Baudo: ho spento la tv di Massimo Gramellini

Baudo; ho spento la tv Il presentatore, il giorno dopo le dimissioni: non basta una telefonata a farmi cambiare idea Baudo; ho spento la tv «Le fratture si curano con calma» MORLUPO DAL NOSTRO INVIATO Dicono che quando Baudo strizza gli occhi non stia dicendo la verità. Forse è colpa del sole che gli sbatte sul viso e illumina la sua villa da siciliano di provincia in trasferta: il benvenuto all'ingresso lo dà un cesto di arance scolpito nella maiolica. Forse è il dolore che glieli fa chiudere, ogni volta che sforza la corda vocale operata, «la mia banana sbucciata» la chiama, con dolcezza e timore. Ma ascoltandolo raccontare l'addio a palpebre abbassate, sembra che Baudo stia cercando di coprire gli indizi decisivi; che non raddrizzi lo sguardo per non tradirsi. Gentile. Troppo. lì anche troppo calmo. Si contraddice spesso. Sostiene di aver deciso di rompere durante il festival, poi dice che è stata l'operazione dell'altro giorno a farlo riflettere: «Gli eventi personali, specie se traumatici, ti portano a fermare l'autobus, a dire: voglio scendere». Ammette di averne parlato da tempo con gli amici, però gli scappa che nemmeno la moglie sapeva: «Ho deciso io: quando sono di cattivo umore, certe cose lei manco le chiede, se le aspetta». In un momento di improvvisa sincerità, e quindi di bandita assoluta, ammette eh aver smesso di guardare la tv: «Non c'è più niente da vedere», e dal suo punto di vista ha ragione, perché la tv adesso e qui, in tuta, ai bordi della piscina coperta, a dire che «il Paese ha problemi più seri» e «la gente mi vuole bene da 35 anni, capirà». Capirà elle Baudo è malato, stanco, arrabbiato e manda tutti al diavolo per un po', diciamo fino alle elezioni, senza pagar penali: «Ho già fatto più trasmissioni di quel che prevedevano i contratti». E" un vero siciliano: delesta i pellegrinaggi, «non sono il Divino Amore», ma gli piace che Moratti gli telefoni, Miccio e Magalli vengano a trovarlo. Salvo buttar lì che «in Italia nulla si esprime più facilmente della solidarietà». Quando sembra ammorbidirsi si impenna: «Non basta una telefonata a ricucire. Questa non è la solita sceneggiata all'italiana. Le fratture vanno curato. Con calma». Non andrà altrove, questo è sicuro. Le tv di Berlusconi sono tabù, dopo il rovinoso toccata-e-fuga degli Anni Ottanta. Ci sarebbe Cecchi Gori che considera Baudo quasi quanto Batistuta, ma stavolta gli occhi di Baudo sono dritti mentre risponde: «Non mi sono messo all'asta. Nessuna trattativa segreta». Ma allora perché lo ha fatto, e in questo modo poi, con un gesto che a molti fa venire in mente la soubrette che pianta l'impresario la sera della «prima» perché non ha trovato il mazzo di fiori in camerino. Come bersagli immaginari, sfilano i personaggi del romanzone tv che rappresentano altrettanti moventi del suo addio. Moratti. «Mi ha chiamato, chiedendomi di ripensarci e rimanere. E' stata sempre carina con me. Appena arrivata mi offerse la direzione di Raiuno, ma io rifiutai perché non sono un burocrate. Sono un artista. Mi vedo su un palcoscenico, non dietro una scrivania a controllare le note spese». Se non è solo colpa di Moratti, proviamo con Minoli e Santoro, baudescamente accomunati alla voce «invidie e personali insuccessi costanti». Minoli lo accusò di sforare con i suoi show, pregiudicando il successo dei programmi di seconda serata, «e infatti appena un suo "faccia-a-faccia" è andato regolarmente alle 22, ha fatto il 7% di audience». Santoro si scagliò contro l'invasione dei varietà, «perché il suo ideale é andare in onda a reti unificate come Scalfaro: se abbattessero i tralicci delle altre reti, lui sarebbe d'accordo». E' il solito Baudo contro Resto del mondo, quello che «se mi limitassi a fare Lu¬ na Park sarei graditissimo a tutti», perché «il successo altrui dà fastidio, è un dato antropologicamente italiano». Sarà, ma non basta. Santoro e Minoli puntano a sgonfiargli le mote e Baudo per ripicca va contro un muro? Poco credibile. Sanremo, allora. Baudo lo ha vissuto come un campionato del mondo. «Stavolta ho canzoni bellissime e ospiti eccezionali: faremo 30 milioni», scherzava alla vigilia. Invece gli ascolti sono dimagriti e Sanremo ha ingrassato soprattutto la concorrenza ai limiti del buongusto di «Striscia». «Mi sono sentito solo», dice adesso, «mi toccavano nella dignità e nessuno difendeva il mio lavoro, il Sanremo più raffinato della storia. Ho portato Springsteen e sembrava fosse merda, ma se portavo le cosce della Panetti avrei fatto più ascolto, vero?». Scompare ma per poco, c'è da giurarlo. «La gola sarà a posto fra un mese», gli scappa. I jrché se immaginare la tv senza Baudo è difficile, pensare a un Baudo senza tv è impossibile. «E che sarà mai? A Roma c'è il "Sistina", torno in teatro». E gli occhi vanno in basso, verso le scaipone da ginnastica. Il teatro, figurarsi. Le solite commedie pseudobrillanti dove recita la parte del marito imbranato: l'unica credibile col suo fisico. E' già successo 20 anni fa, quando gli sfilarono «Canzonissima» per darla a Corrado, e Costanzo scrisse una pièce per lui e la Mondaini. Tornò in tv subito, per fortuna. Massimo Gramellini «La mia non è la solita sceneggiata all'italiana» A sinistra Michele Santoro e, qui accanto Pippo Baudo, «isolato» nella sua casa romana a tv alma» «La mscenA sinistrPippo B

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