«Il premier ci ruba anche il programma» di Alberto Rapisarda

Mentre l'Ulivo perfeziona i meccanismi perle liste, il centrodestra spara a zero sull'ex alleato «Il premier ci roba anche il programma» Mentre l'Ulivo perfeziona i meccanismi perle liste, il centrodestra spara a zero sull'ex alleato Fini: bugiardo come Pinocchio ROMA. L'incrociatore di Lamberto Dini si affianca alla corazzata dell'Ulivo e il Polo concentra tutti i suoi cannoni sull'ultimo arrivato. L'imperativo è affondare o danneggiare seriamente la «lista Dini» in modo da renderla inservibile per il centro-sinistra. Perché Berlusconi e i suoi alleati si rendono conto che il «partito» del presidente del Consiglio è quel di più che può far pendere il piatto della bilancia elettorale a favore dell'Ulivo. E mentre nel Polo c'è pessimismo malcelato dietro gli attacchi violenti di Fini e quelli (più misurati) di Berlusconi e Buttiglione, nell'Ulivo continua il lavorio per sistemare simboli e liste. Con Dini che vuole fare emergere la sua presenza separata nel maggioritario e vuole allearsi nel proporzionale con Maccanico e Bianco, ma facendosi riconoscere. Il modo in cui il Polo ha reagito alla nascita della lista Dini può aiutare a capire quel che potrebbe capitare dopo le elezioni. Fini è quello che va all'attacco con maggiore decisione e si capisce perché: se dovesse nascere un governissimo post-elettorale tra poli in equilibrio, lui sarebbe escluso. Così dice: «Dini resta Pinocchio. Il suo è un disegno antico che ha caratterizzato per molti anni la peggiore partitocrazia». Berlusconi mostra, invece, il volto del deluso: «Io conoscevo un altro Dini. Non sono sorpreso, ma deluso sì. Aveva ragione chi pensava male di lui. H suo programma è una rimasticatura del programma di Forza Italia. Un programma di centro-destra che vorrebbe farci credere di poter realizzare con il centro-sinistra». Quindi, Berlusconi condivide le cose dette da Dini. Dissente, però, sugli alleati che ha scelto e, soprattutto, mette in dubbio che Dini possa realizzare quel programma con i voti di Rifondazione comunista. Significa che se le elezioni finissero in quasi parità si potrebbe riaprire la trattativa tra l'Ulivo da una parte e Forza Italia, ccd-cdu dall'altra? «Non c'è dubbio» risponde sicuro Francesco D'Onofrio del ccd. Ed ecco Rocco Buttiglione che aggiunge, con toni da osservatore distaccato (Dini sta tentando nell'Ulivo l'operazione che lui tentò col Polo): «Quello di Dini è un centro che vuol battere le estreme pur essendo aggregato a una delle estreme». Ecco Raffaele Costa che teme il risultato di parità tra Polo e Ulivo che «potrebbe portare a nuove elezioni entro un anno». E pare quasi la promessa di un aiuto per il dopo. Così il Polo va alla guerra, con Fini che farà di tutto per interrompere ogni dialogo con Dini e D'Alema, e gli altri che eviteranno gli attacchi personali e svolgeranno una campagna alettorale tutta fatta per contestare la passata attività governativa di Dini, specie nel campo della politica fiscale. Non ci sarà il simbolo unico del Polo sulla scheda, ma ogni alleato manterrà il suo. Perché tutti vogliono farsi riconoscere. Soprat¬ tutto i due partiti ex democristiani che si presenteranno uniti (ccd-cdu) nella speranza di toghere voti al fratello separato dell'altra sponda, il ppi di Gerardo Bianco. Problemi di simboli ce ne sono anche per l'Ulivo, ma sono in via di soluzione dopo che l'intesa politica è stata raggiunta con Dini. Per il maggioritario, sotto il simbolo dell'Ulivo potrebbe comparire la scritta «Alleanza per il governo». Che sarebbe un indiretto accenno al fatto che Dini è alleato ma non dentro l'Ulivo. C'è Veltroni che continua a dire che non ci dovrebbero essere modifiche del simbolo («ci sarà solo il simbolo dell'Ulivo»), e D'Alema che dà via libera. Più complicato il rebus del pro¬ porzionale. La soluzione finale potrebbe essere l'esposizione sulla scheda del simbolo della lista Dini», della «Unione democratica» di Maccanico e del Ppi di Bianco. Tutti inclusi nello stesso cerchio. Per il resto, lo schieramento politico dell'Ulivo pare al completo (Segni ha confermato il suo appoggio a Dini). Rimane aperto il problema Lega. Bossi sembra deciso a dar battaglia da solo, a costo di prendere solo 20 deputati. Ma nella convinzione che così facendo potrebbe impedire a ciascuno dei due poh di stravincere e di poter diventare così determinante, anche con una esigua rappresentanza parlamentare. Alberto Rapisarda Il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

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