Patto anti-islamico per governare la Turchia
CEPU ANKARA Esclusi i fondamentalisti vincitori alle urne. I neo-alleati, in minoranza: «Non possiamo fallire» Patto tinti-islamico per governare la Turchia La Ciller e il leader della destra Yilmazpremier a rotazione ANKARA. Si è conclusa con una sconfitta e una beffa per il locale partito integralista islamico, vincitore delle recenti elezioni politiche ma incapace di trovare poi alleati per formare un governo, la lunga crisi politica in Turchia: il premier uscente Tansu Ciller e Mesut Yilmaz, i due leader della destra un tempo acerrimi nemici, hanno firmato ieri un accordo che darà vita a un governo di minoranza. Restano fuori dalla stanza dei bottoni gli islamici del partito della Prosperità (Refah), che pure si erano piazzati al primo posto alle consultazioni del 24 dicembre, la cui avanzata è stata la ragione principale della nascita della nuova coalizione. Con una cerimonia ufficiale il leader del partito del Buon cammino (Dyp), signora Ciller, e il capo del partito della Madrepatria (Anap), Yilmaz, hanno firmato un protocollo d'intesa che prevede tra l'altro un ferreo meccanismo di rotazione nella carica di primo mùiistro. Altri disposizioni danno all'alleanza di governo un carattere di «fronte» inteso a bloccare l'accesso al potere degli islamici. Gli auspici con i quali il nuovo governo nasce non sono, però, dei più rassicuranti: in Parlamento la coalizione dispone di 261 seggi sui 550 complessivi, vale a dire 15 in meno di quanto sarebbe necessario (la metà più uno). Refah ha invece il maggior numero di voti, 158, contro i 135 del Dyp e i 126 di Anap. Alla nuova coalizione sarebbe quindi necessario l'appoggio esterno della sinistra laica che non ha alcun interesse a vedere gli islamici al governo. Tuttavia il leader di sinistra Bulent Ecevit non ha un buon precedente: in ottobre promise di sostenere il tentativo della Ciller di dar vita a un altro tipo di coalizione, ma poi non mantenne l'impegno. Anche le circostanze esterne rendono difficile il momento politico: al di là della annosa questione del separatismo curdo con il suo strascico di accuse e di critiche sulle violazioni dei diritti umani - ci sono in questo momento problemi aperti e tensioni con la Ue e in particolare con la Grecia (la Turchia contesta i confini marittimi fra i due Paesi nell'Egeo). «Questo governo è obbligato al successo», ha dichiarato, con doti di sintesi e chiarezza, il vice presidente del Dyp, Mehmet Golhan, e tale successo si misurerà con la capacità dei due partiti che lo compongono di mettere da parte le diversità e di lavorare insieme. Una scommessa difficile, anche per lo stato dell'economia del Paese che ha necessità di misure per abbattere l'inflazione e che si sta avviando sulla strada delle privatizzazioni. Ciller e Yilmaz si sono comunque mostrati ottimisti: entrambi hanno dichiarato di spe¬ rare che questo esperimento possa poi condurre a una vera riconciliazione, forse anche a ima integrazione tra i due partiti. Da Nicosia giunge la notizia che il leader della comunità turco-cipriota Rauf Denktas è stato ricoverato ieri in ospedale per un infarto. Proprio l'altro giorno Denktas aveva ammesso (ma poi si era in parte smentito) che i suoi guerriglieri avevano eliminato oltre 1600 prigionieri greco-ciprioti durante l'invasione turca dell'isola nel 1974. Lo stato di salute di Denktas era definito ieri sera «stallile» dal suo medico curante, secondo il quale la sua vita «non è in pericolo». Rauf Denktas, 72 anni, è presidente della «Repubblica turca di Cipro del Nord» proclamata unilateralmente nel 1983 ma non riconosciuta dall'Onu né da nessun altro Paese se non dalla Turchia. Nell'aprile dello scorso anno ne era stato rieletto presidente. [Ansa-Afp-Reuter]
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