onde hertziane, ovvero l'energia elettromagnetica. In pratica, dei veicoli che si sarebbero comportati come i tanto discussi Ufo. Di questo studioso italiano non si sa quasi nulla e dei suoi studi si sa poco. E' possibile sapere di più di questo inge- gner Augusto Rota, che risulterebbe morto a soli 28 anni e dei suoi studi sui veicoli che viaggiano sfruttando le onde hertziane? Giorgio Jade, Imperia Grazie Alberto e viva lo sci Grazie alle splendide vittorie di Tomba, Compagnoni e Kostner ai Mondiali di sci in Spagna, e certo di avere la solidarietà di molti ascoltatori e lettori, ho trovato la forza per reagire a un insulto ricevuto qualche giorno fa dall'onorevole Sgarbi che questa volta, anziché limitarsi a dare dell'idiota agli avversari, lo ha dato a me e ad altri ignari milioni di persone, praticanti dello sci oppure soltanto appassionate di questo splendido e amato sport. Sapevamo, per sua stessa ammissione, che il critico odia il sole (lo vediamo!) e che egli, così vitale, incredibilmente non prova passione per nessuno, ma proprio nessuno sport, e neppure ne pratica. Il giorno 13 febbraio (con replica il 14), visibilmente alterato dall'ira, anziché gioire della lieta atmosfera di San Valentino ha pronunciato parole di profondo disprezzo verso lo sci, pensando che ciò che non interessa lui sia sempre e comunque solo spazzatura. Tutto questo soltanto perché lui doveva ascoltare il Tg3 delle 12, mentre questa rete a quell'ora si è collegata con la Spagna e lo ha privato dell'informazione. Figuriamoci, con decine di Tg sulle varie reti e giornali radio ogni mezz'ora! Testualmente ha detto: «Non c'è cosa più disgustosa dei Mondiali di Sci... gente che scia... tutti uguali... tutto bianco», concludendo con un solenne: «Ma chi se ne frega dello sci!». Rinunciando a sperare che il professore capisca che gli inte¬ ressi della gente per fortuna sono molteplici e che anche chi ama Proust, Bach o Masolino da Panicale può contemporaneamente avere passione per questo magnifico sport della natura, concludo con un «grazie Alberto, Deborah, Isolde!». Luciano Reifava Arquata Seri via (Al) I pochi italiani che non teleapplaudono II vecchio sempiterno teleconduttore presenta le moltitudini di canzonettisti sorridendo volpino. Per la più parte le canzonette sono rimasticate lagne senza genio, giaculatorie più o meno musicali che qualcuno cerca di «avvalorare» andando al microfono a piedi nudi o in mutande. Lo sterminato pubblico della sala Ariston e di milioni di domestici salotti, il vecchio teleconduttore lo conosce bene. Non per niente l'ha creata Lui, la sterminata plaudente platea, in decenni di telegiochini, teleiacrime e telesbracate volte a sloggiare dall'animo collettivo ogni «intellettualistico» critico pensierino. Sì, è vero, ci sono Mare, Ambre, Fiorelli e Castagne, a ruotare ne! a pubblica e nella privata teleorbita; ma si tratta solo di Suoi travestimenti... E mentre la sterminata platea canzonettiera applaude e lacrima, un'altra sterminata platea impreca e accusa - di persona o per telefono - da decine di studi tv. Un mare di usurati, sfrattati, sieropositivi, protestati, indagati, e perfino di vedove dei concorsi Barilla, chiede giustizia allo «Stato latitante». Gli altri, gli ormai non molti altri italiani che non teleapplaudono, non telegiocano, non telepiangono e non teleprotestano, seguitano a sgobbare e tirare avanti in silenzio. Attilio Seccia Guardiagrele (Ch)

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