«Cercate i criminali serbi? Sono a sciare»

«Cercate i criminali serbi? Sono a sciare» EX JUGOSLAVIA Il gestore della seggiovia sopra Sarajevo rivela soddisfatto: sono tutti sportivi provetti e appassionati «Cercate i criminali serbi? Sono a sciare» Karadzic e Mladic si riposano sulle piste del monteJahorina ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Appassionato di sci. Il generale Ratko Mladic, comandante in capo delle milizie serbo-bosniache, nonché primo sulla lista dei criminali di guerra stilata dal tribunale internazionale dell'Aia, sarebbe un provetto discesista. Impegni permettendo, il generale passa ogni momento libero sulla neve. A rivelare l'amore di Mladic per i fine settimana in montagna è stato Darko Rudic, gestore di una seggiovia sul monte Jahorina, la montagna che sovrasta la capitale bosniaca. Non celando il suo orgoglio, Rudic ha confidato al giornale britannico The Guardian che da lui continuano a venire tutti i dirigenti serbo-bosniaci, compreso il «presidente» Karadzic e i suoi familiari. «1 nostri migliori combattenti» dice Rudic. E tutti sciatori eccellenti. Poco importa che siano tutti sul¬ l'elenco dei criminali di guerra dell'Aia: le loro abitudini non sono cambiate. Amanti dello sport bianco, appena possono si lanciano sulle piste innevate. Ma il gestore della seggiovia più mondana di Sarajevo non vuole rivelare quando è stata l'ultima volta che il generale Mladic ha sciato sul monte Jahorina. «Si tratta di un segreto militare». Puntuale, lo scorso weekend è riapparsa invece la famiglia di Karadzic. L'impianto di Jahorina, costruito per le Olimpiadi invernali di Sarajevo, nel 1984, è tuttora in ottime condizioni. Ma la più nota montagna bosniaca è stata da sempre la meta preferita della nomenklatura comunista. Nelle radure tra i boschi ci sono tuttora le belle ville dove i dirigenti titilli trascorrevano le vacanze invernali. «La guerra non ha cambiato molto. Sul monte Jahorina una sola zona è minata, ma tutti la conoscono. E comunque lì non ci sono piste da sci» dice Rudic. Ma il gestore della seggiovia è alquanto preoccupato per il futuro del suo impianto. Finora la zona era controllata dai miliziani serbi, ma le mappe geografiche stabilite dagli accordi di Dayton restituiscono una parte del territorio alla federazione bosmacocroata. La suddivisione è stata fatta in modo tale che l'inizio delle piste rimarrà in mano ai serbi, mentre la discesa terminerà nel territorio che sta per ritornare ai musulmani e ai croati. «E' una cosa assurda» dice Rudic. Certo, è facile immaginare la scena in cui la polizia federale si lancia alla caccia dei criminali di guerra serbi sulle piste del monte Jahorina. Oppure Karadzic e Mladic sugli sci che si buttano diritto nelle braccia dei poliziotti bosniaci. «Saremo costretti a dirottare le piste» spiega Rudic. Intanto, di fronte al dilemma «criminale di guerra, sì o no» si è trovata la polizia francese che sabato, all'aeroporto parigino di Roissy, ha fermato il vicepresidente serbo-bosniaco Nikola Koljevic. Il braccio destro di Karadzic è arrivato a Parigi da Belgrado quando è stato bloccato dagli agenti francesi. Contro Koljevic esiste infatti un mandato di cattura spiccato nel 1992 da un giudice di Sarajevo che l'ha incriminato di genocidio. Koljevic, rimasto per alcune ore nelle mani dei poliziotti di Roissy, è stato liberato soltanto in seguito all'intervento delle autorità francesi. Il dirigente serbo-bosniaco gode infatti di status diplomatico, ma soprattutto non figura sulla lista dei criminali di guerra del tribunale internazionale dell'Aia. Ieri all'Aia ò iniziato il processo contro il generale serbo-bosniaco Djordje Djukic, accusato di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. L'alto ufficiale dell'esercito di Karadzic, arrestato a fine gennaio dalla polizia bosniaca a Sarajevo e trasferito con un'azione blitz della Nato all'Aia, è stato incriminato per le atrocità compiute durante l'as¬ sedio della capitale bosniaca. Il sessantunenne Djukic, uno dei collaboratori più stretti del generale Mladic, era il responsabile della logistica. «L'accusa si basa sull'appoggio che il generale Djukic ha dato alle operazioni dell'esercito serbo-bosniaco, compresi i bombardamenti di bersagli civili durante l'assedio di Sarajevo dal maggio 1992 al dicembre 1995» ha dichiarato il pubblico accusatore Richard Goldstone. Durante questo periodo a Sarajevo sono state uccise diecimila persone. «Capisco l'accusa, ma mi ritengo non colpevole» ha dichiarato il generale Djukic dopo aver ascoltato i capi di imputazione. Ingrid Badurina Fermato in Francia e rilasciato con tante scuse il numero due di Pale