«E' un Fort Apache italiano» Vassalli: perché non ci amano di Gabriele Beccaria

«Ef un Fort Apache italiano» Vassalli: perché non ci amano LA QUESTIONE ALTO ADIGE «Ef un Fort Apache italiano» Vassalli: perché non ci amano CREDO che l'odio etnico di Ferdinand Gamper non appartenesse alla sua pazzia, ma alla sua normalità. Quando ha cominciato a dare i numeri e a uccidere le sue vittime, cercava di persuadersi che stava facendo un gesto utile». Sebastiano Vassalli prova a scendere nella mente di un serial killer. Il mondo in cui si è aggirato il mostro di Merano lo conosce bene, visto che il suo «Sangue e Suolo» è il saggio più scottante di questo decennio sulla doppia realtà dell'Alto Adige-Sud Tiralo. «Italiani e tedeschi vivono come nazioni separate. Non si amano e non possono amarsi. Da sempre lo slogan è: "Più ci dividiamo, più ci capiamo"». Vassalli, la «polveriera» altoatesina è destinata a restare uguale a se stessa? Dieci anni dopo il suo drammatico reportage non è cambiato nulla? «E' mutata la superficie. Non c'è più la de, travolta da Tangentopoli, e alla guida dell'svp si è imposta una nuova leadership, ma la divisione resta. Ed è una divisione fisica. L'ho vista nelle scuole, negli ospedali, nelle caserme. Italiani di qua, tedeschi di là. Persino l'ospedale di Bolzano ha due bar. Sono sicuro che anche stavolta i politici diranno che è falso, ma è la gente a comportarsi così. Per il mio libro ho intervistato centinaia di persone e nessuno di loro mi ha mai smentito». Vede all'orizzonte una nuova stagione di rivendicazioni e di bombe? «Adesso no. Paradossalmente, le rivendicazioni di ricongiungimento alla "patria" austriaca si sono attenuate proprio nel momento in cui sarebbero politicamente possibili». Qual è il motivo di questo ammorbidimento? «Ci sono due ragioni. Prima di tutto, una politica: la maggioranza di lingua tedesca aveva capito con largo anticipo che l'Europa unita sarebbe stata a guida germanica e che quindi l'area del marco avrebbe reso secondari i confini nazionali. La seconda ragione è economica: 70 anni di permanenza in un Paese sgradito sono stati un enorme vantaggio, perché hanno fatto la fortuna dell'industria del turi- E il dramma delle due comunità? «E' questo il problema vero, non quello dei confini. E' la permanenza della forte minoranza di immigrati italiani, arrivati tra gli Anni 20 e 30. Anche se non lo ha mai dichiarato esplicitamente, l'svp sogna di tornare alla situazione precedente alla Prima guerra mondiale. L'allora leader Silvus Magnago me lo aveva fatto capire: la soluzione ultima è ridurre gradualmente gli italiani a un'autentica minoranza, vale a dire a non più del sette per cento». La convivenza è impossibile? «Ci sono alcune aree dove sono state superate le reciproche fobie, come nel mondo della cultura. Oppure in città come Bolzano e per motivi fondamentalmente biologici: gli italiani fanno più maschi, i tedeschi più femmine e quindi alcuni matrimoni "misti" sono inevitabili. Ma se ci si sposta verso la periferia, verso Merano o la Val Passiria, gli italiani, che sono avamposti isolati come tanti Fort Apache, sono tutt'altro che amati. Alla tradizionale diffidenza dei montanari si aggiunge la memoria dei soprusi patiti tra le due guerre». Lei ha scritto che in Alto Adige le leggi non solo non tutelano gli italiani, ma li condannano alla marginalità. Perché? «Perché le leggi sui pari diritti delle due comunità sono una macchi¬ na mostruosa. Costringendo la realtà alla giustizia, producono ingiustizia. Ho imparato a diffidare di tutto ciò che pretende; di progettare la storia sulla base di numeri e quote». Gabriele Beccaria «L'odio etnico di Gamper non era solo frutto della sua pazzia» » ano n era ia» Lo scrittore e saggista Sebastiano Vassalli

Persone citate: Ferdinand Gamper, Magnago, Sebastiano Vassalli, Vassalli

Luoghi citati: Alto Adige, Bolzano, Europa, Merano