I tour dell'800, corse a ostacoli tra lupi famelici e pidocchi

«Guidando i ciechi»: un libro spigola fra i consigli dei manuali per viaggiatori «Guidando i ciechi»: un libro spigola fra i consigli dei manuali per viaggiatori I tour dell'800, corse a ostacoli tra lupi famelici e pidocchi ÌTtIEL 1861 la guida Baedeker \\ della Svizzera informava i w lettori che a Berna un uffi11 ciale inglese era caduto neljLU la tana di un lupo ed era stato fatto a pezzi, «dopo una lotta disperata». Nel 1874 la guida Murray dava nuovi dettagli sull'incidente, aggiungendo che la scena si era svolta davanti a molti testimoni, ed edizioni successive precisavano che la vittima era invece uno svedese, un certo capitano Lorck. E dire che all'incirca alla stessa epoca un viaggiatore inglese a Karachi attraversava per scommessa una palude, andata e ritorno, saltando sul dorso dei coccodrilli, sano e salvo. Si trattava del luogotenente Beresford, amico dell'esploratore Richard Burton. Burton addirittura prendeva i coccodrilli al lazo e si faceva portare in giro facendo lo slalom, ma questa è un'altra storia. Vero è che i viaggiatori inglesi erano una razza speciale, i primi insieme ai tedeschi ad avere i mezzi economici e la curiosità intellettuale per andare alla scoperta del mondo. E mai avrebbero accettato di passare per turisti, anche se giravano con la guida in tasca, affidandosi ai consigli di due grandi editori, John Murray di Londra e Baedeker di Francoforte. Oggi di Murray esiste solo una guida dell'India e la qualità delle guide Baedeker è scaduta, ma il mondo come lo descrivevano questi due signori non è del tutto scomparso, perché lo scrittore inglese Alan SiUitoe ha raccolto con l'aiuto della Royal Geographical Society un secolo di guide turistiche, dal 1815 alla vigilia della prima guerra mondiale, e le ha usate per raccontarci com'era il mondo del grand tour in un libro intitolato Leading the blind, Guidando il cieco, uscito di fresco in Inghilterra da MacMillan. La prima cosa che colpisce è l'assenza di dubbi con cui si considera- va l'Inghilterra superiore agli altri Paesi, patria di pulci, pidocchi e cimici, ladri e giocatori. In Francia, il MilorAnglais sarà istruito da Murray a evitare i cafés chantants «dove la compagnia non è delle più selezionate, e lo spettacolo tende a essere immorale»; E in Spagna, per dimostrare d'esser uomo di mondo, ad attenersi alla regola di trattare «qualunque straniero con la giacca con le code come un marchese, perché se anche si trattasse di un cameriere, non sarà poi un gran danno e per l'errore si sarà serviti molto più in fretta». Baedeker non è meno ineffabile nel suo Manuale di conversazione del viaggiatore (1856), quando suggerisce questo modello di conversazione in caso di mal di mare: «Temo che avremo una tempesta; il cielo a Occidente è molto scuro». «Il rollio della nave mi dà la nausea». «Steward, vuole assistere la signora e portarla sul ponte? Si sente poco bene». «Annusi dell'acqua di Colonia, signora, le darà sollievo». «Sento una forte disposizione a vomitare». La verità è che per il povero viaggiatore inglese il gran tour era una specie di corsa a ostacoli. Dopo aver messo in pratica il manuale Baedeker sulla Manica e, nel caso, aver affrontato il torcibudella con bicarbonato, cloroformio, bromuro di potassio, cintura stretta intorno alla vita e sanguisughe, sbarcava a Calais dove era assalito dagli albergatori al porto, mentre i bagagli se ne andavano senza di lui alla dogana, per essere espugnati e restituiti privi di sigari, libri e giornali sospetti. Ma la vera onta era costituita dal passaporto. «Di tutte le pene che gravano sul piacere di viaggiare scriveva John Murray nel 1848 - la più spiacevole e ripugnante per l'animo inglese è quella di sottomettersi alle rigide regole della polizia continentale nr ■attutto per quello che riguarda. seccatura di portare il passaporto». Parigi doveva apparire al naufrago Milor il paradiso in terra: 400 alberghi, 6 mila caffè, spettacoli di va¬ rietà e un ballo mascherato all'Opera tutti i sabati sera. Con i lampioni a gas che incendiavano gli alberi dei boulevard, le nuovissime fogne da visitare affascinati e la memoria fresca del sangue di Luigi XVI che bagnava Place de la Concorde, dove i cittadini erano accorsi a intingere il fazzoletto, ^..viaggiatore non mancavano le emozioni forti. Murray suggeriva anche una visita all'obitorio, «dove gli assassinati, gli annegati e ì suicidi sono esposti per essere riconosciuti». Rinfrancati, si saliva allora sulla diligenza (solo nella seconda metà del secolo arrivò la ferrovia) diretti in Svizzera, nelle cui strade, d'estate, secondo Murray, s'incontravano veicoli di ogni tipo, «dai sudici e cigolanti calessi dei vetturini tedeschi, alla splendente carrozza del nobile inglese, ai meno eleganti, ma egualmente imponenti, equipaggi dei principi russi». Scomodità massima, fino al 1850 ogni Cantone batteva moneta diversa, e due tipi di tariffe, una per svizzeri e tedeschi e l'altra per gli inglesi, molto più esigenti. Dopo le Alpi e una sosta a Ginevra, definita da Dostoevskij «noiosa, cupa, protestante, stupida città con un clima orribile», via verso le terme di Baden Baden, dove s'incontrava l'ambiente più variegato, dai commercianti ai principi e gli imperatori, senza escludere il debosciato, che là; osserva. Murray, «si purifica e ristora i nervi per una nuova campagna di dissipazione». Poi, va da sé, si scendeva in Italia, in carrozza come Goethe o a piedi come D.H. Lawrence. I fortunati che vi entravano dalle porte del paradiso a Mentone, circondati da limoni e mirtilli e palme e aloe, venivano avvisati dalla guida che il resto delle strade italiane erano ben diverse. Baedeker ammoniva ad affrontare la penisola muniti di canfora, polvere contro le cimici, zanzariere, maschere per il viso e guanti, e in generale il consiglio era di scendere a Firenze e alloggiare nelle pensioni di Miss Jennings, Miss Hill e Miss Clark. Il resto della Toscana era così primitivo che i contadini, vestiti di pelle di pecora, apparivano ai viaggiatori come lupi travestiti da agnelli. Roma era accogliente, e pronta a offrire alloggi in palazzi ducali. Quanto a Napoli era «un paradiso abitato da diavoli» e la Calabria un luogo dove i gendarmi arrostivano vivi i banditi che a loro volta avevano arrostito vive le loro vittime. Che fare, arrivati laggiù? Al viaggiatore si poneva la scelta se proseguire per Spagna, Grecia, Terra Santa, Russia e Turchia, alla mercé di razze che Murray e Baedeker trovavano o troppo focose o troppo malinconiche, o di tornarsene lentamente ai verdi campi d'Inghilterra, concimati con la polvere delle ossa dei caduti di Austerlitz e Waterloo. Con calma, però. C'era ancora il Sud della Francia da vedere, dove il cielo era di peltro, l'aria piena di polvere e la gente parlava un patois incomprensibile. Ma l'azzurro della Riviera doveva aver fatto breccia anche nei cuori di pietra dei signori Murray e Baedeker. Naturalmente trovavano gli alberghi di Cannes modesti e quelli di Antibes infrequentabili, ma se proprio uno s'intestardiva a volercisi fermare, magari fino alla morte, ecco che loro lo informavano dei costi in caso di decesso. Grato di tanta sollecitudine, un solitario turista inglese si unì al corteo funebre di Karl Baedeker nel 1859, portando in mano una delle sue piccole guide rosse in segno di stima. Livia Matterà Così Baedeker e Murray mettevano in guardia E informavano sui costi in caso di decesso A sinistra, viaggiatori davanti a Lagonegro in una stampa del XVIII secolo. Sopra: Wolfgang Goethe. Sotto: D. H. Lawrence