«Resterò vicino al gruppo»

«Resterò vicino al gruppo» «Resterò vicino al gruppo» «Tra qualche anno toccherà a Giovannino» L'AVVOCATO ALLA «CNN» UTORINO N gigantesco cambiamento per l'industria, ma anche per il Paese». Così l'emittente televisiva americana Cnn ha presentato la prima delle due parti dell'intervista esclusiva concessa da Gianni Agnelli al giornalista del programma economico World Business, John Defterios. Nel corso del colloquio, il senatore Agnelli, definito dall'intervistatore «il re non incoronato d'Italia», ha ripercorso la storia della Fiat e discusso le prospettive future, partendo dalla crisi petrolifera degli Anni 70 per arrivare alla grande sfida della globalizzazione dei mercati mondiali. «Questi trent'anni - ha detto Agnelli - sono stati turbati da vari drammi: la crisi degli Anni Settanta, il terrorismo - che ovviamente ha scatenato dei problemi enormi - e poi una nuova crisi, più forte, nel '93. La conseguenza di tutto ciò è che il mercato dell'automobile è sovraffollato, tanto in Europa quanto nel resto del mondo. Sui mercati occidentali la crescita è molto debole, sono diventati mercati di sostituzione in cui combattiamo tutti l'uno contro l'altro. Invece, nuovi spazi si aprono in Cina, India, Sud America. Credo che la Fiat abbia degli uomini ben addestrati per andare avanti». Lei ha fatto riferimento alla crisi degli Anni 70. Nel '79 avete avuto un lungo sciopero, gravissimo, che è durato 35 giorni; avete tagliato 23 mila posti. Lei pensava allora che le cose sarebbero andate bene o aveva dei dubbi? «Io sapevo che era l'unico modo per uscirne... Non ero sicuro che potesse funzionare, ma quando si hanno le spalle al muro, ci sono poche scelte. E' stata una battaglia durissima, ma è andata bene». Adesso la presidenza della Fiat passa a Cesare Romiti, che ha già settantadue anni ed è inquisito. C'è chi è rimasto sorpreso della sua scelta. «Romiti lavora per l'azienda da vent'anni. Ha fatto sempre bene, ha un carattere molto forte, è uno che sa combattere. Credo, e spero, che questi problemi con la giustizia si risolveranno presto. Oggi è certamente l'unica persona a cui avrei potuto attribuire il comando con fiducia. Purtroppo non è un giovanotto e la durata del suo mandato supererà di poco i due anni. Spero nel frattempo di poter preparare la prossima generazione. Io, personalmente, rimarrò molto vicino alla società durante questi due, e forse più, anni». E' interessante ricordare che Romiti stesso si è definito più duro di lei. Abbiamo visto cos'è successo a Ga- ruzzo che lascerà l'azienda alla fine del mese. E' un segno della durezza di Romiti? «No, quando si deve ristrutturare il top management è anche necessario considerare i nuovi criteri per la gestione dell'azienda. Credo che ora il termine "amministratore delegato" vada inteso sia in senso tradizionale che come direttore generale. Il numero uno di una casa automobilistica deve essere veramente il numero uno, perciò non ha bisogno di un direttore generale. Tutto dipende dal modo in cui si struttura il vertice societario. Non è certo colpa della severità di qualcuno. Garuzzo ha fatto un ottimo lavoro. Mi dispiace che non sia uscito di scena nel migliore dei modi, ma ha fatto un ottimo lavoro». Si sente dire che lei è il poliziotto buono e Romiti quello cattivo. Cosa pensa di questo giudizio? «Mah, Romiti appare come un duro. E talvolta si comporta come tale». Ora passiamo alla questione di Giovanni junior. Oltre ad essere lo scapolo più ambito del mondo, è colui che alla fine prenderà il timone della Fiat. Ha 32 anni. Lei as¬ sunse la guida del gruppo quando ne aveva 45. Quanto tempo pensa che debba passare perchè sia pronto? «Per la verità io sono entrato in Fiat quando avevo 23 anni, come vicepresidente. Allora ero in Africa con le truppe italiane, contro quelle di Patton; mio nonno mi ha richiamato. Non dico che mi divertissi, era parte della vita di quei giorni e di quell'età. Giovanni ha avuto una vita molto diversa, ha lavorato molto e ha studiato molto, ha fatto numerosi viaggi, è presidente della Piaggio, un'altra nostra società: penso che fra due, tre, quattro anni sarà in condizioni di prendersi la responsabilità». Sembra che lui sia più serio di lei, ma non altrettanto duro. «Penso che sotto sia duro come gli altri. Tutto dipende dalla vita che si è vissuta, non dalla persona che si è. Il mio era un periodo totalmente diverso, non si può parlare della gente di 40 anni fa e di quella di oggi nello stesso modo. Noi siamo tornati dalla guerra, dovevamo lottare. Lui è cresciuto in un altro modo: ha studiato in America, è andato in altri Paesi, ha girato il mondo... Io non ho avuto lo stesso tipo di formazione, il mio addestramento è stato fatto di esperienze umane». E' contento di questo passaggio generazionale alla guida della Fiat? «Sono molto contento. L'incarico principale è andato a un cinquantenne - che è Cantarella - e il suo posto è stato preso da un quarantenne. Penso che nei prossimi due anni la maggior parte del gruppo sarà nelle mani dei giovani». C'è chi sostiene che la struttura industriale italiana e il mondo del credito, con Cuccia e Mediobanca, abbiano bisogno di un cambiar ento Senerazionale. Eppure semra che il Paese non sia pronto per il cambiamento. Che ne pensa? «Il Paese deve essere pronto, è un passaggio opbbligato. Ci si deve buttare nell'acqua per sapere se si sa nuotare. Si devono provare le cose per vedere se funzionano o no. Penso che non sia possibile perpetuare il dominio della vecchia generazione».

Persone citate: Agnelli, Cesare Romiti, Cuccia, Garuzzo, Gianni Agnelli, John Defterios, Patton, Romiti

Luoghi citati: Africa, America, Cina, Europa, India, Italia, Sud America