Storia di un incubo

Società e C Storia di un incubo Ida Magli: una vendicatrice nata dal terrore dei maschi EOCCACCIO, Cherubini, Corneille, Delacroix, Pasolini: la «leonessa» di Euripide accende da secoli l'immaginario di scrittori, musicisti, pittori e poeti. Tutti rigorosamente uomini. Perché della crudeltà maschile Medea è simbolo temuto, in quanto donna tradita dall'amato, per il quale ha ucciso e si è privata di patria, parenti, amici. La sua storia, direbbe un mediocre cronista, è un intrigo amoroso finito nel sangue: Medea, figlia del re della Colchide, dopo aver aiutato Giasone - con le sue arti magiche - a rapire il vello d'oro, viene abbandonata. Il fedifrago vuole sposare Glauce, figlia del re di Corinto e accampa certe scuse per una migliore «sistemazione» dei figli. Medea non si lascia abbindolare e ordisce una vendetta selvaggia: dopo aver ucciso Glauce con un abito avvelenato (e il padre di lei) sopprime anche i figli avuti con Giasone. Medea è anche eroina di Lucio Anneo Seneca e Ovidio (opera andata perduta), Calderón de la Barca, Lamartine, Miguel de Unamuno, Leon Daudet. Corrado Alvaro ne ha tratto una pièce, sul palcoscenico l'hanno incarnata donne come Mariangela Melato e Maria Callas, protagonista non solo nell'opera di Cherubini ma anche nel film di Pier Paolo Pasolini, nel 1970. Dante parla di Medea nella cantica dell'In/erno, condannando il seduttore Giasone. Una Medea contemporanea potrebbe essere Glenn Close in Attrazione fatale: «Sì - conferma l'antropologa Ida Magli - ma anche lei è una vendicatrice terribile perché nata dalla fantasia dei maschi. Nessuno meglio degli uomini sa quanto ha oppresso le donne: così temono che si vendichino e proiettano su di loro, inconsciamente, la loro paura. Come sempre, la vendetta è più grande nella fantasia che nella realtà. E' difficile trovare donne tanto crudeli. I maschi si sono creati da sé il loro tormento, rifiutando di collaborare con le donne, quelle vere». Possibile? Le preferiscono belle e buone come Beatrice o terribili come Medea. Purché irreali. Ic. gra.] L'antropologa Ida Magli. A destra: Pier Paolo Pasolini

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