Dittatore, ferma la mano

Nel '51 il grido dello scrittore contro i processi farsa a 3000 prigionieri politici nella Ddr: ecco il drammatico appello a Ulbricht Nel '51 il grido dello scrittore contro i processi farsa a 3000 prigionieri politici nella Ddr: ecco il drammatico appello a Ulbricht THOMAS MANN Dittatore, ferma la mano pf\IGNOR ministro-presiden- % La considerazione, certo il significativa, che la profes—bsj sione di scrittore gode nella Sua sfera politica e ideologica, mi solleva dalla preoccupazione che Ella potrebbe interpretare come un gesto di immodestia e malacreanza, se io, un semplice scrittore appunto, un servitore della lingua e del libero pensiero, privo di potere e di influenza nel mondo reale, mi rivolgo personalmente e privatamente al potente uomo di Stato, quale Lei è, con una preghiera che potrebbe addirittura avere il carattere di un consiglio (...). Se anche il comunismo vuole la pace - ed io credo che la voglia - dovrebbe fare tutto il possibile per dare un aiuto e una giustificazione a un umanesimo che, senza essere legato al credo comunista, si sottragga all'anticomunismo militante e si schieri per la pace, rimettendo al tempo - colmo del lavoro morale dei popoli su se stessi - di dirimere e di innalzare ad un'unità superiore le opposizioni, che oggi si aprono come una ferita tra due metà del mondo apparentemente inconciliabili, anche se i popoli che 11 abitano sono in fondo tutti impegnati negli stessi problemi e compiti. Il comunismo - dico - dovrebbe fare di tutto per aiutare questo umanesimo amante della pace e, per quanto possibile, evitare al massimo tutto ciò che ne indebolisca l'influenza. Il comunismo ha in comune con il fascismo - e questa è la verità - l'idea totalitaria dello Stato, ma è cr nvinto - e noi con lui - che il suo lotalitarismo si differenzi enormemente da quello fascista avendo uno sfondo ideologico completamente diverso, e ben diversi rapporti con l'idea dell'umanità. (...) In questo contesto, Signor ministro-presidente, vorrei inserire la circostanza di cui mi permetto di parlarLe. Si tratta dei processi ammesso che questa sia la parola giusta - svoltisi in aprile e maggio eli quest'anno a Waldheim (Sassonia) contro 3000 o più persone, che prima erano state recluse per anni - alcune per cinque anni - in campi di concentramento della zona sovietica. Per processarli il tribunale regionale di Chemnitz ha formato 12 sezioni penali maggiori e 8 minori - tribunali speciali (...) in cui mancava, e doveva mancare, la minima preparazione giuridica, tribunali del popolo dunque, la cui procedura era la più sommaria. Dieci procedimenti ad esempio si svolsero nel giro di un'ora. Non furono ammessi difensori, non furono ascoltati testimoni a discarico. Incatenati, benché solo a pochissimi fossero imputati atti veramente criminali, gli accusati, già condannati, furono condotti davanti al tribunale, che pronunciò le sentenze regolamentari a 15, 18, 25 anni di detenzione, per alcuni anche all'ergastolo. Non si tenne alcun conto degli anni di reclusione trascorsi nei campi di Waldheim, Bautzen e Brandenburg, il procedimento di appello fu escluso - anche se un riesame giuridico sarebbe stato spesso più che necessario. Questo mucchio di vermi umani, disgraziati, già calpestati, moralmente disfatti e che sputavano sangue, destinati a mia morte più o meno lenta, era accusato - e con ciò già condannato - di collaborazione con il dominio nazionalsocialista - e quel che penso del nazionalsocialismo e del fascismo in generale non ho bisogno di ripeterlo qui. Non sono un buon difensore di coloro che si schierarono dalla sua parte fiancheggiandolo -, il che, tranne onorevolissime eccezioni, ha fatto più o meno tutto il popolo tedesco. Ma Le chiedo, Signor ministro-presidente - non retoricamente «davanti a tutto il mondo», ma da uomo a uomo: ha un senso far condannare questi poveri diavoli, uomini comuni, deboli, bisognosi di adeguarsi, che non sapevano altro se non che si deve mettere la gabbana secondo come soffia il vento e che senza dubbio anche oggi sarebbero pronti a farlo secondo il nuovo vento - ha un senso farli condannare in pieno stile del nazismo e dei suoi «tribunali del popolo», nel perfetto stile di quel Roland Freisler, ormai all'inferno, che allo stesso modo pronunciava sentenze di carcere o di esecuzione, e dare così al mondo non-comunista uno spettacolo di sangue che è uno sprone per tutto l'odio, tutta la paura, tutta la propaganda per l'«ineluttabilità» della guerra - e una sconfitta morale per tutti coloro che considerano questa guerra la piii grande sciagura che potrebbe toccare all'umanità? I parenti di alcuni di questi condannati che vivono nella Germania occidentale si sono rivolti, nel loro dolore, a me - perché proprio a me, credendo in quali mai forze magiche a mia disposizione, non so - ma io ho promesso loro di riflettere su un passo da compiere, con cui dare un aiuto, possibilmente, forse, a loro e a coloro per i quali si angustiano. C'è un certo Walter Bachmeister: al figlio, a Waldheim, sono stati inflitti 18 anni di detenzione «per straordinario sostegno della dittatura nazionalsocialista». In che modo avrà mai dato questo straordinario sostegno al regime? Con attività delatoria per procacciarsi dei vantaggi? Attività molto diffusa in tempi politicamente agitati. E chi Le assicura, e chi mi assicura, che lui stesso non sia stato vittùna di millanteria interessata? Questo e quasi sicuramente il caso del fratello di una certa Anna-Marie Loh, condannato a Waldheim a 15 anni di prigione per essere stato «agente della Gestapo». Il tribunale popolare se ne ò convinto: come e grazie a chi, non si sa, ma sua sorella giura che si tratta di un'infame calunnia. Ci sono poi lo sorelle Ursula Fritz e Hedwig Fuchs, nata Fritz, il cui fratello Rudolf Fritz si trova nella prigione di Waldheim dove deve scontare 20 anni, perché «con la sua attività di procuratore dello Stato ha sostenuto la dittatura nazista». Un crimine certamente commesso, se si era cosi privi di carattere da rimanere procuratore dello Stato sotto Hitler. Ma questa HEL 1951 Thomas Mann scrive una drammatica lettera a Walter Ulbricht, il dittatore comunista della Repubblica democratica tedesca, chiedendogli grazia per oltre 3000 prigionieri Ipolitici processati sommariamente nella Germania dell'Est. Quel testo, che qui anticipiamo, comparirà sul prossimo numero della rivista MicroMega tradotto per la prima volta in italiano da Matilde de Pasquale. 11 volume - il primo del '96, Termidoro senza rivoluzione? - contiene fra l'altro due polemici inter- venti di Massimo Cacciari e Gian Carlo Caselli. Cacciari propone un'alleanza fra movimento dei sindaci, cattolici post-democristiani e Mani pulite intorno a un progetto di radicale rinnovamento dell'Italia in senso federalista. Caselli, dal suo osservatorio della procura di Palermo, pubblica un manifesto per il «diritto alla normalità» in un Paese devastato da continue emergenze. Fra gli altri saggi, un carteggio fra lo scrittore Erri De Luca e il politologo Angelo Bolaffi dal titolo Dopo il 68 niente? mancanza di carattere l'hanno avuta in moltissimi, quasi tutti, e 20 anni di carcere (dopo anni di campo di concentramento) per debolezza di carattere sono davvero una pena draconiana. Se il procuratore Fritz abbia rappresentato lo Stato nazista forse solo in casi di criminalità, se abbia condotto e come processi politici, sono domande che, in mancanza di una difesa e di testimoni a discarico, rimangono aperte - Fritz e anche il cognome di un altro, di cui non conosco la condizione sociale di allora e che, come mi denuncia sua sorella, fu condannato a 25 anni di campo di lavoro per «propaganda occidentale». Ma come l'ha fatta? Come oratore agli angoli della pubblica via? Poco ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ credibile. Forse al tavolino, bevendo una birra, ha detto, a portata di orecchie di un sorvegliante, che nei Paesi del Piano Marshall i poveri se la passavano meglio che nella zona sovietica della Germania? Avrebbe detto una sciocchezza. Ma una condanna a 25 anni di campo di lavoro per un vizio tanto diffuso come quello di dire sciocchezze mi sembra veramente eccessiva. Non difendo né scuso proprio nessuno di questi poveri ladruncoli, di cui solo per caso, grazie a una petizione, conosco i nomi, ma chiedo grazia. Signor ministro-presidente1 In un mondo, il cui livello intellettuale e morale, il cui stato di cultura, tanto per usare una parola ormai fuori moda, da decenni si sta abbassando, in un mondo di regresso, di deperimento culturale e di oblio, in cui tutta l'umanità, tutti i valori dell'anima, il senso del diritto, il bene, la tolleranza a poco a poco vanno in malora e su cui la notte della barbarie sta per stendersi - in questo nostro mondo due complessi chiusi di potere si affrontano: la parte del mondo rivoluzionata dal comunismo e quella rivoluzionata a meta in senso borghese, in una tensione che stringe il cuore di odio, sospetto estremo, paura, in un continuo spiarsi a vicenda, in ogni memento questa tensione può scaricarsi sul nostro pianeta in una catastrofe mai vista, uno scontro per il quale il nome «guerra» è un'espressione debole, superata, che può costare la vita a tutta l'umanità. Non crede anche Lei con me che tutto ciò che, anche indirettamente, possa contribuire ad attenuare questa tensione carica di disgrazie, a migliorare l'atmosfera avvelenata, a diminuire l'odio e la paura, facendo apparire ad una parte l'immagine dell'altra meno minacciosa - non crede che ogni gesto di dolcezza e urnai nità sia oggi un atto per la pace, consola1 zione e sostegno per r tutti coloro che vo- àgliono la pace? Forse Lei non sa quale orrore e quale indignazione, spesso simulata, ma spesso profondamente sincera, abbiano suscitato in questa parte del mondo quei processi con le loro condanne a morte - infatti di vere e proprie condanne a morte si tratta -, quanto siano utili por la volontà maligna e quanto nocivi per quella buona. Un atto di grazia, generoso e sommario, come lo sono state al massimo grado queste condanne in massa di Waldheim, sarebbe uno di quei gesti benedetti al servizio della speranza di distensione e riconciliazione, un atto di pace. Si serva del Suo potere, perche sia fatto questo atto di grazia! Di ciò La prega, questo Le consiglia un vecchio, nella cui opera poetica e nel cui pensiero l'idea della grazia da tempo e determinante. La parola tedesca gnadenlos ha un significato stranamente doppio. Vuol dire allo stesso tempo «impietoso» e «non degno di grazia». Non degna di grazia é la follia ostinata di possedere da soli tutta la verità e il diritto all'orrore inesorabile. Chi pero fa uso della grazia, troverà grazia. Il Suo devoto Thomas Mann o nessuno miserabili» a tenodunogscacapesppunitchmnusgavpapa Thomas Mann, qui accanto, scrisse a Walter Ulbricht, sotto, nel 1951; in basso, una parata nella Germania comunista «Non difendo, non scuso nessuno chiedo grazia per quei miserabili»

Luoghi citati: Ddr, Germania, Germania Dell'est, Italia, Sassonia