Un Dalai Lama per due

'haekérme Un Palai lama per due Per il film è guerra tra Scorsese eArnaud LOS ANGELES. Il figlio di un povero contadino tibetano che, a due anni, viene riconosciuto dal suo popolo come un leader spirituale e che, quando compie i cinque, diventa Dalai Lama. L'invasione cinese del suo Paese e il dramma storico e religioso che ne consegue, con tanto di Premio Nobel per la pace finale. Si aggiunga a tutto questo la splendida cornice dell'Himalaya e ce n'è abbastanza per un bel film hollywoodiano. Anzi due, in poco armoniosa concorrenza l'uno con l'altro. Da una parte troviamo il team composto da Martin Scorsese, Harrison Ford e Melissa Mathison, moglie di Ford nonché sceneggiatrice di «E.T.». Nel 1992 ha scritto «Kundun», una storia sul Dalai Lama da piccolo che ha subito trovato l'entusiasmo di Scorsese. E' stato facile anche ottenere la collaborazione del Dalai Lama, perché i coniugi Ford sono da anni molto attivi nella causa della liberazione del Tibet e perché la presenza di Scorsese, anche se distratto dai gangster di «Casino», è sempre una garanzia di qualità. Ma poco dopo la Mathison, si è presentato dal Dalai Lama Jean-Jacques Arnaud, con in mano una sceneggiatura tratta da «Sette anni in Tibet». E' un libro per il Dalai Lama molto caro, perché scritto da uno scalatore austriaco, Heinrich Harrer, che per appunto sette anni ha vissuto al suo fianco come amico e tutore. Arnaud è riuscito a convincere la TriStar, una divisione della SonyColumbia, a produrre il film. Non solo, ha convinto Brad Pitt a recitare la parte di Harrer, che adesso ha 83 anni. Il Dalai Lama, molto diplomaticamente, ha dato la sua benedizione anche a questo progetto e il team di Scorsese non ha saputo dissimulare la sua irritazione. E Richard Gere? «Non sono coinvolto con nessuno dei due film - dice -. Mi sono limitato a facilitare le comunicazioni». Forse, un po' troppo. [l.s.] Cindy Crawford ex moglie dell'attore Sulla loro coppia polemiche e pettegolezzi

Luoghi citati: Los Angeles, Tibet