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IL DECLINO DELL'EUROPA SOCIALISTA OGGI IL VOTO IN SPAGNA IL DECLINO DELL'EUROPA SOCIALISTA QUESTO decisivo voto spagnolo, che dopo il cambio di sistema avvenuto con la morte di Franco nel 1975 segnerà un cambio di regime con la probabile sconfìtta elettorale di Felipe Gonzalez nelle prossime ore, ha una sua duplice valenza politica internazionale e in particolare europea. Da un lato esso sembra accingersi a chiudere la fase delibera socialdemocratica», come l'ha chiamata Dahrendorf, nelle maggiori nazioni occidentali del vecchio continente, tranne che nell'isola britannica dove all'estenuato thatcherismo di Major dovrebbe, o meglio dovrà, avvicendarsi il neolaborismo riformato e oxoniano di Blair. La secolare e nobile tradizione del socialismo democratico, che nel secondo dopoguerra europeo ha toccato insieme l'acme di grandi fulgori e di gravi perdizioni, generando fin dagli Anni 4() uomini di Stato e di governo come Attlee e Bevin in Inghilterra, Palme in Svezia, Brandt e Schmidt in Germania, Nenni e Saragat in Italia, Mitterrand in Francia pareva sul punto di realizzare in concreto nella metà degli Anni 80 l'apoteosi delle proprie idee e aspirazioni storiche. Mentre il comunismo orientale s'avviava con Gorbaciov sul viale del tramonto, il socialismo occidentale dava non solo l'impressione di uscire più che mai vitale e vincente dalla sua tenace resistenza anticomunista; dava altresì la positiva sensazione di essere in grado d'imporre e di costruire un'Europa sociale, un'Europa di popoli finalmente affrancati dalla schiavitù del bisogno e garantiti contro le superflue crudeltà capitaliste di un immenso mercato darwiniano fine a se stesso. 1 vertici intergovernativi fra i leader della Comunità Europea del tempo apparivano, di fatto, vertici socialisti. L'antieuropeismo liberoscambista e conservatore della Thatcher, osteggiato anche dal democristiano Kohl, si dibatteva isolato e in ritirata al cospetto dell'europeismo aperto di Craxi, di Mitterrand, di Gonzalez, e di DeEnzo Bettiza CONTINUA A PAG. 4 PRIMA COLONNA