L'ultimatum di Sgarbi & Pannella

Berlusconi: il mio non è consociativismo, voglio fare le riforme costituzionali Berlusconi: il mio non è consociativismo, voglio fare le riforme costituzionali L'ultimatum di Sgorbi & Pannello «Col Polo ma niente trucchi» ROMA. Riccardo Schicchi e signora - la pornodiva Eva Henger - giungono al cinema Adriano puntuali. Ma quasi nessuno si accorge di lui e addirittura di lei, anche se le improbabili scarpe di vernice rossa sono l'elemento meno vistoso del suo abbigliamento. Già, ma questo, nonostante la presenza di due grandi attori con tendenze un pò gigionesche come Marco Pannella e Vittorio Sgarbi, non è un incontro di quelli tutto folklore e happening. Lo dimostra la folla di «ggenlc» normale che si accalca in quel cinema capitolino, che riempie le balconate, che resta fuori perchè non trova posto. Quanti saranno? Tremila, quattromila? Comunque tanti, per un'occasione del genere. Una folla che applaude, dissente e dice la sua, che in sostanza si riassume in tre parole gridate all'inizio della manifestazione dalla platea: «Insieme con il Polo». Si, questa folla adora Sgarbi e ammira Palmella, però vuole che la lista comune che i due intendono presentare, sia collegata con il centro destra per non disperdere i voti. E il leader dei radicali - pardon dei riformatori come precisa sempre lui - non scioglie il nodo in questa domenica, anche se appare scontato che andrà con il Polo (Sgarbi, del resto, sta li per questo e si vocifera che nel pomeriggio abbia avuto in proposito un dissidio con «l'amico Marco»). Temporeggia, Pannella, vuol farsi corteggiare, e, perche no, pregare, da Berlusconi. Ma soprattutto dal cavaliere pretende due impegni. 11 primo è quello di rimangiarsi ciucilo che ha detto sull'opportunità di riprendere;, dopo le elezioni, il lavoro sulle riforme compiuto con D'Alema. «Io - spiega Pannella - voglio stare con il Polo, ma non per fare pastrocchi con l'Ulivo: che vinciamo a fare se poi sigliamo un compromesso consociativo? Questo è un patto suicida e imbecille». Perciò il capo dei riformatori chiede a Berlusconi una precisa scelta di campo in favore del sistema americano. E il cavaliere in serata gli risponde, tenendosi un pò sul vago: «Non vedo - dice Berlusconi - come si possa anche soltanto temere una cogestione tra noi e la sinistra: la nostra concezione di stato è antitetica alla loro. E sull'elezione diretta del capo dello Stato, ribadiamo che è lontana da noi ogni tentazione di consociativismo. Siamo da sempre convinti che Pannella debba correre con il Polo: non può certo disperdere voti che andrebbero soltanto a favorire l'ammucchiata dell'Ulivo in cui si trovano tutti i vecchi personaggi del consociativismo». Mezz'ora più tardi la controreplica del leader riformatore: «A questo punto - dice Pannella - l'unica è trovare una posizione mediana tra noi e Berlusconi. Se il Polo in campagna elettorale si impegna, in caso di vittoria, ad abolire la quota proporzionale, come primo atto da fare nel nuovo parlamento, noi firmiamo l'accordo». Ma Pannella ha anche un'altra richiesta da rivolgere al cavaliere. Di non poco conto. «Il nostro movimento - sottolinea il capo dei riformatori - deve avere nelle liste del Polo almeno la stessa forza riconosciuta alla componente cattolica». In soldoni, quindi, Pannella reclama gli stessi candiodati di ecd e edu (una trentina di collegi sicuri, si mormora all'Adriano). E lo fa forte del fatto che gli ex de chiedono posti in base ai dati virtuali dei sondaggi, che assegnano ai fu democristiani dal 4 al 5 per cento, mentre lui un risultato reale, al contrario di loro, ce l'ha: quello del 27 marzo, quando prese il 3,8 per cento. Pannella, all'Adriano, ottiene applausi, ma anche fischi perchè non dice subito «si» all'alleanza con il Polo. Solo battimani, invece, per Antonio Martino, il quale sottolinea che la sua presenza li «non è casuale» perchè il suo cuore batte con Pannella, che deve stare nel centro destra per rafforzarne la componente liberale. E applausoni per Sgarbi, che dice: «Ho pensato che dobbiamo andare alle elezioni senza il Polo, poi ci ho pensato meglio: dobbiamo andarci con il Polo perchè non dobbiamo far vincere quegli stronzi sopravvissuti che si sono messi insieme per farci perdere». Sul palco Sgarbi se la prende con Dini. Con i riformatori Taradash, Vito e Calderisi («hanno abbandonato Pannella perchè con Berlusconi fanno meno fatica»). Con Prodi: «Chi è? - osserva - non è in Parlamento, non è in sè, l'unica cosa che lo contraddistingue è un avviso di garanzia per 14 miliardi». Ma Sgarbi se la prende soprattutto con Scalfaro. Di cui imita la erre moscia: «"Pav condicio", ha detto questo de - ironizza - e questa paroletta si è appiccicata lì come l'Aids. Ma invece di pensare a Berlusconi perchè non occuparsi di Cecchi Gori, che è il titolare delle tv che Dini userà come sue?». Maria Teresa Meli Marco Pannella e Vittorio Sgarbi alla manifestazione di ieri a Roma

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