Sui rimborsi Inps si va allo scontro

L'ente difende il no. I sindacati accusano i consiglieri di «sabotaggio» Sui rimborsi Inps si va allo scontro L'ente difende il no. I sindacati accusano i consiglieri di «sabotaggio» Sarà il governo a pagare tutti gli arretrati ROMA. Sarà il governo a togliere le castagne dal fuoco, dopo il clamoroso colpo di scena avvenuto lunedì sera al consiglio di amministrazione dell'Inps. Cioè, a trovare una soluzione complessiva al grosso problema economico (da 30 a 50 mila miliardi, a seconda delle ipotesi) scaturito dalle due famose sentenze della Corte Costituzionale in merito ad. oltre un milione di pensioni integrate al minimo e di reversibilità. Il ministro del Lavoro Treu conferma che il Consiglio dei ministri approverà, quasi certamente il 7 marzo, un decreto-legge con cui si darebbe il via ad una duplice complessa operazione: da un lato, il pagamento della «parte corrente» con l'aumento, forse a partire dal 1° gennaio '96, dello «stock» di pensioni che dall'83 in poi sono state penalizzate dalla interpretazione restrittiva di alcune norme; dall'altro, i rimborsi dei cospicui arretrati attraverso l'attribuzione dell'equivalente valore in titoli di Statp negoziabili, con criteri preferenziali per i pensionati in età più avanzata. Così il governo si appresta a decidere in una atmosfera infuocata, nella quale affiorano non pochi collegamenti con una campagna elettorale sempre più carica di veleni. I sindacati contestano duramente il «voltafaccia» del consiglio di amministrazione dell'Inps avvenuto quando ormai sembrava scontata una decisione favorevole al varo della «parte corrente» con il reperimento di circa 2 mila miliardi all'interno del bilancio dell'istituto. «E' stato un vero e proprio sabotaggio», accusa il segretario generale della Uil-pensionati Miniati. E aggiunge: «Con il paravento degli interessi dei pensionati, i consiglieri nominati dall'ex ministro del lavoro Mastella (uscito allo scoperto già nei giorni scorsi con un violento attacco a Treu) hanno insistito per inserire nel bilancio anche i 40 mila miliardi di arretrati, pur sapendo che una cifra simile si può trovare solo con una legge del governo e non nelle casse dell'ente». Appare evidente, anche secondo i sindacati pensionati di Cgil e Cisl, che si è voluto impedire di dare subito corso al pagamento degli oneri correnti, cioè all'aumento immediato di oltre un milione di pensioni, come era stato concordato in un vertice interministeriale presieduto la scorsa settimana da Dini a Palazzo Chigi. Presente alla riunione, il presidente dell'Inps Billia aveva giudicato possibile il via libera del consiglio di amministrazione al pagamento delle maggiorazioni dal 1° gennaio. Il consiglio di amministrazione, dal canto suo, in un comunicato carico di contraddizioni, cerca di scaricare ogni responsabilità sul ministro Treu. Il consiglio, afferma la nota, non ha potuto dare concreta esecuzione alle sentenze della Corte Costituzionale «a causa della diffida notificata dal ministro del Lavoro all'Inps il 14 febbraio scorso», con la quale si sottolineava la necessità di trovare preventivamente la copertura finanziaria ad ogni atto. Subito dopo, però, il comunicato sembra riconoscere il fondamento della diffida del ministro, peraltro superata parzialmente nel frattempo dal risultato del vertice interministeriale. Dopo aver rilevato che qualsiasi variazione di bilancio, in mancanza di un provvedimento legislativo contenente la copertura finanziaria, «costituisce una pura dichiarazione di principio senza concreti ed effettivi benefici», il consiglio fa presente «l'impossibilità di soddisfare le aspettative dei pensionati in quanto l'Inps, non essendovi disponibilità di attivi di bilancio, è costretto a ricorrere alle anticipazioni della Tesoreria dello Stato anche per far fronte alle spese correnti». Dunque, conclude il comunicato, proprio per l'entità economica e per le implicazioni di natura finanziaria sull'intero sistema-Paese, «il problema esula dalle attribuzioni dell'Istituto ed investe invece decisioni di carattere politico, alle quali gli organi di governo non potevano sottrarsi». Alla nota è allegato un conteggio degli oneri sulla base di due ipotesi: l'ipotesi più ampia riguarda 1 milione 250 mila pensionati e prevede rimborsi per 47 mila 300 miliardi includendo gli eredi e 34 mila e 200 miliardi escludendoli; la seconda, riferita a 1 milione di pensionati, fissa gli oneri in 28 mila 500 miliardi senza eredi e in 38 mila 800 miliardi con eredi. A queste cifre vanno aggiunti i 2 mila miliardi per la parte corrente a partire da gennaio. Gian Carlo Fossi BUI SCENARI PER GII ARRETI L'IPOTESI A RIGUARDA I SOLI TITOLARI DI PIÙ' PENSIONI CHE ALLA DATA DEL 30 SETTEMBRE 1983 HANNO BENEFICIATO DI UNA PLURIMA INTEGRAZIONE AL MINIMO. L'IPOTESI B RIGUARDA TUTTI I TITOLARI DI PIÙ' PENSIONI CHE ALLA DATA DEL 30 SETTEMBRE 1983 ERANO PAGATE IN MISURA INFERIORE AL MINIMO E NEI CONFRONTI DEI ì QUALI VERREBBE RICONOSCIUTO IL DIRITTO ALLA DOPPIA Jj INTEGRAZIONE. JJ Una parte verrà «saldata» in Bot Il conto della Consulta varia trai 28.000 e: 3.000 miliardi Il ministro del lavoro Tiziano Treu

Persone citate: Billia, Dini, Gian Carlo Fossi, Mastella, Tiziano Treu, Treu

Luoghi citati: Roma