«Sì alla rivolta fiscale»

Ricossa: inutile trattare con ipolitici « Sì alla rivolta fiscale » Ricossa: inutile trattare con ipolitici IL PROFESSORE ALL'ATTACCO PROFESSOR Ricossa, lei a fine Anni Ottanta guidava con Antonio Martino il «Movimento di liberazione fiscale» che nell'89 proprio al cinema Lux di Torino organizzò una grande manifestazione dei «contribuenti tartassati». Sette anni dopo, stesso cinema, stessa platea, stessa rabbia. Cosa è cambiato? ((Assolutamente niente. Non servì a niente la nostra protesta, non servirà a niente quella di adesso. Anzi, da allora la pressione fiscale in questo Paese è aumentata. Nell'89 molti politici fecero promesse, nessuno le mantenne. E dire che si sono susseguiti parecchi governi e non so quanti ministri del Tesoro». Perché le cose sono andate così? «Perché è più facile aumentare la pressione fiscale che ridurre gli sprechi». Ma anche sette anni fa un politico sarebbe stato trattato come ieri il professor Prodi? «Forse sì, ma allora i politici si guardarono bene dal venire al cinema Lux: gli statalisti non si erano nemmeno fatti sentire. Ricevemmo la solidarietà di Pannella e di qualche liberale». Berlusconi dice che Torino è una città-laboratorio che sta anticipando una grande protesta nazionale. Lo pensa anche lei? «No. Però spero che lui abbia ragione, ma sono scettico. Torino ha certamente più senso nazionale e civico di altre città, ma alla fine prevarrà ancora una volta lo spirito italiano, seguendo il quale è meglio aggirare l'ostacolo piuttosto che abbatterlo. Insomma sarà più facile non pagare le tasse, o pagarle per poi chiedere allo Stato di restituire il denaro attraverso sussidi e crediti agevolati, piuttosto che fare una vera rivoluzione fiscale. E in questo l'Italia dimostra scarso senso democratico. Ah, com'è lontana l'America, dove la democrazia stessa nacque da una rivolta fiscale...». Martino dice che la sinistra è il partito delle tasse, ma in questi anni la sinistra non è mai stata al governo. Non le pare una contraddizione dare le colpe della pressione fiscale a una sola parte politica? ((A prima vista potrebbe sembrare, ma non è così. E per capirlo bisogna guardare bene al ruolo del sindacato nel rapporto con gli ultimi governi. C'è stata una collusione evidente, e con la scusa di controllare l'inflazione si è diminuito il potere d'acquisto dei salari. Così oltre agli autonomi, che non ha mai tutelato, il sindacato non ha fatto gli interessi neppure dei lavoratori dipendenti. E commercianti ed artigiani sono colpiti due volte: sono lasciati soli, e il loro giro d'affari diminuisce perché la gente ha meno denaro da spendere. Ecco perché è l'ora della rivolta fiscale». Per andare verso una forma di federalismo, come chiede il presidente della Camera di commercio di Milano, Piero Bassetti, che vorrebbe coinvolgere Comuni e Regioni? «Non ne sarei così sicuro. Vi ricordate quando nacquero le Regioni? Il governo promise uno snellimento della burocrazia, in realtà sappiamo che alla burocrazia di Roma si sommò la burocrazia delle Regioni. Non vorrei che in futuro alle tasse di Roma si sommassero quelle di Torino, Milano, Venezia. Sarebbe una bella beffa». Flavio Corazza Sergio Ricossa docente di Politica Economica all'Università di Torino

Persone citate: Antonio Martino, Berlusconi, Flavio Corazza, Pannella, Piero Bassetti, Professor Ricossa, Ricossa, Sergio Ricossa