Il calcio orfano di Massimino

Propose di acquistare l'amalgama Morto in un incidente stradale a 69 anni: famoso per la passione e le clamorose gaffes Il calcio ori ano di Massimino Addio al presidente del Catania CATANIA. Logorato dal diabete che lo aveva ridotto alla cecità, assediato dagli ultras che un paio di settimane fa lo avevano picchiato, il padre-padrone del Catania Calcio Angelo Massimino, 69 anni, ieri se n'è andato per un banale incidente stradale. Lo storico presidente della squadra rossazzurra, l'uomo più amato e odiato della città, ieri alle 14,30 è stato sbalzato fuori dalla Bmw guidata dal genero Giuseppe Insalaco, 55 anni, mentre stava percorrendo l'autostrada Palermo-Catania. Andava a Palermo a sollecitare altri interventi economici per la sua squadra, il «tormento» di una vita intera. L'auto per via del ghiaccio e di un forte temporale è andata a sbattere contro un guard-rail e si è capovolta. Massimino, finito sul selciato, ha battuto violentemente il capo. E' stato soccorso, è arrivato anche l'Elisoccorso, ma per lui non c'era più nulla da fare. La salma è stata trasportata al cimitero di Termini Imerese, accompagnata dallo stesso genero. In gioventù Massimino era stato emigrante in Argentina; tornato a Catania aveva messo su con i fratelli un'impresa edile con la quale aveva fatto fortuna. Il calcio l'aveva nel sangue, e non si può dire che non lo conoscesse: preso in giro tante volte per i suoi svarioni lessicali, osannato per le promozioni della squadra, aggredito ogni qual volta i risultati sportivi erano scadenti; l'ultima, appena il mese scorso quando un gruppo di tifosi esaltati scavalcò la recinzione del campo di allenamento e prese a calci e a pugni lui e alcuni giocatori. Molti ricordano quel suo piglio deciso davanti la «porta 19» del vecchio stadio Cibali, quella delle autorità e della stampa, quando era lui a stabilire chi dovesse entrare e chi no. Poi le tante frasi diventate quasi delle leggende metropolitane: i «voli charleston» al posto di «charter», il «campo agguerrito» per dire «allagato», l'«amalgama» da comprare per rafforzare la squadra. Dopo la radiazione del Catania Calcio decisa dalla Figc nell'estate del '93, la sua riammissione nel campionato di Eccellenza e ima infinita battaglia legale che non si è ancora conclusa, Massimino aveva regalato alla città le ultime due promozioni della sua vita. Quest'anno la squadra milita in C/2 ma due delle tre volte che la squadra è andata in serie A si devono a lui. «Con la sua scomparsa, Catania ha perduto uno dei suoi figli più generosi e genuini - dice il sindaco Enzo Bianco - ognuno di noi conserverà, dentro la propria memoria, un aneddoto, un sorriso, un gesto di quest'uomo». I tifosi adesso temono per il futuro della loro squadra perché avvertono il rischio che nessuno, dopo di lui, vorrà prenderne le redini. La città calcistica, oltretutto, si è spaccata un paio di anni fa quando sulla scena riapparve l'Atletico Catania, guidato da Franco Proto, adesso in C/1. Da un lato la squadra del manager, tutto calcolo e immagine; dall'altra, la squadra «casereccia» e sanguigna dell'imprenditore edile venuto su dalla gavetta. E' stata una lotta senza quartiere, seguita con passione dalla Catania sportiva ma che ha lasciato indifferente il resto della città, distratta da problemi ben più gravi. Ma lui il suo contributo a Catania lo ha lasciato; e perfino i pentiti hanno detto di lui: «Alla mafia non ha mai voluto pagare il pizzo. Piuttosto disse che si sarebbe fatto tagliare a pezzi». La «prima volta» di Massimino alla guida del Catania risale al 1969. Porta subito la squadra in serie A. Lascia per un anno, poi ri¬ prende in mano la società e, nell'83, l'altro balzo nella massima serie, l'ultimo che Catania abbia vissuto con l'Olimpico di Roma gremito da 30 mila tifosi venuti da Catania. Nell'87, travolto dalle polemiche e dalle proteste dei tifosi, Massimino si decide ancora una volta a passare la mano. Riprende la squadra nel '92 e ricomincia da zero. «E' stato uno dei pochi presidenti con i quali ho avuto un rapporto umano e sincero - diceva ieri sera, commosso, l'allenatore Mario Russo - mi ha insegnato a credere in questa squadra, come lui ha sempre fatto, nonostante tutto». Fabio Albanese Propose di acquistare l'amalgama perché la squadra era in crisi e di organizzare un volo «charleston» Angelo Massimino, morto ieri in un incidente. A sinistra, assieme ad un gruppo di tifosi nello stadio Cibali di Catania

Persone citate: Angelo Massimino, Enzo Bianco, Fabio Albanese, Franco Proto, Giuseppe Insalaco, Mario Russo