Brucia la scuderia dei campioni L'ombra di un attentato a Livorno

Morte tre puledre nella grande tenuta «Donneilo Olgiata» Morte tre puledre nella grande tenuta «Donneilo Olgiata» Brucia la scuderia dei campioni L'ombra di un attentato a Livorno LIVORNO. Non è una scuderia qualsiasi quella che un misterioso incendio ha gettato nel terrore. Nella tenuta «Donneilo Olgiata» di Bolgheri, infatti, aleggia lo spirito del cavallo italiano più famoso di tutti i tempi: il grande Ribot. E, ieri, le fiamme hanno distrutto 15 box della scuderia fondata nel 1936 da Mario Incisa della Rocchetta e Federico Tesio, mantenendo i colori storici di una giubba già presente dall'inizio del secolo sugli ippodromi italiani. Una scuderia che visse momenti di gloria irripetibili con tanti cavalli, da Nearco al mitico Ribot, vincitore dell'Are de Triomphe nel 1955 e nel 1956. Oggi, 40 anni dopo, è stato invece il figlio di Mario, il marchese Niccolò Incisa della Rocchetta, a vivere uno dei giorni più drammatici della lunga storia della scuderia. La notte più lunga per le storiche strutture della razza Donneilo Olgiata inizia poco dopo la mezzanotte di ieri. E' il guardiano a udire prima l'as- sordante richiamo dell'allarme e poi a scorgere, proveniente dai box, il fumo. L'uomo capisce che da solo non può farcela e corre a chiamare il custode. Il tragitto è breve, poche decine di metri, ma le fiamme non hanno pazienza. Alimentate dal legname e dalla paglia si propagano in fretta al resto della struttura. «Mi sono precipitato sul posto - ha raccontato più tardi il custode - e insieme alla guardia ho aperto tutte le porte. Così si sono salvati molti cavalli, ma purtroppo per tre puledre era troppo tardi». Nel rogo sono infatti morte tre cavalle purosangue: Zumaya, 4 anni, Claire Thomas, 3 anni e Sooki Sooki, 3 anni. La terza era una cavalla importante, giunta terza nel Criterium femminile d'autunno all'ippodromo romano delle Capannelle. Valore della cavalla, oltre 100 milioni. Si chiama Silver Shine, invece, la cavalla che è scampata alla morte fuggendo dal proprio box completamente avvolta dalle fiamme. «Appena l'abbiamo vista - ha raccontato ancora il custode - siamo riusciti a spegnere le fiamme con un idrante». La cavalla è stata poi affidata alle cure del veterinario Massimo Guzzonato. L'animale è stato trasfe¬ rito nel pomeriggio presso la clinica veterinaria «Giacinto Fogliata» della società Alfea a Pisa. Le fiamme sono state domate solo attorno alle 5 del mattino. Sul posto sono accorsi numerosi mezzi dei vigili del fuoco di Livorno. Durante l'operazione di spegnimento si sono vissuti momenti di apprensione anche per le condizioni di salute dell'allenatrice delle cavalle. Francesca Sepe, 40 anni, non ha retto al dolore per la morte degli animali che aveva seguito con tanto amore. La donna è stata infatti soccorsa da un'ambulanza e ricoverata presso l'ospedale di Cecina. Ma qual è stata la causa di questo rovinoso incendio? Questa la domanda a cui gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta. Le indagini, curate dai carabinieri della compagnia di Cecina, sono scattate immediatamente. Nel pomeriggio è stata raccolta anche la testimonianza del marchese Niccolò Incisa della Rocchetta. Impossibile, al momento, indicare con certezza le cause dell'incendio. Gli inquirenti non hanno raccolto elementi sufficienti per avallare né la tesi del dolo né quella di un possibile corto circuito. Tutte le piste dunque restano in piedi. Non è comunque la prima volta che la scuderia di Bolgheri vive momenti drammatici. Sette anni fa, nel 1989, sei puledri vennero rapiti nottetempo. Solo due cavalli, dopo lunghe ricerche, vennero ritrovati in un podere di Sant'Appiano, nei pressi di Barberino Val d'Elsa. Francesco Gazzetti L'incendio è scoppiato dopo la mezzanotte e le fiamme sono state domate solo all'alba Un malore ha colto l'allenatrice che seguiva i tre animali uccisi dal colossale rogo Tre purosangue sono morti nel rogo che ha distrutto la più importante scuderia d'Italia

Luoghi citati: Barberino Val D'elsa, Cecina, Italia, Livorno, Pisa