«Intellettuali arabi, dove siete?»
«Intellettuali arabi, dove siete?» «Intellettuali arabi, dove siete?» Appello antiterrore dello scrittore palestinese Habibi POLITICA E LETTERATURA G GERUSALEMME LI attentati mortali a Gerusalemme e Tel Aviv hanno accresciuto in me la depressione contro la quale combatto già da un anno con l'assistenza di eccellenti medici israeliani. Mi sento come una «piuma al vento», secondo il detto arabo. Forse che noi, che ci reputiamo intellettuali, forse che la nostra parola non ha la minima influenza per spezzare il circolo vizioso degli spargimenti di sangue? Penso che questa sia la sensazione in entrambi i popoli in questi giorni tremendi. Mi sia concesso di esprimere il sentimento della «maggioranza silenziosa» del mio popolo palestinese, in Israele e nei Territori. In questi giorni seguiamo con apprensione i mutamenti di umori dei leader dei nostri due popoli, Shimon Peres e Yasser Arafat. Voglia il cielo che i colpi sanguinosi, sferrati contro di loro e contro la loro aspirazione alla pace, ottenga l'opposto di quanto si prefiggevano i criminali attentatori contro civili innocenti: che aumenti dunque la cooperazione fra i nostri leader, e li affratelli nella aspirazione di portare a buon fine il processo di pace. Non c'è alcuna ragione per giustificare attentati terroristici proprio quando questa aspirazione si sta trasformando in un segno di patriottismo per i nostri popoli. I sentimenti di vendetta si sono sempre rivelati dannosi per i palestinesi. Questi sentimenti non derivano, né possono derivare, da imperativi religiosi né musulmani, né ebraici, né cristiani. Servono soltanto a far nero l'aspetto della religione e aiutano le forze negative che esistono in tutti i popoli. Mi auguro che la destra israeliana si asterrà, questa volta, dallo sfruttare questi attentati a fini elettorali. Fino a ieri attaccavano Peres per il fatto che l'Autorità palestinese, guidata da Arafat, vuole la vittoria elettorale di Peres. Cosa diranno adesso che è chiaro che questi ultimi attentati criminali aiutano la destra nella sua campagna elettorale? Nonostante tutto non penso che noi - intellettuali dei due popoli siamo una «piuma al vento». Noi avremo compiuto il nostro compito e avremo influenzato l'andamento delle cose se aiuteremo la «maggioranza silenziosa» a non essere più silenziosa. La questione dolorosa «Dove eravate?» - che ha fatto uscire la coscienza ebraica dal suo letargo, si staglia oggi di fronte alla società palestinese in tutta la sua gravità. Non è più lecito lasciare la risposta a questa domanda dolorosa ai soli politici palestinesi che aspirano alla pace. Io so che costoro fanno tutto il possibile. Il nostro compito è quello di smettere di tergiversare nella condanna del terrorismo contro gli israeliani, nel nome della religione o nel nome di una qualche vendetta. Faccio appello ai miei colleghi palestinesi perché agiscano oggi, senza più perdere tempo, affinché un giorno - ci mancherebbe altro! - non debbano rispondere a quella domanda: «E voi, dove eravate?». La società palestinese non è capace, dal punto di vista storico, di misurarsi con una situazione di tipo algerino. Non avrebbe le forze per affrontare un tale stato di cose. Si tratta di una questione esistenziale per noi palestinesi. Sopravvivere o perire. Emile Habibi Copyright «Maariv» e per l'Italia «La Stampa» Emile Habibi ha ricevuto nel 1990 da Yasser Arafat il Certificato di Merito dello Stato di Palestina e la medaglia di Gerusalemme per la cultura, la letteratura e l'arte. Nel 1992 ha anche ricevuto il Premio Israele, primo scrittore araboisraeliano a ricevere un riconoscimento del genere. Ha scritto cinque romanzi, il più noto dei quali è «L'ott-pessimista». Per anni è stato direttore della rivista comunista «al-lttihad». Negli ultimi anni ha abbandonato il pc israeliano.
Persone citate: Arafat, Emile Habibi, Faccio, Habibi, Peres, Shimon Peres, Yasser Arafat
Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Italia, Palestina, Tel Aviv
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