L'inevitabile stanchezza dell'essere di Gabriella Bosco

L'inevitabile stanchezza dell'essere Da Aristotele a Beckett, uno studioso francese racconta la storia della fatica L'inevitabile stanchezza dell'essere Misteri e ragioni di un fardello umano DPARIGI E la fatigue: la stanchezza, il non poterne più. E' il titolo di un libro appena uscito in Francia (Editions de Minuit). L'autore, Jean-Louis Chrétien, afferma nell'antefatto di non aver voluto affrontare nessuna delle tante stanchezze specifiche - da quella del muratore dopo una giornata di lavoro a quella della gestante alla fine della gravidanza passando per quella del ragazzino che la sera si addormenta sul quaderno avendo giocato in cortile tutto il pomeriggio - ma neppure della stanchezza esistenziale tout-court. Non delle stanchezze di cui singolarmente si possono occupare discipline competenti quali la medicina dei muscoli, la fisiologia, la sociologia del lavoro o la psicologia; né della generica «nausea immensa della vita», per dirla con Jules Laforgue, con cui chiunque può trovarsi un giorno a dover fare i conti, ma che può anche non toccare mai un individuo a lei insensibile. La stanchezza di Chrétien prende qualcosa da due generi senza essere nessuna delle due. E' stanchezza di qualche cosa (non generica), non necessariamente corrisponde a un affaticamento fisico, e soprattutto è indissociabile dalla condizione umana. Caratteristica inalienabile della nostra semenza. Qualcosa che ci contraddistin¬ gue dagli altri esseri viventi, facendo di noi una razza a sé. La sensazione di non farcela più, della goccia che fa traboccare il vaso, quella che precede il desiderio di mandare tutto all'aria, cedere al peso e soccombere. Chrétien traccia la storia di questa stanchezza, da Aristotele a Lévinas, dopo averla descritta a grandi linee e averci spiegato che - fatto disperante essa non ha né inizio né fine. E' una condiziono in cui per una ragione o per l'altra siamo già sempre immersi. Non esiste indipendentemente da ciò che l'uomo pensa o fa, né è l'immediata conseguenza e non ha il suo contrario. Jean-Louis Chrétien passa per il pensiero greco, il pensiero biblico, quello ebraico e quello cristiano. Cerca interpretazioni per arrivare ad un modo accettabile di farsi una ragioni! di questo capestro, misterioso quant'altri mai. Se gli dei della mitologia greca, in quanto antropomorfi, come noi sono soggetti alla stanchezza di (dormire, non dormire, essere amati, amare, non amare, lavorare, aspettare, essere gentili, eccetera), la filoso¬ fia greca invece identifica il divino con l'infaticabile dando ragione a Chrétien: stanchezza come caratteristica essenziale dell'umano. Per dire i morti in greco antico si usava un termine che derivava (participio passato) da un verbo il cui significato era stancarsi. 1 morti sono coloro che hanno sopportato la stanchezza della vita. E Aristotele spiega la differenza tra l'infaticabilità dell'essere e la fatica degli essenti: Dio e infaticabile perché il suo essere è identico al pensare, è atto puro. L'uomo invece è potenza, dove passare dalla potenza all'alto, e nel fare questo si stanca. Jean-Louis Chrétien analizza molte stanchezze, da quella «grande» di Nietzsche alla psicoastenia di Jeanet, dall'acedia di cui parla Simone Weil alle forme letterarie reperibili in Beckett, Handke, Mallarmé, Pessoa. Ma dedica attenzione soprattutto al senso biblico ebraico del Dio infaticabile: a differenza del primo motore immobile di Aristotele, mai stanco di per se stesso, Dio nella Bibbia è infaticabile in rapporto alla creazione e a noi giorno, è vero, ma per noi Dio si stanca infaticabilmente. L'indicazione che piace di più a Chrétien ò questa: la stanchezza, come dice Lévinas, che significa nascita all'essere e a sé. L'epifania della stanchezza come impegno a esistere. Se non c'è alternativa, conclude Chrétien (un nome, un destino), c'è un antidoto. L'esistenza è un viaggio, dice Lévinas, stancante perché «bisogna sempre occuparsi dei propri bagagli»? Una via d'uscita può essere dimenticare i propri, deporli, per aiutare l'Altro a portare i suoi. Lui farà lo stesso? Non è detto, ma possibile. L'erba del vicino, da millenni, è più verde della nostra. Gabriella Bosco Una condizione alla quale sono estranei soltanto gli dei Samuel Beckett, qui accanto; a sinistra. Simone Weil; stanchezza e letteratura è uno dei temi affrontati da Chrétien

Persone citate: Beckett, Handke, Jules Laforgue, Nietzsche, Pessoa, Samuel Beckett, Simone Weil

Luoghi citati: Francia