«Ho guardato l'assassino negli occhi»

13 «Ho guardato l'assassino negli occhi» Merano, Ivonne ha 32 anni: «Abbiamo sentito un fruscio, Paolo si è girato di scatto e lui ha sparato» Parla lafidanzata della vittima MERANO DAL NOSTRO INVIATO «Ricordo che era piccolo, a me sembrava molto più piccolo di Paolo. Ricordo che era dietro di noi, e gli ha sparato, a Paolo, e che poi cercava di caricare la pistola e gli.dev'essere caduto un bossolo per terra, e allora ha aperto lo zaino e ci trafficava dentro come se cercasse qualcosa, e io urlavo dalla paura e sono corsa dietro un pilastro dei portici del Rafie e ci siamo guardati per un attimo, per una vita». Ivonne Sanzio ha 32 anni, una laurea in architettura a Venezia, capelli neri a mezza spalla e un incubo da dimenticare. Erano le 20,31 di martedì sera. Dice: «Ho visto della gente che veniva e ho continuato a urlare, fino a che la voce non mi si è spenta in gola. Urlavo, urlavo, come per liberarmi». La sua esistenza è cambiata in quel momento. Un attimo, una vita. Ivonne Sanzio è una sopravvissuta. Ha visto da vicino l'assassino degli innamorati, ed è scampata alla sua follia. «Il destino a volte è così incredibile», racconta suo padre, Francesco Sanzio. «Erano a braccetto, e quando lui s'è girato di scatto s'è tolto da lei e ; non l'ha trattenuta accanto, come forse aveva fatto Detmering con Clorinda Cecchetti. E poi a quello che ha sparato s'è inceppata la pistola e lei è scappata, e c'erano due dietro che si sono avvicinati e allora l'assassino ha preferito fuggire via. Tante coincidenze, tutte una dietro l'altra. Il destino è così. Era arrivata l'ora di Paolo. Non era l'ora di Ivonne». E così, dalle 20,31 di martedì sera, lei vive fra i poliziotti, prigioniera di un altro racconto e di un altro destino, che non è più il suo, ma che da adesso un po' le appartiene: fino "alle quattro del mattino Ivonne è rimasta chiusa in commissariato, poi poche ore a casa solo per chiudere gli occhi, e di nuovo via con gli uomini della Criminalpol, a Padova, per buttare giù l'identikit. Quello che viene fuori è qualcosa di più di un disegno dai tratti precisi, quasi fotografici. E' l'immagine di un racconto, di un attimo della vita e della morte. Martedì sera, alle 20,31. Ricorda così, Ivonne. «Abbiamo sentito un fruscio alle spalle, come se qualcuno ci avesse sfiorato le giacche a vento. E allora Paolo ha avuto un gesto istintivo e si è voltato di scatto, torcendo il corpo. Ecco. Lui gli ha sparato proprio mentre si stava girando. Io sono rimasta pietrificata. Non ho pensato al folle, al mostro, in quel momento. Forse non ho pensato a niente, o forse ho pensato a una rapina». L'assassino è vestito con un giubbotto e ha uno zainetto con sé. Dev'essere un ragazzo, un tipo giovane. Lei, Ivonne, ripete mille volte il suo racconto agli inquirenti. E quando narra il suo incubo a papà e mamma non ha più lacrime da versare. Terzo piano di uno strano condominio fra le vetrine del centro, via delle Corse, a Merano. Una scala circolare, la porta che si apre su un ingresso vicino alla cucina. Un arredamento di legno chiaro da baita. La poltrona a fiori, nella sala. Continuano a telefonare. Amici, parenti. Giornalisti. Martedì sera, 20,31. Un attimo e una vita. Paolo e Ivonne si conoscono da barn bini e sono fidanzati da quasi dodici anni. Si sarebbero sposati fra poco, proprio come Hans e Clorinda fulminati dallo stesso killer la sera dell'8 febbraio, sulla passeggiata d'Inverno, a poche centinaia di metri da piazza del Duomo «Paolo è uscito prima del solito dal lavoro, alle 19. Siamo andati a Lagundo a casa della madre di un farmacista per vedere l'alloggio che voleva mo comprare. C'eravamo stati altre volte a vedere quell'ap Eartamento e andava giusto ene per noi. Siamo tornati a Merano, e abbiamo parcheggiato la macchina vicino alla passeggiata. Dovevamo andare a mangiare, ma Paolo era nervoso, era molto teso, e allo ra prima di andare a mangiare ha voluto fare quattro passi» Così, da via Portici sono risali¬ ti verso piazza Duomo. L'assassino, probabilmente, li ha seguiti per un tratto e quando ha deciso di uccidere non aveva nessun altro davanti se non le sue vittime e una piazza vuota con cinque lampioni dalle luci fioche. Gliel'hanno chiesto tante volte a Ivonne che è sopravvissuta: ma non avevate paura? E Ivonne risponde di sì, «una strana paura, perché poi pensi possa accadere a tutti ma non a te». Come tutti a Merano. Come papà Francesco, che adesso sta in piedi sulla soglia: «Chi di noi conosce Luca Nobile, il ragazzo che hanno arrestato, sa bene che non può essere stato lui. Noi lo conosciamo un po'. Paolo lo co- nosceva meglio e lo diceva proprio pochi giorni fa che secondo lui avevano preso un granchio. Aveva ragione. Avevamo tutti ragione». Adesso non serve più. Ivonne ricorda che lei urlava e l'assassino scappava. Paolo era steso a terra. «L'ho visto che correva verso le cabine in cima alla piazza. E io urlavo». Il killer da lì si sarebbe infilato nel vicolo Klaus, avrebbe raggiunto piazza Steiner, poi un altro vicolo, e sarebbe ritornato nella passeggiata d'Inverno. Le sue tracce scompaiono qui, a pochi metri dai fiori lasciati sui cubetti di porfido per ricordare Hans e Clorinda. Pierangelo Sapegno \ «Poi la pistola si è inceppata: io ero pietrificata, urlavo mentre lui frugava nello zaino» «Sono corsa dietro a un pilastro Si sono avvicinate due persone e lui è fuggito: mi ha colpito che fosse piccolo» Un operaio di Merano, Paolo Vecchiolini, 36 anni, sia ondando al cinema con la fidanzata Ivonne Sanzio. Il killer avvicina la coppia sotto i portici medievali e spara a lui colpendolo all'altezza dell'orecchio. Sono le 20,35 del 27 febbraio. Lei riesce a scappare e con le sue urla mette in fuga l'assassino. Ma lo ha visto in faccia e permette di realizzare un identikit: è un uomo biondo, stempialo, con una barba corta e fro i 35 e i 40 anni. • •

Persone citate: Clorinda Cecchetti, Francesco Sanzio, Luca Nobile, Paolo Vecchiolini, Pierangelo Sapegno

Luoghi citati: Lagundo, Merano, Padova, Venezia