L'assedio, il fuoco, la morte Così ha perso l'ultima guerra

L'assedio, il fuoco, la morte Così ha perso l'ultima guerra L'assedio, il fuoco, la morte Così ha perso l'ultima guerra tello, Richard, si era ucciso due anni fa con un colpo di 22 in testa. Strana coincidenza. Ferdinand vive quasi tutto l'anno sui pascoli in Svizzera a fare il guardiano delle mucche, e solo due mesi all'anno d'inverno li passa in questo fienile che ha affittato dai Melchiorri. Ha simpatie politiche di estrema destra, ed è un nazionalista tirolese. Arrestato due volte, per oltraggio e ubriachezza molesta. «Un solitario», lo racconta Valerio Melchiorri, il figlio di Tullio. «Un vero lupo solitario. Appena noi uscivamo di casa e ci vedeva, lui scappava via». Due giorni fa la giovane Kofler che abita qui sopra era andata dai carabinieri ad avvertirli: «Guardate che quel Ferdinand non mi sembra uno tutto a posto. E poi assomiglia anche all'identikit del mostro». Così, ieri mattina i carabinieri avevano deciso di andare a controllarlo. Il destino, a volte, può diventare prigioniero di una follia. Il maresciallo Botte è assieme al colonnello Quirino Longo, nella caserma di Merano. Gli dice che deve andare. «Bastano gli altri due, no?», gli fa il colonnello. Ma Botte insiste e parte. Quando arriva in zona, alla radio sente la setmalazione: «C'è un altro mollo a Spara all'arrivo dei carabinieri Poi l'attacco con i lacrimogeni e il fienile che s'incendia Rifiano. Una pallottola in testa». Era stata la moglie di Melclùorri a chiamare i carabinieri: «Mi hanno ammazzato il marito, aiuto!» Sono le 10,10. Quando scende per la stradina e arriva sul posto, vede il cadavere accanto al ripostiglio e a quel punto la moglie di Melchiorri gli fa un segno per indicargli che l'assassino è asserragliato nella stalla. Lui chiama uno dei suoi carabinieri: «Tu vai di là, io salgo al fienile». Va su, verso la porta. Tira un calcio, ma non si apre. Allora si acquatta e fa il giro della casa. Quando passa davanti alla fineI stra. nero, nart.e un mino. Lo certra in testa. Sono le 10,18. Alla radio palle l'allarme: «Venite, venite, c'è una sparatoria. Il maresciallo è ferito». S'è alzato un elicottero in cielo. Cominciano ad arrivare le pattuglie, piombano agenti e carabinieri con le tute antiproiettile. Il sentiero corre fra i ripiani di terriccio e i campi di mele. Lo percorriamo quasi fino in fondo, sull'orlo di un dirupo che vede il tetto della casa di Melchiorri, quando ci ferma lo sparo. Sono le 10,30. L'agente con la mitraglietta si alza e avanza ancora, piegandosi in due. «E' lì dentro?», chiediamo. «Il mostro?» L'agente si insospettisce: «Siete colleghi, no?».Un altro sparo spacca l'aria. Adesso, il capitano Meliniti chiede l'impiego dei lacrimogeni. Arrivano i Nocs, e alle 11,15 comincia il fuoco di copertura per permettere a un grappolo di carabinieri di ritirare il maresciallo ferito, steso vicino alla stalla. Ancora spari cadenzati, fino alle 11,20. Alle 11,23, il primo lacrimogeno. E poi altri, in rapida sequenza. Quattro minuti dopo, si alzano le fiamme dal fienile. «Al fuoco, al fuoco!», urlano. 11,31: nove colpi di fucile. Il fumo è sempre più alto, va a conrire il cielo Ecco. sta per morire adesso la follia che ha bloccato Merano. Sono Le 11,35. Uno sparo. Ferdinand si è tolto la vita in questo momento, puntando la sua carabina con la canna e il manico segati alla fronte. Cinque minuti dopo parte l'ultimo lacrimogeno. Per precauzione. Urla. «Un medico, un medico!». Sul sentiero sopra il costone, s'affollano i giornalisti. Vengono i pompieri, stendono gli idranti lungo la strada, poi scendono le Guardie di Finanza, e scendono le ambulanze. Collina di fumo. Anna Melchiorri, la moglie di Tullio, viene portata su da un carabiniere per il camminamento che va nei campi di mele. Viene su con il suo cane, piangendo. Urla ai giornalisti: «Lasciatemi stare, voi non mi potete aiutare!» La caricano sull'ambulanza: «Vai senza sirene». Davanti alla casa, i pennacchi di fumo si incontrano in ciclo. Il capitano Devoti va dentro al fienile. Trova i proiettili calibro 22 appoggiati sul frigorifero, e trova uno zainetto giallo e blu con i fori degli spari. Vede scritte farneticanti sul calendario appeso al muro. «Viva la grande Germania. Non fermerete l'unione del Pantirol». E poi, sul retro, ancora una volta: «Siete arrivati in ritardo». Non c'è Ferdinand, però, non c'è il suo corpo. Per qualche minuto ritorna la paura. Forse ce l'ha fatta, anche se sembra impossibile, forse è riuscito davvero a scappare. Dura pochi minuti, questa sconfitta. Lo trovano sotto la scala, nella legnaia, dietro a una porta. E' steso a pancia in giù c la carabina gli è caduta sotto le gambe. Bisogna girarlo, per guardarlo in faccia. Azzuiri. Sono azzurri gli ocelli. Sono le 13,10, brucia ancora la casa, lanciano giù mia stufa. «Via tutti, via tutti», gridano dalle finestre. Laggiù, fra gli intrecci delle vigne, l'uomo della Criminalpol che veniva giù assieme a noi per il sentiero, resta a guardare tutto questo, il fuoco che manda l'ultimo fumo nero, gli spiazzi terrosi ancora pieni di agenti e carabinieri. «Ero venuto qui perché dovevo interrogarlo. Adesso provo ima strana sensazione, perché mi sento sconfitto come lui che s'è sparato un colpo alla testa. Una strana sensazione. Avrei voluto interrogarlo per capire cosa succede in un cervello come quello». Ora sarà più difficile, se c'era davvero qualcosa da capire, qualcosa da spiegare, in questa follia. I carabinieri fanno cordone. Arrivano i carri funebri. C'è il sole. E la paura passa lentamente in mezzo a noi. Piano piano. Fra le vigne, e noi che la guardiamo andare via.

Persone citate: Anna Melchiorri, Botte, Kofler, Melchiorri, Quirino Longo, Valerio Melchiorri

Luoghi citati: Germania, Merano, Rifiano, Svizzera