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«Jumanji» di Johnston con Robin Williams «Jumanji» di Johnston con Robin Williams Il gioco della giungla può cambiarli la vita GIOCHIAMO a «Jumanji»? Non sembra consigliabile. Ammesso che si riesca a mattere le mani sulla misteriosa scatola di un vecchio gioco dell'oca ispirato alla giungla, sepolto da due prudenti ragazzini nel 1869 in un bosco del New Hampshire. Lo riscopre, un secolo dopo, un monello figlio di papà, Alan: ecco il tabellone con il percorso e le statuine che ogni tratto di dadi si mettono in moto da sole. Perché non provare a giocarci con l'amichetta Sarah? Ma subito al primo colpo Alan viene risucchiato in un «altrove» mentre Sarah, inseguita da una torma di pipistrelli, si dà alla fuga. Ventisei anni più tardi, ai giorni nostri, la vecchia casa sta cambiando proprietari e i fratellini Judy e Peter ritrovano «Jumanji» e ci riprovano. Apriti cielo, succede di tutto: da chissà dove torna in scena Alan, ormai cresciuto tanto da venir impersonato dall'estroso Robin Williams in tenuta da uomo dei boschi. Ciò che capita al vecchio ragazzo (certo memore della sua versione di «Peter Pan»), alla sua ex compagna Sarah di nuovo reclutata e ai nuovi amichetti è indescrivibile: bisogna vederlo in un film che Joe Johnston dirige con umorismo e bel senso del ritmo in un'allegra esplosione di effetti speciali. I dadi fanno apparire volta a volta zanzare giganti, scimmie, un leone, una crescita di infide piante carnivore, una frotta tumultuante di elefanti, rinoceronti, zebre e altri animali; trasformano la casa in una jungla, per non parlare della persecuzione di un cacciatore bianco che spara proiettili veri, inondazioni, terremoti, la distruzione dell'edificio e il terrore che si sparge nella tranquilla cittadina con estrema disperazione del poliziotto nero di servizio. Williams saltabecca da un pericolo all'altro nella speranza che dal gioco esca finalmente la formula liberatrice per riportare le cose nel senso giusto. Niente paura, accadrà alla fine di un film effervescente, fatto per deliziare i piccini; ma anche per piacere a quelli grandi. [a. le.]