Bruciata la casa del pentito di A. R.

Bruciata la casa del pentito Palermo, vendetta dei clan messi in ginocchio dalle sue rivelazioni Bruciata la casa del pentito Con le sue denunce fece scoprire il bunker della mafia PALERMO. Giunge immediata la risposta dei boss dopo la scoperta dei due bunker sotterranei della mafia colmi di armi (in uno c'era persino im lanciamissili). Nelle campagne di San Giuseppe Jato, a 35 chilometri da Palermo, lo stesso paese dove l'altra settimana fu localizzato l'arsenale di Cosa nostra, domenica pomeriggio è stata cosparsa di benzina e incendiata la casa del giovane pentito Giuseppe Monticciolo, colui che ha messo gli inquirenti in condizione di scoprire la santabarbara. La villetta è disabitata da due settimane, da quando Monticciolo (27 anni, muratore, ritenuto uno dei più fidi picciotti del boss latitante Giovanni Brusca) ha cominciato a collaborare con la giustizia. Subito dopo il pentimento è stato incluso nel programma di protezione della Direzione nazionale anti¬ mafia e condotto con i familiari in una località segreta lontana dalla Sicilia. Giovanni Brusca continua a esercitare una forte influenza nel suo territorio. E la spedizione punitiva in contrada Jato ha confermato che il boss - diventato capo della «famiglia» di San Giuseppe Jato dopo l'arresto dell'anziano padre, Bernardo, dieci anni fa al tempo del primo maxiprocesso - è più che mai sulla breccia e in grado di colpire in qualunque momento. Giuseppe Monticciolo aveva cominciato a dissociarsi, facendo le prime rivelazioni, poche ore dopo il suo arresto con altre 18 persone. Il giovane, genero dell'altro boss Giuseppe Argento, a San Giuseppe Jato non è il primo pentito. E' stato preceduto da un altro picciotto da tempo assurto a notorietà: quel «Balduccio» Di Maggio che con le sue dichiarazioni ha contribuito alla cattura di Riina e a mettere nei guai Giulio Andreotti. Fu proprio Di Maggio a parlare dell'ormai famoso bacio tra il senatore a vita e il boss dei boss. Il clan di San Giuseppe Jato è stato tradizionalmente il più leale e sottomesso alla «famiglia» egemone dei Corleonesi di Riina e Provenzano. Brusca è stato ritenuto finora intoccabile anche perché è figlioccio di Rima, che fu padrino al suo battesimo e che, secondo i pentiti, quasi come un'investitura gli affidò il compito di pigiare il pulsante che causò la strage di Capaci. Sono più che mai in ascesa, nel borsino della mafia, anche le quotazioni di Pietro Aglieri, altro rampante boss della penultima generazione. Molti sono convinti che la leadership al vertice di Cosa nostra sia oggi contesa proprio tra Brusca e Aglieri. [a. r.]

Luoghi citati: Capaci, Palermo, San Giuseppe Jato, Sicilia