«Gianni, Torino e l'azienda»

«Gianni, Torino e lf azienda» «Gianni, Torino e lf azienda» «Il lavoro resta un amore, un dovere» INTERVISTA MARELLA m TORINO " una questione sua, tutta sua. Io non dico niente, ma so che per mio marito questo è un passaggio importante. Un passaggio, appunto: perche comincia una fase nuova, a cui non siamo ancora abituati. Né io, né so- {irattutto lui». Marela Agnelli parla del cambio della guardia alla Fiat, dopo trent'anni ininterrotti di presidenza dell'Avvocato. Trent'anni alla guida della prima industria italiana, a rappresentare e testimoniare un legame tra Torino, la Fiat e gli Agnelli che dura da 97 anni. Per Gianni Agnelli, il passaggio delle consegne a Cesare Romiti chiude un lungo ciclo, una vita con la Fiat. Come è arrivato l'Avvocato a questo appuntamento? E come cambierà da oggi la sua vita? Ecco le risposte di Marella Agnelli. Dopo trent'anni, l'Avvocato non è più presidente della Fiat. Secondo lei, c'è del rimpianto nel momento dell'addio? «Da parte di Gianni non credo. Rimpianto, no. Poi, certo, capisce benissimo che questo è un momento di forte cambiamento per la sua vita, le sue abitudini, i suoi compiti. Sa, lui è sempre stato ed è prima di tutto un uomo d'azione. Vive nella squadra, che lo stimola, lo interessa, lo aiuta a dare e prendere il meglio. Ecco, la Fiat è sempre stata la sua squadra. Non la sola: ma certo gli ha fatto sentire sempre questo spirito profondo di squadra, di gruppo, di unione. Con tutti gli obblighi e con tutte le soddisfazioni che ne derivano». Lei parla di cambiamento: come pensa che muterà la giornata dell'Avvocato, senza l'impegno diretto al vertice dell'azienda, dopo un periodo così lungo? «Le ho detto prima che questo passaggio lo coinvolge intimamente, in qualche modo è una cosa sua, con cui credo che abbia fatto i conti. Non vorrei nemmeno parlarne. Però, vede, c'è una parte del cambiamento che mi incuriosisce e mi interessa da vicino. Perché Gianni è una persona di tanti interessi e così vari - dalla pittura all'arte contemporanea, alla vela, alla montagna, ai viaggi, all'amicizia - che sarò felice da oggi in poi di poterli condividere con lui più di quanto abbiamo po- tuto fare fin qui». Sta dicendo che l'Avvocato avrà più tempo per sé? «Sicuramente sì. O almeno lo spero. Spero di avere dei momenti bellissimi da vivere con Gianni, più ancora del passato». Che cos'è stata la Fiat per Gianni Agnelli? «Prima di tutto e soprattutto, una responsabilità. E' proprio questa la parola giusta, perché il suo impegno lui l'ha sentito così e così lo ha vissuto. Poi, c'è il lato affettivo, che spesso scatta da una responsabilità molto forte. Insomma, il legame con la Fiat è anche un fatto sentimentale, in cui però conta molto il sentimento del dovere», v L'Avvocato sentiva di essere al centro del rapporto storico tra la famiglia e la Fiat? «Certamente, l'ha sempre sentito. E questo ha pesato in entrambe le direzioni, perché la sua rappresentanza della fami¬ glia nel vertice Fiat lo ha coinvolto sia sul piano degli affetti che sul piano della responsabilità. Poi, naturalmente, c'è il rapporto con il nonno, di cui Gianni ha parlato tante volte...». Un rapporto che conta ancora oggi, per l'Avvocato? «In un certo senso sì, senza al- cun dubbio. Perché lui si è sempre sentito impegnato anche nei confronti dell'investimento che suo nonno ha fatto su di lui. E' come un'immagine proiettata da lontano, sempre presente, fino ad oggi». C'è un altro legame che Gianni Agnelli ha sempre vissuto come fondamentale, ed è quello con Torino. Perché? «Lui dice sempre che nella sigla "Fiat" c'è quella "T" che non va dimenticata, perché indica proprio Torino. E il cuore dell'azienda è rimasto a Torino, nei momenti della crescita e nei momenti della crisi. Gianni ha traghettato l'azienda da Torino a Torino, attraverso lo sviluppo. E può esserne fiero. Direi che è stato un bravo traghettatore. E se questo è il momento del bilancio, penso che possa essere soddisfatto, soprattutto se paragoniamo la sua vicenda alle grandi responsabilità e alle grandi fortune in Europa in questi cinquant'anni. Pochi sono rimasti in sella così a lungo». La Fiat, corso Marconi, Torino. Lei e l'Avvocato avete passato la vostra vita in questa città. Cosa ha significato per lei questa scelta di Torino? «Un grande beneficio. So quanto Torino ha pesato positivamente su di me. Ci ha dato il sììuso di appartenenza. Le radici, dovunque fossimo nel mondo. Sì, io sono felice di sapere che le nostre radici sono qui, nella casa di Torino, come Gianni ha sempre voluto». Lei ha sentito, in questi anni, di dover dividere l'Avvocato con la Fiat? «Spesso: o meglio sempre. Alla Fiat Gianni ha dato tempo, attenzione, energia e passione. Io lo so. Ma so anche che così, con la Fiat, realizzava una parte importante di se stesso». Tutto questo finisce davvero oggi? «Diciamo che il legame con la Fiat non finisce, perché l'impegno della famiglia continua. Ma quello di oggi è un passaggio importante, proprio perché carico di simboli». E' un passaggio triste per l'Avvocato? «No, non ho visto tristezza. Non ancora». [r. s.j «Questa è la città del nonno che ha pesato positivamente anche su di me Qui sono le nostre radici» A sinistra Giovanni Agnelli con la moglie Marella Caracciolo Qui sopra l'Avvocato in compagnia del nipote Giovanni Alberto, oggi alla guida della Piaggio

Persone citate: Agnelli, Cesare Romiti, Gianni Agnelli, Giovanni Agnelli, Giovanni Alberto, Marella Agnelli, Marella Caracciolo