Dacia, corpo a corpo con la donna

Dacia, corpo a corpo con la donna il caso. In arrivo il libro-svolta della Maraini Dacia, corpo a corpo con la donna Le nostre parole fra seduzione e femminismo» « CTORINO HISSA' se la Rizzoli riuscirà a distribuire per [venerdì 8 marzo, festa Ideile donne, Un clandestino a bordo, il nuovo libro di Dacia Maraini, in cui la scrittrice affronta, attraverso racconti e riflessioni, un «corpo a corpo» con i linguaggi femminili, e con esperienze drammatiche come l'aborto, la prostituzione, lo stupro. «Una cosa nuova», lo riconosce lei stessa, rispetto alla sua opera: i romanzi, le poesie, il teatro, la critica. «Naturalmente ho scritto varie volte su temi d'attualità e su questioni del femminismo, ma è la prima volta che ho deciso di concentrare queste riflessioni, in maniera organica, nello spazio di un libro». La forma ò quella di un piccolo saggio, una novantina di pagine, in cui il ragionamento parte sempre da ricordi, memorie, letture, incontri, accadimenti personali, approfondimenti autobiografici, «non escludendo la narrazione, ma mescolandola con l'analisi». 11 saggio è diviso in due parti, circa 30 pagine la prima, una sessantina la seconda. La prima parte dà il titolo all'intero libro: «Il clandestino a bordo della mia nave - si legge in una pagina - è scomparso prematuramente nel buio della notte senza lasciare una traccia, un nome, un ricordo». Quel «clandestino» e il figlio che la Maraini ha perso a 24 anni, per un aborto spontaneo, al settimo mese, quando era unita a un pittore. Il testo che rievoca il doloroso episodio e la lettera aperta apparsa in gennaio su Nuovi Argomenti, la rivista letteraria fondata, tra gli altri, da Alberto Moravia, per lungo tempo compagno della scrittrice, e attualmente diretta da Enzo Siciliano. Anticipata dai quotidiani, la lettera aperta divenne un caso, innanzi tutto perché si pensava rivelasse un segreto gelosamen¬ te custodito: «Ma i giornali sbagliavano, perché di quell'episodio avevo già parlato, nei dibattiti femministi». In realtà il testo ha fatto scalpore soprattutto perché la Maraini vi confessa la propria angoscia di fronte all'aborto, pur riconoscendo l'importanza della legge che lo ha reso legittimo: «L'aborto sembra essere - scrive la Maraini - il luogo maledetto dell'impotenza storica femminile. E' l'autoconsacrazione di una sconfitta». La seconda parte del nuovo libro s'intitola «Corpo a corpo» ed è divisa in brevi capitoli. Ne parliamo con l'autrice, tra le poltroncine blu del Teatro Erba, dopo una rappresentazione di Casa Matrìz. Madri affittasi, il testo teatrale di Diana Raznovich messo in scena, nella versione italiana di Dacia Maraini, da Saviana Scalfì e Alessandra Casella. Che significa, dunque, «Corpo a corpo»? «In queste pagine ho raccolto riflessioni che vado facendo ormai da anni sul rapporto fra corpo e linguaggio delle donne». Una chiave di volta di queste riflessioni è «la dop¬ piezza del linguaggio femminile convenzionale», Un esempio tratto da questo libro? Sorride con dolcezza, consapevole di portarci su un terreno impervio: «In primo luogo c'è un linguaggio, suggerito come l'unico possibile, l'unico modo di esprimersi per una donna: il linguaggio della seduzione. In un secondo tempo è venuto maturando un linguaggio completamente diverso: il linguaggio del pensiero femminista. Entrambi, naturalmente, hanno a che fare con il corpo della donna, ma non possono essere usati insieme. Perché il linguaggio della seduzione è più antico e radicato, per cui avrà sempre il predominio, ove li si usi tutti due, sul linguaggio del pensiero». La condizione delle donne e il riscatto femminile sono l'humus su cui è germogliata tutta la produzione di Dacia Maraini, dall'Eia del malessere, Premio Formentor nel lontano 1963, alle raccolte poetiche Donne mie nel 1974 o Mangiami pure nel 1978, dai romanzi degli Anni Settanta (Memorie di una ladra, Donne in gueira) a Isolina, Il treno per Helsinki, Bagheria, Marianna Ucria, tappe di una biografia che ne hanno fatto una delle scrittrici più amate. In alcune opere, come l'aspra Storia di Piera, o come Voci, la passione di scavare nelle profondità della condizione e dell'esperienza femminili è più scoperta; ma anche tenendo conto della raccolta di scritti giornalistici La bionda, la bruna e l'asino, che risale agli Anni Ottanta, il nuovo libro rappresenta una svolta, che capita, forse non a caso, a sessant'anni, imboccando una strada che in Italia non è stata molto battuta, mentre nella letteratura straniera conta esempi illustri, come la celebre Simone de Beauvoir del Secondo sesso o la rara Susan Sontag di Malattia come metafora. «Credo che il rapporto tra riflessione ed esperienza, tra analisi e narrazione, sia un carattere della pratica femminista, che teorizza solo mettendosi in gioco. E' quasi un'etica: non parlare mai in teoria senza esporsi in proprio». Un'ultima domanda: il capitolo sulla violenza sessuale potrebbe suscitare lo stesso scalpore della lettera sull'aborto? «Posso non risponderle? Vorrei lasciare qualcosa nel mistero». Alberto Papuzzi La scrittrice ci racconta Usuo «Clandestino a bordo»: confessione-analisi su aborto, prostituzione, stupro «Possiamo teorizzare solo mettendoci in gioco. E' quasi un'etica: mai parlare in teoria senza esporsi in proprio» della Maraini rizzare solo gioco. E' quasi parlare in teoria n proprio» Qui a lato Fosco Maraini il padre di Dacia. A sinistra Sigmund Freud

Luoghi citati: Bagheria, Helsinki, Italia