La guerra vinta dagli inviati

il caso. La «Library of America» raccoglie in volume i loro articoli il caso. La «Library of America» raccoglie in volume i loro articoli La guerra vinta dagli inviati Le penne al fronte diventano letteratura •m"fi ELI 1913 Life pubblicò la \ più lunga didascalia nella 1 storia del giornalismo, in 1 cui a commento della foto* J I grafìa di tre soldati americani caduti sulla spiaggia di Buna, si spiegava che erano morti «nel furioso inseguimento dei giapponesi», senza offrire una sola testimonianza che non fossero stati uccisi mentre correvano semplicemente a fare un bagno in mare. Un mese dopo The Natimi pubblicava un pezzo di James Agee che offriva ai lettori americani l'altra faccia del giornalismo di guerra. «In tutte lo notizie che si raccolgono sul morale degli americani in guerra, al di là dell'oceano ma anche nelle caserme - scriveva Agee - si sente un senso di spaesamento, solitudine, mancanza di contatti e fiducia... che chiaramente preparano il terreno alla catastrofe». Ne nacque una polemica: meglio il sensazionalismo cialtrone di Life o il disfattismo cronico di Agee? Nel mezzo, in realtà, c'era moltissimo di meglio, e la qualità del reportage americano nella seconda guerra mondiale è un tale oggetto di attenzioni;, oggi, che la Library of America, l'equivalente americano della Plèiade, gli ha dedicato due volumi di circa mille pagine, a riprova del fatto che i pezzi migliori sono ritenuti degni di figurare accanto a James e Twain. Oliandosi parla dei pezzi migliori si parla soprattutto di Ernie Pyle, il giornalista ucciso a Okinawa nell'aprile del '4f>, che aveva il coraggio di ammettere che per lui ogni morto era uguale all'altro, e tutti lo facevano star male. E che a riprova del fatto che non basta din; ciò che si vede e si ascolta per descrivere una situazione, osservò, nella cronaca di un'interminabile notte di marcia in Italia, che quello che teneva in piedi la fanteria stremata doveva essere «un certo fondamentale apprezzamento del ridicolo». Ver scrivere una cosa del genere, mentre la gente si faceva ammazzare, ci voleva coraggio, e Pyle era forse quello che nel lavoro più dava questa virtù per scontata, accanto a tre donne le cui bizzarre qtr htà spiccano notevolmente in qu^ i antologia. La prima è Margaret Bourke-White, fotogiornalista di grande fama, la quale, quando la nave che la portava in Africa nel dicembre del '42 fu squarciata da un siluro in piena notte, prese due delle sue macchine fotografiche, lascio indietro gli altri bagagli, andò sul ponte a fare il proprio lavoro e salì per ultima sulla scialuppa di salvataggio dove, noto nel suo reportage, «la gente cominciò a scherzare, e la bella e irreprensibile Kay Summersby, autista di Eisenhower, cornando la prima colazione. Voleva uova all'occhio di bue e che il tuorlo fosse intatto». Poche pagine più in la la leggendaria - per bellezza e dissi¬ pazione - Lee Miller, bionda ex modella di Man Ray, ex attrice di Cocteau e ora corrispondente di Voglie, dopo aver assistito alla disfatta della fanteria francese a st. Malo, cercò riparo dal fuoco tedesco in una trincea, «dove il tacco della mia scarpa affondò in una mano morta, staccata... io maledissi i tedeschi per la sordida distruzione che avevano portato... presi la mano e la lanciai dall'altra parte della strada e corsi indietro, ferendomi i piedi, inciampando nelle macerie e scivolando nel sangue. Cristo, era atroce». Una forma di reportage non meno singolare di quello offerto da Martha Gellhorn, la più intelligente delle mogli di Hemingway, che un anno dopo, guardando da un muretto la scena dell'esercito russo sul ponte sull'Elba, osservò affascinata «quel mondo che veniva avanti... Prima gli uomini... poi i camion - Dio sa che tipo di camion o dove li fabbricassero... Un treno merci ora... era un tesoro. Fatto di carrozze e vagoni scassati e cavalli forti ma sciatti... Dopo il merci, apparve qualcosa come la prima locomotiva... che trascinava due enormi carrozze di legno... poi uomini in bicicletta... il rumore era delizioso, una specie di splendido ruggito slavo e il clamore delle ruote di ferro sui ciottoli e qualche grido occasionale che poteva essere un ordine o un'imprecazione». Nessuno degli uomini «mai destinati a combattere, solo a farsi sparare addosso», come A.J. Liebling descrisse i suoi colleghi giornalisti, avrebbe avuto la sfrontatezza di riferire ai lettori la gaiezza che si accompagna alla paura della morte, come Margaret BourkeWhite, la crudezza dell'orrore come Lee Miller, e l'eccitazione infantile che può produrre lo spettacolo dell'armata russa che avanza, come Martha Gellhorn. Fatta eccezione per Ernie Pyle, appena si tocca una corda personale, nel reportage americano, l'autore chiede scusa. Onestà, fedeltà ai fatti, distacco nei commenti: queste le regole d'oro, niente sentimenti. L'altra morale di questa raccolta è che il fascino della vecchia Europa ha dato coraggio a non pochi tra i giornalisti americani al fronte. Richard Stokes del Post-Dispatch, sessantun anni e alla prima prova proprio il giorno del D Day, si presentò per lo sbarco in Normandia vestito da città e senza nemmeno una coperta. «Signor Stokes - gli disse Liebling, che aveva più esperienza -, guardi che lo cose laggiù sono pesanti». Stokes sbarcò lo stesso con la fanteria, fece il suo onesto lavoro e disse a Liebling, due settimane dopo: «Non sopportavo l'idea di avere davanti la terra promessa e tornarmene indietro». Liebling, in questa raccolta il più scrittore, la terra promessa la conosceva già, e decise di rimandare la sua prossima visita al giorno in cui quel paradiso avrebbe smesso di sparargli addosso. Livia Manera pppo e salì per ultima sulla scialupdi salvataggio dove, noto nel suo ortage, «la gente cominciò a erzare, e la bella e irreprensibile Summersby, autista di Eisenwer, cornando la prima colazioVoleva uova all'occhio di bue e il tuorlo fosse tto». oche pagine in la la legdaria - per ezza e dissi¬ gqto da Martha Gellhorn, la più intelligente delle mogli di Hemingway, che un anno dopo, guardando da un muretto la scena dell'esercito russo sul ponte sull'Elba, osservò affascinata «quel mondo che veniva avanti... Prima gli uomipoi i camion - Dio sa che tipo di mion o dove li fabbricassero... treno merci ora... era un tesoFatto di carrozze e vagoni scase cavalli forti ma sciatti... Dopmerci, apparve qualcosa comeprima locomotiva... che trascindue enormi carrozze di legno... uomini in bicicletta... il rumore r OCAUL>* i • L'inviata americana Lee Miller e, a sinistra, Peter Arnett, protagonista della Cnn durante la guerra del Golfo Accanto a Ernie Pyle, ucciso a Okinawa nel '45, il coraggio di tre donne

Luoghi citati: Africa, America, Europa, Italia