Agnelli: «Lascio la Fiat in mani sicure»

7 Agnelli: «lascio la fiat in mani sicure» L'Avvocato resta presidente d'onore. Romiti affiancato dall'amministratore delegato Cantarella Nuovi vertici per il gruppo TORINO. «Sono perfettamente tranquillo di aver affidato la Fiat in mani sicure. In quelle già note e sperimentate del dottor Romiti ed in quelle più giovani, ma che già hanno saputo cogliere importanti successi nel settore automobilistico, dell'ingegner Cantarella». Sala Nasi, ottavo piano di Corso Marconi, poco dopo le due di ieri pomeriggio. Poche parole di Giovanni Agnelli segnano il passàggio del testimone a Cesare Romiti, da una generazione all'altra, dalla gestione della famiglia a quella dei manager. Niente brindisi, nessuna cerimonia particolare, solo qualche applauso saluta le nuove nomine e l'addio dell'Avvocato. Un addio per modo di dire, dato che Agnelli resta a capo di molte società tra cui Tifi, l'accomandita di famiglia e l'Editrice La Stampa (una clausola ratificata ieri dal consiglio prevede che possa conservare questa carica fino a quando vorrà). E poi, naturalmente, Agnelli sarà presidente d'onore della Fiat. D'onore e non onorario, una dizione che lui stesso ha voluto: è quella che assunse Vittorio Valletta nel 1966, lasciando la presidenza proprio a un quarantaquattrenne Giovanni Agnelli. Ora invece tocca a Romiti, assumere la presidenza del gruppo mentre come amministratore delegato della Fiat gli succede Paolo Cantarella, fino a ieri amministratore della Fiat Auto. E proprio il consiglio di Fiat Auto ieri, ha nominato nuovo amministratore delegato Roberto Testore, dando a Cantarella la presidenza della società e «la supervisione diretta in materia di nuovi prodotti e di strategie internazionali». Tra tante nuove cariche anche un addio, quello all'ex direttore centrale Giorgio Garuzzo che ha lasciato la Fiat in polemica con i vertici. A lui va comunque «il ringraziamento e l'apprezzamento» del consiglio. Nella sala Nasi i consiglieri Fiat sono tutti presenti: da Eugenio Coppola di Canzano per le Generali a Ulrich Weiss in rappresentanza della Deutsche Bank, da Gianluigi Gobetti, l'uomo della finanza della famiglia, al legale di fiducia Franzo Grande Stevens. E poi, naturalmente, il trentunenne Giovanni Alberto che oggi guida la Piaggio e che fra qualche anno prenderà il timone della Fiat. Lo stesso Romiti spiega che nella prossima seduta del consiglio, in aprile, proporrà di convocare l'assemblea straordinaria della Fiat per introdurre dei limiti di età alla carica di amministratore. Il congedo dell' Avvocato è un viaggio nei trent'anni in cui «ho passato la mia vita accanto alla Fiat, anzi meglio, dentro la Fiat». Ricorda l'esordio alla guida di un gruppo «che aveva 135 mila dipendenti, e produceva poco più di un milione di automobili. Il fatturato era di circa 1000 miliardi e la capitalizzazione di Borsa di circa 650 miliardi». Da quelle basi la Fiat «è riuscita a mantenere e consolidare una presenza mondiale per l'auto italiana» e si è lanciata in altri settori raggiungendo «livelli di eccellenza e pienamente confrontabili con la migliore concorrenza», nonostante una competizione durissima e le «specificità negative» dell'Italia: «Il terrorismo e poi la lunga crisi della partitocrazia; un'inflazione sempre molto elevata ed una crescente inefficienza nell'uso delle risorse da parte del settore pubblico». I risultati raggiunti, quelli del '95, sono sotto gli occhi di tutti: «I dipendenti erano 240 mila, di cui 50 mila nel Mezzogiorno dove rappresentiamo l'unico grosso bacino di occupazione industriale, il fatturato ha superato i 75 mila miliardi, le auto prodotte nel mondo i 2 milioni e 300 mila». Insomma, è una Fiat in salute quella che il suo presidente consegna ai successori: «E' nella condizione di giocare delle buone carte per la sua affermazione nel mondo», e ha «salvaguardato il bene supremo di un'impresa; la completa indipendenza e la piena libertà». Per questo cammino di crescita ininterrotta lungo un trentennio Agnelli ringrazia «tutti gli uomini con i quali abbiamo compiuto questo lungo tratto di strada. Le centinaia di migliaia di operai, di quadri, di dirigenti con i quali ho vissuto in questa straordinaria avventura imprenditoriale lasciano in me un ricordo indelebile delle qualità non solo professionali, ma soprattutto morali ed umane, che costituiscono la vera essenza della forza della Fiat». Ma lui, l'Avvocato, che cosa prova nel lasciare la guida del gruppo? «A pochi uomini è concessa la fortuna di scegliere tempi e modi del distacco dal frutto del proprio lavoro spiega ai consiglieri -. Ho preso questa decisione dopo attenta valutazione dell'interesse di fondo dell'azienda, della sua necessità di basarsi su forze fresche e giovani per poter affrontare le grandi sfide che l'attendono». E, comunque, assicura «anche senza responsabilità dirette, ma come presidente d'onore e come azionista, continuerò a partecipare alla vita dell'impresa, a seguirne i suoi indirizzi strategici». La scelta fatta per la successione, comunque, è la migliore: «Sono orgoglioso di aver contribuito, come presidente, ad impostare questo nuovo assetto dirigenziale dell'azienda, e sono sicuro, come azionista, che il capitale investito nell'impresa non viene esposto a nuovi rischi - oltre a quelli già elevati del mercato in cui operiamo - ma che è affidato in buone mani». Francesco Manacorda CHI GUIDERÀ' GLI ALTRI SETTORI VEICOLI INDUSTRIAU ▼ COMPONENTI ▼ PRODOTTI METALLURGICI Ivec°) (Magneti Morelli) ^1^ (Teksid) Piero MARITANO |G$ i I tg Giancarlo BOSCHETTI INGEGNERIA CIVILE (Fiafimpresit) UgoMONTEVECCHI Domenito BORDONE EDITORIA E 1;^ COMUNICAZIONE (tedi).? 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Luoghi citati: Canzano, Italia