Ivanisevic, è tiro al piccione di Stefano Semeraro

Il croato vince il torneo di Milano battendo a suon di ace lo svizzero Rosset Ivanisevic, è tiro al piccione Il croato vince il torneo di Milano battendo a suon di ace lo svizzero Rosset Goranfa il bis nel doppio in coppia con Gaudenzi Una finale senza emozioni: il pubblico s'è annoiato MILANO. Con in campo i due pivot dui circuito - 2 inetri Rosset, 1,94 Ivanisevic - era difficile immaginare un canovaccio diverso per la finale degli Italian Indoors. Goran è uno capace di servire mille acc all'anno - ieri ne ha piazzati altri venti - Marc in semifinale aveva stampato trentaquattro servizi a più di duecento all'ora sulle apatie di Kafelnikov. Insomma, i due picchiano fortissimo. Goran un po' di più. Come dice Forget, «con altri grandi battitori la palla la vedi arrivare, ci arranchi dietro, magari la scheggi. Con Goran no. Con lui vedi la pallina che si alza dalla mano e contemporaneamente te la ritrovi alle spalle». Più che una prima di servizio, un balzo nell'iperspazic. E dire che Ivanisevic sarebbe anche un talentacelo, con il «gancio» mancino sa fare di tutto, e Rosset è uno capace anche di carezzarla, la palla, oltre che di stuprarla. Ma, come ha spiegato una volta Chang il saggio, «molti dei più bravi, tecnicamente sono dotatissimi, ma sarmo che tirando forte fanno meno fatica a guadagnarsi il punto, quindi perché rischiare?». Cosi il primo set fila via in un amen - due risposte azzeccate da Goran bastano a imbastire il break decisivo - e il secondo inizia nella stessa maniera, un tiro al piccione che amputa senso e divertimento dal campo. Più che un match di tennis, sembra una puntata di «Chi l'ha visto?», con la pallina e lo spettacolo nel ruolo dei ricercati. Le tribune sono intorpidite. I giornalisti sostituiscono i pallottolieri ai taccuini, il pubblico non protesta nemmeno, come fecero i parigini a Bercy nel '93, rispondendo con zufolate inferocite agli ace che Goran snocciolava sul cranio del povero Medvedev. Forse dormono tutti. Pippo Rosset, gran balordo, allora s'inventa una gag, nascondendosi dietro a un raccattapalle. Ivanisevic sta al gioco, e manda un altro ragazzino in tuta a servire, Rosset fa finta di bucare la risposta e per un minuto è varietà. Sul 4-3 Goran concede una pallabreak e qualcuno risolleva una palpebra: un ace da sinistra, un ace da destra, un totale di due ace e la partita toma quella di sempre. Finisce al tie-break, poco più tardi, dopo appena cinquantanove minuti e Rosset azzecca l'unica risposta buona della giornata quando al microfono di Lea Pericoli, durante la premiazione, chiede al pubblico in perfetto italiano: «C'è qualcuno che sa dirmi come si fa a battere Ivanisevic?». Superpippo proprio non lo sa, d'altra parte, contro Ivanisevic ha perso nove volte su undici. Gli risponde il diretto interessato, in conferenza stampa, dopo aver vinto anche il doppio in coppia con Gaudenzi: «Oggi mi sentivo imbattibile, credo davvero di stare giocando il miglior tennis di sempre. Perché? Forse è merito del mio nuovo coach, che è un mio amico e mi fa sentire più libero. Forse perché sono così stanco, dopo quattro finali consecutive, che non ho energie per arrabbiarmi e resto concentrato sul match». Il solito recital paradossale del numero sei del mondo, insomma, prima di sfoderare patriottismo e sentimenti: «Sono orgoglioso di essere l'ambasciatore della Croazia nel mondo, fare il portabandiera della mia squadra a Barcellona è stata la cosa più emozionante della mia vita». Più prosaicamente eretico Rosset: «Le Olimpiadi piacciono anche a me, per farle piacere a tutti i tennisti bisognerebbe però rimpolparle di soldi e punti validi per la classifica. Vi siete annoiati? Non è colpa mia, io pensavo a vincere. La prossima volta fatene arrivare altri due in finale...». Ma ci sarà, un'altra finale a Milano? Patron Bartoni giura di sì, coccolandosi le 45 mila presenze che significano bilancio in pareggio: «Ho lavorato gratis un anno, ma va bene lo stesso, ho vinto la mia scommessa, il torneo ora è commercialmente solido e resterà in città. Il Palatrussardi è brutto? Vero, ma lo sapevamo già, in futuro vedremo di rimediare anche a questo». Vorremmo tutti potergli credere. Stefano Semeraro Singolare: Ivanisevic-Rosset 6-3, 7-6 (7-3). Doppio: Ivanisevic/Gaudenzi-Forget/Hlasek 6-4, 7-5.

Luoghi citati: Barcellona, Croazia, Milano