Chiambretti: «Sgarbi ha fatta un comizio» di Simonetta Robiony

Il comico racconta la lite al «Laureato» trasmessa lunedì dall'università di Camerino Il comico racconta la lite al «Laureato» trasmessa lunedì dall'università di Camerino Chiambretti: «Sgarbi ha fatta un comìzio» ROMA. E così il primo botto di campagna elettorale l'ha fatto in tv Chiambretti con il suo «Laureato». Serata caldissima quella di lunedì. Prima Giuliano Ferrara, il Consigliere dei Principi, un tempo Craxi poi Berlusconi, che non sta al gioco delle punzecchiature di Pierino la Peste, risponde a monosillabi, gli dà lezioni d'inglese: «Jurnal non Jornal», infine si spazientisce di quelle domande a mitraghetta e lo invita a «Non fare Biagi». Il che per Chiambretti, che Biagi non è, sarebbe un complimento. Poi sfilano via la vecchia gloria del tennis Nicola Pietrangeh, l'ambasciatore non più ambasciatore Sergio Romano, la Grande Madre Nilde lotti. Per ultimo arriva Vittorio Sgarbi caricato a pallettoni che si lancia in una sorta di comizio promozional-demenziale. Inizia insultando la Rai lottizzata con canone e denaro dei contribuenti dilapidato qua e là, passa alle contumelie private nei confronti di Chiambretti, «un ignorante» venduto a De Mita, La Malfa, Prodi e quant'altri, e lui Pierino a gridargli contro, sfottendolo, «assassino, assassino» come fa Sgarbi contro i magistrati, infine plana senza paracadute verso una sconcertante conclusione: solo e muto sul palco abbandonato da un Chiambretti che l'ha lasciato al suo destino gridando: «E adesso sono cazzi tuoi». Pubblico in delirio, metà a fischiare metà ad applaudire l'intrepido Critico Onorevole. Chiambretti fuori di sé. Jannacci che invitato a chiudere la rissa con una bella canzone, da vecchio militante della sinistra, manda tutti a quel paese dicendo: «Io per i fascisti non canto» alludendo a quegli universitari che proditoriamente nell'Aula Magna di Camerino hanno tirato fuori uno striscione con tanto di svastica. E così «Il Laureato» fa il botto e partono le proteste. Protestano i Verdi perché sentono la «par condicio», che però non è ancora cominciata, già violata. Protesta Sgarbi dentro i suoi «Sgarbi quotidiani» perché si sente «censurato» da Chiambretti ma si ritrova, poche ore dopo, realmente «censurato» dalla Fininvest che lo «oscura» di botto perché parla delle lista fatta in coppia con Pannella. Protesta Jader Jacobelli, il garante Rai chiamato dalla Signora Moratti per dettare l'autoregolamentazione, e viene messa in forse perfino l'ultima puntata del programma. Un pasticcio. Neanche elegante. Neanche spiritoso. Dove Pierino la Peste è sembrato perfino soccombere sotto le mazzate dello Sgarbi Furioso. Insomma Chiambretti, a una puntata dalla fine de «Il Laureato», le pareva il caso di invitare nella tana della sinistra due leoni di Forza Italia? «Veramente tutto è nato per caso. Pensi che avrei voluto avere ospiti Nino Manfredi e Brigitte Nielsen. Poi siccome non potevano ho pensato a Vittorio Sgarbi che è un critico d'arte, è stato eletto a San Severino Marche e qui a Camerino, università piena di studenti del Sud, avrebbe trovato anche un pubblico di sostenitori di Forza Italia. Mica l'ho chiamato a Bologna che è rossa e resta rossa». E Giuliano Ferrara che c'entrava? «L'avevo invitato due settimane fa per parlare del suo nuovo giornale. Non poteva. Ci ha fatto sapere che poteva domenica scorsa. Ho accettato subito». Insomma cercava il martirio? «Ma no. Figurarsi. Con Sgarbi avrei voluto parlare di lui: da studente e da professore. Di quando accusava i salesiani della sua scuola di essere degli eunuchi. Di quando gli fu sequestrato "Senilità" di Svevo. Di cos'è l'arte. Volevo mostrare al pubblico l'altra faccia di Sgarbi». Non ce l'ha fatta. «No. E adesso tutti penseranno che tra i due gladiatori io ho perso e lui ha vinto». Non è così? «No. Non ho combattutto perché non desideravo il combattimento. Che mi ci vo¬ leva a me, quando Sgarbi m'ha detto che "Il Laureato" costa centinaia di milioni e il suo programma non costa niente, rispondergli che i nostri costi sono vertiginosamente saliti perché lui il suo intervento dell'altra sera se l'è fatto pagare carissimo? Non ho risposto perché ho sperato fino all'ultimo di fargli smettere il comizio». Sicuro che non ha invitato Sgarbi per far salire l'ascolto? «Per carità. La mia è una trasmissione per pochi intimi, anche se certo più numerosi di quel che dice l'Auditel. E comunque non ricorro a questi mezzucci. Odio la tv della rissa. E la gente è con me. La prova? Se Sgarbi ha fatto 2 milioni, Ferrara, polemico ma non violento, ne ha fatti qualcuno in più». Per forza è andato in onda prima di mezzanotte. «Eh no. La mia trasmissione sale, non scende. Ma lo sa che, a volte, in questa be¬ nedetta collocazione del lunedì, parto appena con i 300 mila del tg regionale di Vigorelli?». E' pentito? «No. Sono sicuro che Sgarbi è migliore di quel che appare. Purtroppo, come Sanremo è Sanremo, così Sgarbi è Sgarbi». E per la puntata finale a chi pensa? «Mai più politici. Ho avuto Busi, Carmelo Bene, Laura Betti: per Parma penso a Bruson, alla Fracci, a Biagi. E poi ho Gorbaciov. Vado in Russia. Non è male». Crede di aver violato la par condicio? «L'unica par condicio sarebbe che chi fa politica non facesse televisione. Mai. Ma non è possibile. S'è visto ormai che la politica si fa con la tv e che chi non ha una tv se la compra. Anzi sa che consiglio a chi vuol andare in Parlamento? Di iscriversi a Radio Elettra, così la tv se la fa da solo». Simonetta Robiony «Volevo che smettesse di urlare, per questo non ho svelato al pubblico che lui questo intervento se l'è fatto pagare carissimo»

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