Delitti di Merano, bufera sui giudici
Il padre del giovane scarcerato: «Ho pregato che l'assassino uccidesse ancora, solo così Luca poteva uscire» Il padre del giovane scarcerato: «Ho pregato che l'assassino uccidesse ancora, solo così Luca poteva uscire» Delitti di Merano, bufera sui giudici «E' stato crocefisso un ragazzo innocente» MERANO DAL NOSTRO INVIATO Ma certo, fa il barbiere, se lo ricorda bene: «Giovedì sera erano venuti qui due in borghese e mi avevano fatto vedere l'identikit. Lo conosce questo? Sembra Ferdinand, dissi». Era il terzo che lo diceva, Karl Anton Daprà, parrucchiere di Maia Alta. Anche una vicina di casa, la giovane Kofer, era andata a denunciare «quel tipo strano che somiglia tanto all'identikit». Si vede che non ci credevano, dice l'amico. Però, venerdì mattina si sono trovati in cento militari davanti al fienile dove si era asserragliato Ferdinand Gamper e hanno attaccato ancora prima che arrivassero i Nocs. In cento, per questo folle. Solo suo fratello Karl ripete che no, non è vero: «Ferdinand non è un folle. Non so perché l'ha fatto, ma non è un folle». Alla fine, quando s'è fatto il silenzio, e nel fienile di Gamper hanno trovato lo zaino, la carabina e i proiettili calibro 22, cioè le firme del killer, allora l'avvocato Claudio Antonucci ha telefonato al gip Vincenzo Mori: «Lo liberate adesso, Luca Nobile?». Un attimo di pausa: «Sì, può andare a prenderlo». Quell'arresto ormai ha diviso anche i magistrati, se è vero che uno dei tre sostituti incaricati dell'indagine l'ha definita «una ingiusta detenzione patita». Luca, il testimone sospettato d'essere il mostro, è tornato a casa, e don Paolo ha tuonato dall'altare, davanti ai fedeli che piangevano Vecchiolini, freddato dal killer: «Questo innocente è stato crocefisso, il dolore di Luca poteva essere evitato». Si intrecciano le storie e i dolori, è strano fi ritorno alla normalità. Sui campi, di fronte al palazzo dove abita Nobile, hanno appeso uno striscione per ringraziare Sabina Panzanini. Tre poliziotti fermano la macchina sul marciapiede. E adesso dall'altra parte della città vanno a seppellire Paolo Vecchiolini, che il killer aveva ucciso in piazza Duomo, martedì sera. Dopo la grande paura, Merano sembra sospesa e confusa. Così, se la morte è passata, oggi restano le polemiche. Anche sotterranee, anche all'interno della stessa magistratura, aspettando che rientri dalle vacanze Cuno Tarfusser, il sostituto nell'occhio del ciclone. E poi davvero gli inquirenti erano in grado di arrivare prima e con più prudenza sulle tracce di Ferdinand Gamper? Dolomiten, il giornale di lingua tedesca, scrive che subito dopo l'omicidio di Vecchiolini era stato trovato un biglietto sulla passeggiata numero sei: «Per ogni italiano che verrà a stare in Alto Adige dovrete mettere un fiore sulla tomba di Tolomei». Tolomei era il linguista che sotto il fascismo aveva cambiato in italiano i nomi di tutti i paesi e delle strade. Vero, falso? Il fatto è che il giorno dopo negano tutti. Dai magistrati alla polizia, nessuno ne sapeva niente. Piuttosto, raccontano, le indagini si stavano avvicinando alla verità per strade diverse. Almeno cento segnalazioni erano arrivate alla polizia e ai carabinieri, in questi ultimi giorni. E alla fine, erano rimasti nove o dieci nomi: fra questi c'era anche quello di Ferdinand Gamper. Tre più di tutti, però, e non c'era il vero killer. Giovedì sera erano andati a prenderli e non li avevano trovati. Erano tornati venerdì mattina, proprio quando scoppiava la battaglia al maso di Melchiorre E adesso che hanno scoperto questo folle, scavano nella sua vita e nel suo passato, si cercano ancora nuove conferme fra amici e parenti. Nel maso di San Pancrazio, in Val d'Ultimo, hanno trovato libri e pubblicazioni sul Sudtirolo e un quadro che raffigura Andreas Hofer, eroe irredentista del secolo scorso. Il ritratto, alla fine, è quello che s'era fatto subito dopo, appena s'era spenta la battaglia. Sono stati la follia e il fanatismo di Ferdinand a terrorizzare Merano per venti giorni. Hanno pagato in tanti, quella paura. Anche Luca Nobile ha pagato. Ieri, è tornato a casa dalla madre. L'ha abbracciata: «Vedi, sono tornato come sono uscito: bello, pulito, innocente». Ai giornalisti, quasi un messaggio: «Non ho rancore, ma qualcuno mi dovrà ridare quello che mi è stato portato via». Sono molto più duri suo padre, Antonio, e don Paolo Michelini. Dice suo padre: «Ho pregato Dio perché l'assassino colpisse ancora. Solo così mio figlio si poteva salvare. Chiedo scusa alle famiglie delle vittime per queste parole, percné capisco quello che stanno soffrendo, ma Luca è sangue del mio sangue e forte è stato il mio dolore. Chiederò alle autorità che il magistrato venga cancella¬ to dall'albo perché qui non abbiamo bisogno di gente così. Non ho ancora visto mio figlio. Altro che collaborazione con la giustizia. Luca s'è comportato da cittadino puro e onesto, guardate che fine ha fatto. Meglio fare come me. Guardo, sento e non parlo». Dice don Paolo, durante iJ rito funebre per Vecchiolini: «La preoccupazione di scoprire presto il colpevole ha,fatto soffrire un innocente. Si è ritenuta una persona colpevole fino a quando la sua innocenza non è stata del tutto evidente. Forse un po' d'umiltà anche da parte della giustizia umana sarebbe auspicabile». E chiude così, don Paolo, ricordando l'incubo che ha sconvolto Merano: «In questo fatto di dolore e follia, un po' di colpa ce la dobbiamo prendere tutti. E se la pazzia è esplosa all'improvviso, la colpa è di Ferdinand solo in parte. L'altra parte è di chi sparge semi di violenza che i più deboli raccolgono». Pierangelo Sapegno jI | ' «Era cambiato da quando una ragazza lo aveva lasciato» Altre due persone avevano riconosciuto l'omicida dall'identikit I funerali di Paolo Vecchiolini Sotto, la sua fidanzata Ivonne Sanzio Il fratello del killer «Non era un folle» Un volantino di An «Gamper è frutto della cultura dell'odio» A destra, una fotografia recente di Ferdinand Gamper
Luoghi citati: Merano, San Pancrazio
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