I reali, parafulmine di un Paese in crisi

I real^ parafulmine di un Paese in crisi I real^ parafulmine di un Paese in crisi L'Inghilterra si nasconde dietro gli scandali di corte UN SIMBOLO IN PEZZI TKOVO che c'è qualcosa di infantile e al tempo stesso di straordinario nel camminare ira due ali di rivisto sboccate e quotidiani immaginari e vedere gonio perfettamente normale che si chiede quale sarà la prossima mossa di quella ragazzaccia di Diana. Tutte quelle persone sensibili e razionali non credono più in Dio né pensano che il loro matrimonio durerà per sempre. Tra qualche anno probabilmente dovranno ancora deciderò so vogliono ossero uomini o donno. E' dunque consolanti; pensare che si interrogano sullo improse della famiglia tedesca, piuttosto «bourgeois» in verità, regnante, ammesso che questa sia la parola giusta, sulla Gran Bretagna. Una volta lo feci notare a una mia suocera (inglese, ovviamente! la quale passò un'intera serata ad argomentare che i reali erano Plantageneti: e io non potei leggere il mio Shakespeare. Così indistruttibili sono (oerano) i miti della monarchia. Quando la mia nonna italiana, che proprio allora s'infilava gaiamente nel suo centesimo anno, mi disse che il suo unico rimpianto era quello di non aver sposato il Duca d'Aosta (quello del tempo antico), quando, così diceva, ne aveva avuto l'opportunità, ricordo che lo chiesi perché mai avrebbe dovuto desiderarlo. Voglio dire, era l'orso sexy, interessante, elegante, intelligente? No, nulla di lutto ciò, ahimè. «Ma sarà re!». Una ragione sufficiente, immagino. Ora leggo che il mio giornale inglese proferito, «The Indopcndent», per il quale scrivo fin dal suo primo giorno di vita, quasi 10 anni fa, si batto per la causa repubblicana in Inghilterra. Più precisamente - noi in Italia qualche volta siamo un po' superficiali in queste faccende - è l'«Independent on Sunday» a vivere una fioritura garibaldina. Questo ha un po' rovinato il mio divertimento, perché io non ho mai scritto per il giornale della domenica, un mondo separato, un giornale separato con un direttore separato e, come l'Inghilterra sa benissimo, un carattere completamento diverso. Naturalmente capisco perché questa può sembrare una buona storia: l'«annus horribilis» della povera Elisabetta che si trasforma in «anni horribiles», con la stampa che fa comunella con gli altri sui poveri Hannover e quegli stupidotti di Battenberg, che tanti disastri hanno causato nei Balcani e altrove. Non credo comunque che la monarchia perderà il suo sonno por un sondaggio d'opinione dell'«Indcpendent on Sunday». In primo luogo perché, quando l'«Independent» venne fondato (da alcuni giovani brillanti che si orano fatti un nome all'«Economist») aveva già fatto un passo coraggioso (e notevole), annunciando che non avrebbe dato no¬ tizie sullo vicende reali. (La vera ragiono di quel passo era, come sapeva benissimo qualunque inglese, l'impossibilità a competere con lo malolinguo reali degli altri giornali, un lavoro che si dice porti, a quei pochi e selezionati che lo fanno, qualcosa come 150 mila sterline l'anno). Così, il direttore di allora, un tranquillo e onesto ragazzo di nome Andreas Whittam-Smith, decise che il pettegolezzo reale ora lievemente indecoroso, come in effetti è. Poi quei ragazzi svegli, come c'era da aspettarsi da ragazzi svegli, fondarono il giornale della domenica, ipergonfiato, e arrivarono quasi a mangiarsi la camicia. Cosi finirono per vendersi al partito laborista e al vecchio «Mirrar» eli Robert Maxwell. Con il risultato che, nella tosta degli inglesi, quell'«indipendente» sulla tostata del giornale non ha più nessun significato. Il «Mirrar», che guadagna un sacco di quattrini, lo disprezza; il pubblico britannico, che un tempo se lo beveva tutto (inizialmente ci scrivevano tutte firme di prim'ordine) a poco a poco lo abbandonò. Cosi mi viene da diro che la sua svolta repubblicana è un altra stratagemma, una sorta di gadget per attirare il pubblico che no va pazzo, vale a diro i fedelissimi del «Guardian», il giornale di sinistra elio crede ancora nell'indignazione virtuosa. Presumibilmente Tony Blair, l'equivalente britannico di Bill Clinton, in qualche punto del suo cuore e un repubblicano: ammesso che abbia qualche pensiero del quale e convinto por ragioni diversi; da quelle elettorali. Il motivo per cui la posizione «choc-horror» «noi siamo contro la monarchia» non durerà molto più di un paio eli stagioni non è che la monarchia è inattaccabili' (ben lungi da ciò), ma e l'irrilevanza del fatto che l'Inghilterra abbia o no una monarchia. La colpa non è della monarchia, ma dell'Inghilterra. Che sta attraversando una dello sue periodiche fasi di crescita post-imperialo nella quale i bambini dell'asilo hanno deciso di ossero cattivi disturbando tutti. La «cultura dell'invidia» cresciuta negli ultimi governi laboristi (molto tempo fa, ormai), nella quale il primo obiettivo della vita non e quello di migliorare la fetta che tocca a ciascuno ma piuttosto di assicurarsi che, «se io non posso averlo, non puoi neppure tu», si sta presumibilmente riaccendendo grazio alla possibilità che Tony Blair torni a essere il leader della vecchia-nuova Gran Bretagna. La monarchia è diventata irrilevante, e perciò attaccabile im¬ punemente, perche il Regno Unito sta diventando irrilevante. Non e dentro Europa ma neppure fuori. Non e vivo no realmente morto. I suoi scandali reali, da qualunque punto li si guardi, non sono nulla rispetto a quelli finanziari: pensate alle truffe di Maxwell o a quello chi; e successo alla Barin;; Brothers. Nulla e realmente cambiato con la monarchia inglese se non il suo modo di percepirsi e una serie di figli, mogli e «amici» poco felici. Un rampollo reale che spo sa una Fergie, nota negli ambienti sportivi di mezzo mondo come una sorta di «poulette de luxe», so lo va a cercare, Tutte le monarchie sbattono contro una sequela di incompetenti. Por fortuna, ne è passino di tempo da quando i donnaioli reali causavano guerre dinastiche. L'istituzione della monarchia è qualcosa di totalmente diverso e non possiamo essere sicuri che abbia l'atto il suo tempo. E' perfettamente comprensibile che un Paese come l'Inghilterra, spaccato da gelosio di classe, frustrato dal suo declino, salassato da una grave fuga di cervelli, abbia bisogno di un capra espiatorio. L'unica cosa che le è rimasta da vendere - ai turisti, a chi guarda .la- ne Austen in tv, grandi doni che ! fatto al mondo, straordinaria - è che rappresenta ciò che manca chi ammira i Inghilterra ha la sua lingua la monarchia, precisamente resto ilei Paesi.'. un immagine coerente. Dio benedica la mia ex suocera, che aveva ragione nel credere chi; ancora discendevano dai Plantageneti, i re di Shakespeare. In un corto senso e propro cosi Questa Elisabetta e di gran lunga inferiore alla sua omonima, per la quale Shakespeare creo il mito fondante, ma se voi foste inglesi e doveste andare in guerra, ci andreste pei Tony Blair o John Major? I cattivi preti non sono riusciti a distruggere la Chiesa: e improbabile che cattivi monarchi riescano a distruggere un'istituzione cara al cuori; britannico, che adora l'ipocrisia, l'ostentazione e lo scandalo: esattamonte in quest'ordine E da quando mai, nella sfera reali;, le colpo dei figli ricadono sulla loro madre? L'errore commesso da questa monarchia, come dalle monarchie scandinave, e stato quello di collere alla tentazione democratica. Ahimè, sono diventati tutti come il resto dell'Inghilterra: sessualmente insoddisfatti, insipidi odi cattivo gusto. Il livello di «disapprovazione» pubblico può essere, per chi credo ancora noi sondaggi commissionati per produrre un certo risultato, più alto di quanto non sia mai stato. Aspettiamo fino alla prossima morte reale (quella della Regina Madre?), il prossimo matrimonio acconcio, un'incoronazione o roba del genere. Confesso che da bambino piansi pensando che il povero veccho Giorgio V era morto e i miei genitori pagarono una grossa somma perche potessi vedere il suo catafalco passare por il «Malli'. Il business della parata rende sempre bone o in fondo ciò che l'Inghilterra e chiunque altra cerca alla fine del millennio non è forse un po' di mistica? Possano i bambini pregare per il buon re Cario o il buon re Harry: non dovranno mai pregare per un presidente Berlusconi, Chirac, Clinton o Blair. Keith Botsford La monarchia è diventata irrilevante perché è il Regno Unito a essere diventato una nazione irrilevante Elisabetta I d'Inghilterra regno tra il 1558 e il 1603 Sopra, la famiglia reale e la principessa Diana