La grande fuga

La grande fuga La grande fuga In un giorno 500 camion per i serbi di Sarajevo ZAGABRIA. Camion, autobus, autocarri, motozappe con rimorchi: 500 mezzi in un giorno, il record assoluto. La lunga colonna blocca la strada che dai sobborghi di Sarajevo va verso Pale, la roccaforte di Karadzic. A poche ore dall'arrivo della polizia federale bosniaco-croata che stamane prenderà il controllo del quartiere di Ilijas, continua l'esodo dei civili serbi che non vogliono rimanere sotto l'amministrazione governativa. Soltanto 127 persone, quasi tutti vecchi o ammalati, hanno deciso di restare: tutti gli altri vogliono partire. La situazione a Ilijas è drammatica. Le autorità serbe hanno chiesto all'Ifor di aprire un'altra strada per agevolare lo sgombero. Si tratta della via che da Sarajevo va verso Foca passando da Gorazde, l'enclave musulmana della Bosnia orientale che gli accordi di Dayton hanno restituito al governo di Sarajevo. La gente è ferma ai posti di controllo dell'Ifor. I soldati della Nato, tra i quali i bersaglieri, vogliono accertarsi che tutto si svolga in modo pacifico, ma la tensione cresce. Nei quartieri che la gente sta abbandonando sorgono mercatini improvvisati in tutte le strade: i serbi vendono tutto quello che non hanno potuto portare via, dai materassi alle sedie, dai frigoriferi alle pentole. Il portavoce delle Nazioni Unite, Aleksander Ivanko, ha accusato ancora una volta i dirigenti serbo-bosniaci di avere portato avanti una campagna di terrore per costringere la gente all'esodo. «Hanno fatto saltare le centraline telefoniche, hanno tagliato la luce, il gas e l'acqua in tutti i sobborghi di Sarajevo dove vivevano i serbi. In queste condizioni la gente non poteva restare ed è per questo che ha deciso di andarsene», ha detto Ivanko, aggiungendo che un altro motivo è la mancanza di posti di lavoro: cioè, nessuna prospettiva per il futuro. Secondo le stime dell'Alto Commissariato per i profughi, soltanto tremila civili serbi sarebbero rimasti nei sobborghi della capitale che devono tornare sotto l'Amministrazione bosniaca. Ivanko ha inoltre avvertito gli ex residenti musulmani di questi sobborghi che dopo quattro anni stanno per entrare nelle loro case, di stare attenti perché molti appartamenti sono stati trasformati in trappole mortali. Prima di partire, i serbi hanno bruciato le case o messo sulle porte granate e bombe che scoppieranno nel momento in cui qualcuno cercherà di aprirle. Ma ha anche accusato i musulmani che sono già tornati a Vogosca di aver molestato i pochi civili serbi che sono rimasti nelle loro case. Il governo bosniaco deve fare di tutto per impedire ogni forma di rappresaglia, ripetono i comandanti dell'Ifor. [i. b.l

Persone citate: Aleksander Ivanko, Foca, Karadzic

Luoghi citati: Dayton, Sarajevo, Zagabria