«Addio strozzini», e s'uccide

Poche ore dopo la Camera ha approvato definitivamente la legge sull'usura «Addio strozzini», e s'uccide Poche ore dopo la Camera ha approvato definitivamente la legge sull'usura Imprenditore di Taranto TARANTO □AL NOSTRO CORRISPONDENTE «Non ce la faccio più, sono sommerso dai debiti anche se ho pagato, pagato». Nel giorno in cui la commissione Giustizia della Camera ha approvato definitivamente la legge anti-usura, Luigi Cinefra ha lasciato questo biglietto sulla scrivania ed è andato a uccidersi. Cinefra, 56 anni, probabilmente si sarebbe ammazzato come Gennaro Grandinetti, un piccolo imprenditore che il 22 maggio del 1984, per sfuggire agli usurai quando l'usura non era un argomento da prima pagina, si tolse di mezzo premendo il grilletto. Cinefra, titolare di un'agenzia immobiliare, la pistola non ce l'aveva. E' sfuggito agli strozzini gettandosi su una scogliera. Un tuffo, è finita. Aveva debiti per centinaia di milioni. Gli affari della sua agenzia non andavano bene. Un fallimento alle spalle, prospettive nere, Cinefra si è ammazzato martedì sera. Forse la nuova legge avrebbe potuto aiutarlo, perché considera usura i tassi che superano del 50% quello medio praticato in Italia e condanna gli strozzini con il carcere fino a sei anni. Ma lui non ce la faceva più. Dopo aver lasciato il messaggio sulla scrivania del suo ufficio, in via Principe Amedeo, nel centro di Taranto, è uscito, è salito sulla sua «Peugeot 205» e si è diretto verso Lama, località balneare a pochi chilometri dalla città. Ha parcheggiato l'auto, raggiunto la scogliera e si è lanciato. Un salto di pochi metri: tre, quattro. Violento l'impatto. Cinefra era già morto quando, nella tarda serata, la polizia ha avvistato la sua Peugeot vicino alla scogliera. I poliziotti erano stati chiamati dalla moglie, Teresa Orlando, 51 anni, e il figlio Francesco, trentunenne, dopo avere trovato la lettera. In poche frasi Cinefra spiegava che aveva deciso di ucci- dersi. Il magistrato che coordina l'inchiesta, Vincenzo Petrocelli, sostituto procuratore presso il tribunale, ha disposto per stamane l'autopsia. E intanto sta spulciando i documenti ritrovati in ufficio, i titoli, le cambiali. Qui c'è probabilmente una traccia degli usurai. Luigi Cinefra non era un grosso imprenditore. Originario di San Giorgio Jonico, dieci chilometri da Taranto dove viveva con la famiglia, aveva alle spalle un fallimento con una ditta individuale che operava nel settore edile. Si era ripreso dal crack aprendo, nell'autunno dell'88, l'agenzia Minerva, specializzata in intermediazioni immobiliari, ma che sbrigava anche pratiche burocratiche. Ne era titolare la moglie, ma era Cinefra a gestirla. Non si sa quando egli sia finito nelle mani degli usurai né quanto fosse costretto a pagare di interessi. Lo si potrebbe scoprire nelle prossime ore, quando la verifica sui documenti sarà conclusa. I tassi applicati dagli usurai superano talvolta, nel mercato tarantino dei «cravattari», anche il 200 per cento mensile. Lo dimostrano arricchimenti spaventosamente veloci come quello di un imprenditore agricolo al quale, nei mesi scorsi, la magistratura ha messo sotto sequestro un patrimonio di 20 miliardi ( 17 solo in titoli) e la stessa fine di Gennaro Grandinetti che, a metà degli Anni Ottanta, aprì uno squarcio sul fenomeno-usura. Titolare della «Simic», azienda dell'indotto Italsider, Grandinetti si uccise lasciando un testamento: nei suoi appunti annotava nomi e cifre. Pochi si accorsero. Solo qualche anno dopo, nel '91, la Commissione' parlamentare antimafia, in visita in Puglia, rilevò l'anomalia di una provincia in crisi, ma con uno straordinario sistema parabancario. Tonio Attino Per la prima volta viene fissata la soglia oltre la quale i tassi praticati saranno usurari Il treno antiusura istituito dalla ' Confesercenti che ha viaggiato da Palermo a Milano

Persone citate: Gennaro Grandinetti, Grandinetti, Lama, Luigi Cinefra, Minerva, Simic, Teresa Orlando, Tonio Attino, Vincenzo Petrocelli

Luoghi citati: Italia, Milano, Palermo, Puglia, Taranto