«Vieni avanti, traditore» Il senatur processa Maroni di U. B.

«Vieni ovanti, traditore» Il senatur processa Maroni CANDIDATI ALLA SBARRA «Vieni ovanti, traditore» Il senatur processa Maroni SAN PELLEGRINO TERME DAL NOSTRO INVIATO «Maroni traditore, dove sei? Vieni qua che ti strappo il cuore...». Altro che Pippo Baudo. Umberto Bossi, sul palco fa tutto lui e a modo suo: processa, condanna e assolve la classe dirigente della Lega in vista del 21 aprile «giorno del referendum tra il Nord e Roma». «Basta - dice - con i processi striscianti, con le fesserie dei cosiddetti giudici. Anche perché, parliamoci chiaro: se dovessi applicare la legge del taglione, sarei quasi solo...». E via con il processo e le assoluzioni: prima Maroni, poi Pagliarini («talvolta dice fesserie, ma piace alle vecchie signore...»), Speroni («come politico è discutibile, ma è un gran tecnico...») e Gnutti («Non si candida? Lui a divertirsi nelle sue fabbriche, noi sotto i bazooka di Roma...»). La parte del leone tocca, ovviamente a Roberto «Bobo» Maroni, ex ministro dell'Interno, un anno fa oppositore politico della linea del ribaltone... Una posizione che i leghisti purosangue non gli perdonano. «E allora fatti avanti - ruggisce Bossi - che ti strappo il cuore... Ma basta comizi. Nella Lega quelli che capiscono di politica si contano sulle dita di una mano e Maroni è tra questi». Non è un gran complimento per i militanti, ma Bossi continua: «Un anno fa - continua - a Maroni venne meno il cuore per un attimo. Lui, ministro dell'Interno, era portato a sopravvalutare la forza dei concorrenti. Io gli dicevo che ormai eravamo entrati a Troia. Lui non ci credeva...». «Ho sbagliato - spiega, contrito Maroni - ho dato retta più alla ragione che al cuore. E in questo ha ragione Bossi. Ma ricordatevi che non ho accettato le offerte, di tutti i tipi, per uscire dal movimento. Adesso vi dico: il 22 aprile avrete una sorpresa. La Lega sarà più forte di prima». «Abbiamo bisogno di Maroni», ripete Bossi. Lui, tra l'altro, si accinge ad affidargli un compito ingrato: la direzione àe\\'Indipendente. In redazione si minacciano scioperi e agitazioni di fronte alla prospettiva di diventar organo di partito. Per Maroni non è una bella premessa per la campagna elettorale, ma obbedirà. «Del resto tuona Bossi - lo ha scritto anche Victor Hugo: chi ha sbagliato una volta dà più garanzie di chi non ha sbagliato mai...». «E lo sappiano - e il leader Bossi chiude così la pratica Maroni - quelli che mi riempiono la casa di fax, quei parlamentari che si sono salvati per il rotto della cuffia ma che un anno fa mi davano del pazzo. Basta processi, è chiaro?». Chiaro, i processi li può fare solo lui, il leader massimo. «Trovatemi - chiama dal palco tale Gnutti, il latitante...». L'ex mmistro dell'Industria arriva malvolentieri. «Gnutti - prosegue Bossi - questa volta vanno schierati tutti i fucili. Ho bisogno di tutti quelli capaci, altro che fare il perbenista e tirarsi indietro». «Io - replica Gnutti so quand'è il momento di obbedire, Umberto. E lo farò anche stavolta, se mi darai l'ordine. Ma sia chiaro: è un ordine sbagliato e devo dirlo. Altrimenti, dove va a finire la nostra diversità?». Questa resta l'unica pratica aperta, mentre per gli altri luogotenenti la strada è già segnata: Giancarlo Pagliarini sarà il numero uno del manipolo leghista a Montecitorio («anche perché buchi lo schermo...»), Speroni l'uomo del Parlamento di Mantova, il leader dell'indipendentismo e delle battaglie dentro e fuori le istituzioni. «Stavolta - chiude Bossi parafrasando Berlinguer - ci vuole una Lega di lotta e di governo. Guai se fossimo solo capaci di sfondare, bisogna prepararsi alle proposte, a governare. Altro che ciarlatani e giustizialisti. Tra l'altro, ho visto poche scritte. Andate fuori a verniciare. Almeno quello lo dovete fare. E' chiaro?». Chiaro, i militanti applaudono ancora. [u. b.]

Luoghi citati: Mantova, Roma, San Pellegrino Terme, Troia