TROPPI MAGISTRATI ONOREVOLI

Presentato Rinnovamento Italiano: «Una forza di centro moderata e riformista» TROPPI MAGISTRATI ONOREVOLI TROPPI avvocati!» E* il titolo di un pamphlet che il giovanissimo Piero Calamandrei scrisse all'inizio della sua carriera. «Troppi magistrati onorevoli!», vien fatto di esclamare oggi, di fronte all'assalto scatenato (o preannunciato) di plotoni di sacerdoti di Temi alle già affollatissime aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Perché mai? Forse passerò per un vecchio giudice di remote età della storia giudiziaria. Ma non so nascondere un certo inquieto stupore. E mi conforta il commento dell'attuale Guardasigilli, e del presidente dell'Associazione magistrati. Sia ben chiaro. Politica e giustizia non sono due mondi separati fra loro; anzi entrambi traggono frutti da un vivo scambio di idee e di esperienze. Ed è sempre bene che i magistrati (giudici o pubblici ministeri, su un piede di assoluta parità) non si chiudano in una inaccessibile torre di avorio, e che, come liberi cittadini, vivano anch'essi i problemi del loro tempo. Guai per tutti, se l'abbandono di una professione laica, o di una fede, fosse considerato come un'apostasia riprovevole, un tradimento, o, all'opposto, come il sintomo profondo di una chiesa o di una professione laica per se stesse tanto nobili da non tollerare abiure o abbandoni. Penso a figure alte come Ernesto Buonaiuti, o ad umili sacerdoti che per serietà morale, e sopravvenuto affievolirsi di vocazioni interiori o altre crisi d'anima, hanno dismesso l'abito talare, e cercato altre serie vie per sincerità di coscienza. Allo stesso modo, sento la bellezza morale di chi adempie il suo lavoro, eccelso o umile che sia. Fu ancora Calamandrei ad accostare il prete che si avvicina ogni volta commosso all'altare al magistrato che, nel redigere la sua ultima sentenza, Alessandro Galante Garrone CONTINUA A MG. 11 PRIMA COLONNA

Persone citate: Alessandro Galante Garrone, Calamandrei, Ernesto Buonaiuti, Piero Calamandrei