E morto Jacoviello comunista a New York
Aveva 76 anni, era malato di tumore Aveva 76 anni, era malato di tumore E' morto Jacoviello comunista a New York Fu il primo corrispondente stabile di un giornale di sinistra negli Usa ALBERTO Jacoviello fu un comunista puro e duro, prima di scoprire, in anticipo su altri, gli scricchiolii e le contraddizioni irrimediabili del sistema. Fu anche un grande giornalista, il che lo aiutò molto a non lasciarsi dominare dalla passione politica e a sceverare i fatti dalle speranze. Infine, fu un uomo singolare, con un destino inconsueto, di grande simpatia e umanità, anche per chi ebbe occasione d'incrociarlo, nell'ultimo ventcmiio, partendo da sponde diverse. Del comunista ricordo, tra gli Anni 60 c 70, cioè in piena Guerra fredda, la durezza delle sue note suH'Urcifó, certe polemiche implacabili con la stampa «borghese» e «filoamericana». E tuttavia non si trattava di ortodossia di stampo sovietico. Jacoviello aveva già avuto occasione, por esperienza diretta, di sospettare dell'Urss e della sua natura sociopolitica. Solo che questo, in un primo momento, non gli aprì le porte di un più consapevole giudizio sull'Occidente, ma lo portò a guardare con molto interesse la «via cinese», l'alternativa maoista al comunismo burocratico di Breznev. Lì per lì sembrò una forma di ipercomunismo c invece era un primo modo di distaccarsi dal mito del «socialismo reale». Quanto su questo influisse la sua profonda vocazione giornalistica, oltre a un sincero «fair play» personale, è dimostrato da un episodio accaduto già nel 1956, al tempo dell'invasione dell'Ungheria, quando, fermato e minacciato dai sovietici con altri inviati, rifiutò il «privilegio» dell'appartenenza al pei e ot- tenne di essere liberato come ogni altro collega. Un episodio reso celebre da Indro Montanelli. Una ventina di anni dopo, doveva capitargli di essere proprio lui a ottenere dagli americani un «visto» storico, quello di primo corrispondente stabile, per un giornale comunista, negli States. E fu allora, a Washington, che cementammo una recente amicizia. Era candidamente sorpreso dall'America. L'aveva colpito in particolare il fatto che in Virginia la sede della mitica Cia fosse segnalata da cartelli stradali. «E poi, vedi - mi disse un'altra volta, memore della babilonica inefficienza di Mosca - il l'atto è che qui tutto funziona...». Gli avevano installato il nuovo telefono in mezz'ora. Aneddoti, che non escludono la vigilanza critica delle sue cronache americane. Poi passò alla Repubblica, con ritorno a Mosca come corrispondente negli anni del gorbaciovismo. Il giornalista attento e colto, diventato giustamente molto noto, era stato un ragazzo povero nella Lucania degli Anni 20 e 30, segnato da un incidente che gli era costato un braccio. Aveva vinto psicologicamente la menomazione, non subito, credo, ma con la stessa tenacia, e con la stessa eleganza naturale che si portava dentro, al di là delle vicissitudini umane e politiche. Aido Rizzo ROMA. E' morto venerdì il giornalista Alberto Jacoviello. Nato a Lavello (Potenza), aveva 76 anni e soffriva da tempo di un tumore. E' stato corrispondente dall'estero per \'Unità e Repubblico. II giornalista Alberto Jacoviello
Persone citate: Aido, Alberto Jacoviello, Breznev, Indro Montanelli, Jacoviello
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