L'ITALIANO AUTARCHICO VIAGGIA SULLE PAROLE TRENO di Stefano Bartezzaghi

L'ITALIANO AUTARCHICO VIAGGIA SULLE PAROLE TRENO L'ITALIANO AUTARCHICO VIAGGIA SULLE PAROLE TRENO lavatergilunotto. Viene definita come: «tergilavalunotto» (continuerò a mettere i lemmi in corsivo e le definizioni fra virgolette). Dopo aver letto il mio resoconto di quanto capitato a Walter Fontana, Lorenzo Enriques (Bologna) ha compiuto una ricerca a tappeto sullo Zingarelli 1996, e ha trovato trentadue casi analoghi: «parole la cui definizione è un anagramma della parola stessa»; in alcuni di questi casi si muovono singole lettere, in altri si muovono pezzi di parola. Scambi o spostamenti di lettere sono: aerometro - «areometro»; disegnare - «designare (ar- caico)».fraina - «farina (di grano saraceno)»; frugolare - «grufolare»; padule (tose.) - «palude»; pregheria (arcaico) - «preghiera»; rimessione - «remissione»; ripremere (arcaico) - «reprimere»; ristrettivo - «restrittivo». Scambi di pezzi di parola sono: cumulostrato - «stratocumulo»; fisiopsicologia - «psicofisiologia»; fuoriuscire - «uscire fuori»; grafofono - «fonografo»; idrossile - «ossidrile»; lavatergilunotto - «tergilavalunotto»; litofotografia - «fotolitografia»; megalosplenia - «splenomegalia»; quintodecimo - «decimoquinto»; stratonembo - «nembostrato»; terzodecimo - «decimoterzo»; verdegrigio - «grigioverde». Su questo gruppo, Enriques nota che è composto da paroletreno: alcune hanno due vagoni (e allora lo stratonembo significa «nembostrato»; capovolgimento secco); altre hanno tre vagoni Ipluto I demo I crazia). In tutti i casi di parole a tre vagoni, i primi due vagoni sono quelli che si scambiano di posto, mentre il terzo vagone resta dov'è. Fors<?, opina Enriques, è la locomotiva. Il gruppo di parole autarchiche che piace a me è però un terzo gruppo, che pare intermedio. Anche in questi casi si tratta di scambi o spostamenti, ma sono meno sfacciati di quelli visti sopra. Qui abbiamo ginocchioni che vuol dire «in ginocchio»; oppure il toscano gironi che vuol dire «in giro» (nel senso di «a zonzo»). Abbiamo un arcaico innomare, che significa «nominare», e così un disgrato definito come «sgradito», o un disformare che non è altro che il «deformarsi», mentre immollare è la stessa cosa di «ammollire». Ulti; mi due esempi, il qualsisia che equivale a «qualsiasi» e il rambismo che in etimologia rimanda all'originale «ramboism». E così la mappa dell'italiano autarchico è fatta. Tornando al gioco del Bendazzi, andrà notato che lui non anagrammava completamente piagnisteo, ma usava di volta in volta solo le lettere che gli servivano. Qui invece, l'anagramma è sempre perfetto. Sono due modi diversi di essere autarchici: c'è l'autarchia a cui basta che nulla venga da fuori, e l'autarchia che non è calma finché non si è fatto fuori ciò che c'è in casa (dicendo, demenzialmente: «è qui, e bisogna goderne», che significa: non solo dovete mangiare gli avanzi di ieri, ma dovete anche esserne felici). Prendendo la via dell'anagramma, si ottengono pochi esempi, abbastanza sparagnini, e dopo la ricerca compiuta da Enriques non vedo come si possa andare avanti (la cosa divertente non è costruirli, questi anagrammi a definizione, ma trovarli fatti sul dizionario). Prendendo la via del «logogrifo», ossia dell'«anagramma parziale», insomma imitando il gioco di CHio/rai, don Bendazzi.su piagnisteo, si potranno montare testi anche di una certa lunghezza. Io so che Giuseppe Varaldo (Imperia) sta lavorando su questo gioco, e scrive interi sonetti autarchici. (Parentesi. Don Anacleto Bendazzi era romagnolo di Ravenna. A febbraio è uscito il primo numero di una rivista enigmistica che si chiama «Morgana». E' distribuita solo per abbonamento, la redazione è in via Roncati 6, 40134 Bologna; tel. 051 / 64.46.100; fax 051 / 64.46.580. La fanno a Bologna - Emilia - e a Cattolica - Romagna -. I redattori hanno pubblicamente giurato di essersi accorti solo dopo aver scelto il nome della rivista che Morgana fosse l'anagramma di Romagna. Autarchia involontaria?). Seconda nota dal Bendazzi. Don Bendazzi non ha mai riconosciuto la distinzione enigmistica fra palindromo e bifronte (forse non l'ha neppure mai conosciuta). Chiamava «bifronte» tutte le parole e le frasi rovesciabili. In uno dei suoi «componimenti bifronti» ho trovato quello che per me è il capolavoro di don Bendazzi. Potete prenderla come una definizione dell'accidia, della neghittosità, della voglia di far nulla. Ciò che dice (e lo dice sia se leggete da sinistra verso destra che da destra verso sinistra) è: «I dì protrar torpidi». Scrivete a: Stefano Bartezzaghi, «La posta in gioco», La Stampa - Tuttolibri, via Marenco 32, 10126 Torino. Stefano Bartezzaghi i é .0

Luoghi citati: Bologna, Cattolica, Emilia, Imperia, Ravenna, Romagna, Torino