Di Pietro sotto accusa Rognoni: non c'entro
Di Pietro sotto accusa Rognoni: non dentro Di Pietro sotto accusa Rognoni: non dentro MILANO. «Prendo atto della pubblicazione su alcuni giornali dei verbali di interrogatorio: non intendo aggiungere altro». L'ex ministro degli Interni Virginio Rognoni, interrogato il 16 gennaio dai pubblici ministeri di Brescia Fabio Salamone e Silvio Bonfigli, che indagano sull'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, non ha voluto commentare più di tanto la pubblicazione dei verbali dell'accusa, da cui si dovrà difendere l'ex simbolo di Mani Pulite nell'udienza preliminare di mercoledì davanti al gip di Brescia Roberto Spanò. In base ai verbali, Rognoni avrebbe ricevuto nel 1990 pressioni da Alberto Garocchio, ex parlamentare e notabile della de milanese, e dall'ex assessore regionale de Francesco Rivolta, per una collocazione di Di Pietro alla presidenza del comitato tecnico ministeriale per l'automazione, sperando così di abbassare la pressione giudiziaria su di loro a causa del processo «Lombardia Informatica», condotto da Di Pie¬ tro. «Io non ho rivolto alcuna accusa al dottor Di Pietro - ha sottolineato Rognoni -. Citato quale persona informata dei fatti dai pubblici ministeri di Brescia, ho reso la mia deposizione. Come essa sia stata considerata e utilizzata dalla pubblica accusa è un problema che non mi appartiene». Negli stralci delle «carte segrete» in mano a Salamone e Bonfigli, a far pressione su Rivolta sarebbe stato Eleuterio Rea, coimputato di Di Pietro per concussione nel procedimento. Sarebbe stato proprio Rea a chiamare in causa con Rivolta il processo Lombardia Informatica, in cui Rivolta e Garocchio erano implicati, per sottolineare come ai politici convenisse il trasferimento di Di Pietro da Milano a Roma. Anche Rognoni nell'interrogatorio dice: «Garocchio ebbe a esprimere l'opinione che il trasferimento di Di Pietro sarebbe stato utile per alleggerire la tensione giudiziaria che vi era intorno a Lombardia Informatica. Analogo e più pressante intervento fece Rivolta, il quale credo in- quisito in un processo pendente presso la procura di Milano». Nessuno però parla mai di pressioni dirette di Di Pietro, e sarà probabilmente questa la tesi su cui punterà Massimo Dinoia, difensore dell'ex pm. Intanto ieri c'è stato un breve ritorno a Milano per l'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro, che si è recato nel Palazzo di Giustizia. Di Pietro ha raggiunto il quarto piano, sede della Procura, ed è entrato nella stanza del sostituto procuratore Piercairnllo Davigo, dove è rimasto per un paio d'ore. Mistero sulle ragioni dell'incontro, [r. i.] m Antonio Di Pietro
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